Ad Albano Laziale la prima tappa del progetto "IPO-POP", in collaborazione con le associazioni dei pazienti, per aumentare la sensibilità sulle malattie della tiroide e l'ipotiroidismo.

Maggiori garanzie per i pazienti: in Italia, 1653 strutture operano la tiroide ma solo 170 eseguono almeno 50 interventi all'anno.

Albano Laziale, 14 giugno 2012 - Delle certezze e, soprattutto, delle zone grigie nella gestione clinica delle patologie tiroidee si parlerà nell'incontro medici-pazienti "Controversie e Stato dell'arte nella Gestione Clinica delle Tireopatie"  che si terrà sabato 16 giugno ad Albano Laziale: medici, pazienti e amministratori delle ASL per un confronto su tutti gli aspetti d'interesse quali l'accessibilità ai servizi e il follow-up.  L'incontro è organizzato dal Reparto di Endocrinologia e Malattie Metaboliche diretto dal Prof. Enrico Papini dell'Ospedale Regina Apostolorum in collaborazione con l'associazione pazienti ATTA-Lazio ONLUS. L'incontro al Regina Apostolorum rappresenta anche l'avvio del progetto IPO-POP (Ipotiroidismo e Popolazione), che IBSA Farmaceutici, in collaborazione con le associazioni dei pazienti attive nelle diverse realtà locali, promuove con un supporto incondizionato per aumentare la sensibilità sulle malattie della tiroide e migliorare l'informazione e il dialogo medico-paziente.

 

Le malattie della tiroide interessano larga parte della popolazione italiana (per il Lazio stiamo parlando di circa 1 milione di persone) con una prevalenza che può arrivare al 30% nella popolazione femminile adulta. Nella maggior parte dei casi i pazienti sono affetti da patologia autoimmune o nodulare, due condizioni diffuse e ad elevato impatto clinico-assistenziale.  Una percentuale non trascurabile dei noduli della tiroide, pari al 5% circa, è rappresentata da lesioni maligne il cui riscontro è in progressiva crescita nell'ultimo decennio.

"Le patologie tiroidee maligne - afferma il Prof Papini - hanno una prognosi in genere favorevole ma sono gravate dal rischio di recidive, che possono rendere protratta e complessa la loro gestione clinica nel tempo. Dopo l'intervento di tiroidectomia, totale o parziale, è necessaria l'assunzione di ormoni tiroidei per tutta la vita. Gli ormoni tiroidei vanno assunti la mattina a digiuno almeno 30 minuti prima di fare colazione. Questo aspetto ha recentemente registrato una novità che può migliorare l'aderenza alla terapia: infatti alla tradizionale levotiroxina sodica in compresse e gocce, si aggiunge la nuova formulazione liquida in flaconcini orali monodose presentata al congresso internazionale di endocrinologia ICE/ECE svoltosi a Firenze nelle scorse settimane. Nel corso del convegno è previsto, pertanto, un ampio spazio dedicato  ai temi della terapia sostitutiva in cui verranno analizzate le problematiche di più frequente riscontro con il contributo essenziale dei pazienti che avranno la possibilità di esporre il vissuto personale e discuterlo con gli specialisti.

In questa sessione - riferisce la Dottoressa Dominique Van Doorne, segretaria scientifica dell'Associazione dei Pazienti con Tumore della Tiroide del Lazio che è stata fondata proprio all'interno dell'Ospedale Regina Apostolorum - abbiamo invitato oltre a specialisti endocrinologi di fama internazionale, come il Prof Aldo Pinchera, anche i medici di Medicina Generale e gli amministratori della Sanità. Lo scopo è quello di affrontare oltre agli aspetti scientifici della malattia anche le difficoltà di tipo burocratico e assistenziale".

Le persone con malattie tiroidee chiedono una guida il più precisa possibile circa la competenza dei centri a cui sono indirizzati e l'esperienza specifica delle equipe chirurgiche. Sarebbe inoltre opportuno rendere i tempi delle visite specialistiche adeguati a garantire l' appropriato passaggio di informazioni tra medico e paziente e a delineare i percorsi di cura della gestione post chirurgica.

 

"In Italia, precisa Dominique Van Doorne, sono 1.653 le strutture che eseguono interventi di tireidectomia, ma solo 170 di queste ha al proprio attivo almeno 50 interventi l'anno, potendo quindi garantire l'esperienza necessaria, mentre la maggioranza ne esegue un numero minimo. Altro aspetto non meno rilevante per i pazienti che subiscono l'asportazione della tiroide, continua la Van Doorne, è il ricorso precoce agli interventi di riabilitazione alle corde vocali che possono sopperire ad un calo del tono della voce, riferito da circa il 5% dei pazienti operati, e che si può ripercuotere - anche se spesso in modo transitorio - su una normale vita di relazione".

 

Ufficio stampa

Maria D'Acquino - cell. 346 6435192 - m.dacquino@vrelations.it

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