Il più grande investimento industriale di sempre in Bolivia a rischio per un contenzioso sulle forniture di gas e di terra: la compagnia indiana che vorrebbe produrre acciaio nel Paese, fa pressione sulle scelte del governo.

La compagnia indiana Jindal Steel & Power (JSPL) lo ha dichiarato con chiarezza sabato scorso e l'agenzia Reuters l'ha riportato: la società sta elaborando un piano per tirarsi fuori da un progetto di 2,1 miliardi dollari per impiantare in Bolivia nuove acciaierie sostenendo che il governo boliviano non rispetta le clausole contrattuali che gli imporrebbero la fornitura di gas naturale necessario al programma. Una bella tegola per un'economia in un'are di sviluppo come quella boliviana che, dopo l'esplicita intenzione di JSPL di "risolvere il contratto", ora ha 30 giorni di tempo per risolvere i problemi sollevati al tavolo delle trattative, il che significa garantire il quantitativo di gas naturale promesso.

La Jindal aveva infatti firmato un patto con il governo boliviano nel 2007 offrendo un investimento enorme per attivare l'estrazione mineraria di ferro e avviare quindi la produzione dell'acciaio. L'operazione, che qualora venisse invece rilanciata e conclusa sarebbe il più grande investimento straniero di una singola società nel Paese latinoamericano, prevede da contratto che la Bolivia fornisca 10 milioni di metri cubi al giorno di gas naturale alla  Jindal Steel & Power ma l'accordo non è ancora stato firmato. Inoltre, dichiara ancora pubblicamente la compagnia, impegnata evidentemente in un lavoro di messa sotto pressione del governo boliviano, le istituzioni locali non hanno ancora  reso disponibile completamente il terreno necessario alla realizzazione del progetto.

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