15 milioni di persone a rischio per la grave siccità che sta colpendo l'Africa Occidentale, resa più acuta da prezzi alle stelle e conflitti regionali. Una cordata di Ong della Regione Piemonte, impegnate da decenni in Sahel, fa ora fronte comune lanciando una forte campagna d'emergenza: tra gli interventi più urgenti, la distribuzione di cibo a migliaia di famiglie, sementi ai contadini, e la realizzazione di strutture idriche.


La vita di 15 milioni di persone, tra cui donne e bambini, contadini e allevatori, messa a rischio dalla siccità che ha investito 8 paesi nella regione del Sahel: si tratta degli interi territori di Ciad, Burkina Faso, Mauritania, Mali, Niger e delle aree settentrionali di Nigeria, Camerun e Senegal, paesidove l'80% della popolazione vive in ambito rurale. A questi potrebbe aggiungersi il piccolo Stato del Gambia, interamente incluso nel territorio senegalese.

 

Sahel, si aggrava la crisi alimentare  

L'area del Sahel, già messa in ginocchio nel 2011 da scarsissime piogge e magri raccolti, sta affrontando oggi una "stagione della fame" (cioè l'intervallo tra semina e raccolto) particolarmente dura. Oltre alla siccità, sono diversi i fattori che hanno determinato la crisi: il brusco calo della produzione cerealicola, il rialzo dei prezzi, la scarsità di foraggio per il bestiame, una riduzione delle rimesse dall'estero da parte degli emigrati, il degrado ambientale, la povertà cronica che le crisi ricorrenti non fanno che aggravare. Nel Sahel la produzione complessiva di cereali nel 2011 è stata in media inferiore del 25% a quella dell'anno precedente, ma in Ciad e in Mauritania il calo è stato addirittura del 50% rispetto al 2010. Secondo il Food Crisis Prevention Network (forum di governi, donatori e istituzioni che si occupano della sicurezza alimentare in Africa Occidentale) in molti paesi vi sarebbe stato anche un massiccio calo della produzione localizzata, sino all'80%. L'emergenza nutrizionale è aggravata dall'instabilità, che riguarda soprattutto il Mali a seguito del recente colpo di Stato militare e dell'insurrezione dei Tuareg nel nord, ma tocca anche Niger, Mauritania e Nigeria: condizioni che espongono a rischi sia i civili (residenti, sfollati e rifugiati provenienti dai paesi confinanti) che gli stessi operatori umanitari.

 

A complicare la situazione anche le crisi di Costa d'Avorio e Libia, che hanno imposto il ritorno in patria di centinaia di migliaia di lavoratori saheliani emigrati, messi in fuga dalle violenze esplose nei due paesi. Il che ha comportato, tra l'altro, una massiccia perdita di entrate legate alle rimesse: basti pensare che secondo l'Oim - Organizzazione internazionale delle migrazioni, un emigrato sostiene con le proprie rimesse ben 7 persone nel paese d'origine; il che equivale a dire che 3 milioni di persone in Sahel sono state colpite dalla crisi libica e ivoriana. 

 

Inoltre, secondo l'Unicef,più di un milione di bambini tra gli 0 e i 5 anni sono esposti al rischio di morte per malnutrizione, mentre altri 3 milioni sarebbero i bambini affetti da malnutrizione moderata che, pur non mettendo direttamente a repentaglio la loro vita, aumenta però le possibilità di contrarre malattie e può compromettere lo sviluppo. Nei paesi colpiti dalla crisi, la malnutrizione dei bambini non dipende solo dalla quantità e dalla qualità del cibo disponibile: la maggior parte dei decessi infantili è infatti correlata anche alla mancanza di adeguati servizi sanitari e al carente accesso della popolazione all'acqua potabile e ai servizi igienici di base.

Già lo scorso marzo la Fao avvertiva della necessità di "intervenire con urgenza in soccorso deipaesi del Sahel per scongiurare una crisi nutrizionale di ampie proporzioni, e proteggere e ricostituire i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dal bestiame e dall'agricoltura per la propria sopravvivenza". L'agenzia delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un finanziamento straordinario di almeno 69,8 milioni di dollari per fornire assistenza a circa 790.000 famiglie contadine intrappolate in un ciclo di crisi alimentari ricorrenti.

 

Le ong piemontesi si uniscono

In questo contesto «6 storiche associazioni del Piemonte aderenti al COP, Consorzio Ong Piemontesi, e sostenute dal Coordinamento Comuni per la Pace della Provincia di Torino - CISV, ENGIM, LVIA, MAIS, MSP, RETE - impegnate da decenni nell'area saheliana, hanno deciso di unire le forze per far fronte all'emergenza», come spiega Umberto Salvi, presidente del COP. «Tra gli interventi più urgenti per sostenere e garantire la sopravvivenza di 50.000 famiglie nelle aree più colpite da questa ennesima crisi, la distribuzione di cibo a decine di migliaia di famiglie, la fornitura di sementi e foraggio ai contadini, la realizzazione di pozzi e strutture idriche per fronteggiare la cronica carenza d'acqua». Le aree d'intervento corrispondono ai paesi di provenienza di più di 7.000 cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Piemonte (Istat 2011), preoccupatissimi in questo momento per le sorti delle loro terre d'origine, dei loro familiari e amici. Si prevedono interventi sia nel breve periodo (3-6 mesi) che nel medio-lungo termine (12-18 mesi) per poter meglio affrontare le cause profonde dell'estrema vulnerabilità vissuta da queste popolazioni.

«Le nostre Ong sono impegnate da anni in progetti di cooperazione nel territorio saheliano, dove

lavorano per promuovere lo sviluppo durevole», ha spiegato Piera Gioda, presidente di CISV, Ong della cordata attiva in Mali, Burkina Faso, Niger e Senegal. «Adesso i nostri volontari in loco ci chiedono con insistenza di intervenire per fronteggiare l'emergenza alimentare, e noi non intendiamo restare a guardare». Per rispondere a questo drammatico appello «ci si è dati l'obiettivo di raccogliere 840.000 euro entro il mese di luglio 2012: un obiettivo ambizioso, che potremo realizzare solo se al nostro appello risponderanno tutte le realtà della società civile cui chiediamo oggi un sostegno concreto: istituzioni, enti pubblici, fondazioni ma anche privati cittadini possono aiutarci a raggiungere la meta e a intervenire con prontezza ed efficacia nei paesi saheliani», così ha dichiarato Sandro Bobba, presidente dell'LVIA, associazione capofila dell'iniziativa.

Le diverse attività saranno realizzate in aree con cui da anni il sistema della "cooperazione decentrata" piemontese sta collaborando, grazie all'instancabile impegno di Enti Locali (Comuni, Province e in primis la Regione Piemonte con il suo "Programma per la Sicurezza Alimentare e la Lotta alla Povertà nel Sahel"), Parchi regionali, Università, Scuole, Istituti religiosi e associazioni varie, incluse grandi associazioni di categoria quali la Coldiretti, e associazioni di migranti provenienti dai paesi dell'Africa Occidentale.

Tutti gli interventi saranno attuati grazie alla costante presenza di volontari ed esperti italiani, in partenariato con organizzazioni di produttori e allevatori nelle aree più colpite.


Per info e per contribuire all'iniziativa:

http://www.lvia.it/news/2012-04-23/sahel-colpo-stato-in-mali-aggrava-crisi-alimentare-lvia-ne-parla-in-diretta-ai-micro

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