Famiglia come strumento di sostegno, nuove strategie di consumo, privatizzazione delle tutele sanitarie, autonomia nel web, iniziative sul territorio: gli spazi di esercizio della micro-sovranità dei cittadini.
Di fronte al venir meno della tradizionale sovranità statuale e al progressivo scivolamento verso l'eterodirezione, con la cessione di porzioni di sovranità agli organismi sovranazionali e ai mercati finanziari internazionali, entra in gioco lo spirito adattativo degli italiani. La società si «ritraccia» attraverso l'assestamento di micro-sovranità in diversi ambiti. In un ciclo declinante della spesa pubblica e di recessione economica, gli italiani provano a difendersi mettendo a punto meccanismi di gestione dei propri bisogni che vadano oltre il «fai da te» individuale.
L'autodeterminazione della famiglia. La dimensione più diffusa di esercizio di micro-sovranità è quella familiare, con una rinegoziazione di modelli e ruoli che ha la sua prima manifestazione nell'aumento delle nuove forme di famiglia. Quelle fatte di single, monogenitori, nuclei ricostituiti, unioni libere sono 6 milioni 866mila (il 28% del totale) e coinvolgono 12 milioni di persone (il 20% della popolazione). Il modello standard della famiglia tradizionale, le coppie coniugate con figli, rappresenta ormai solo il 35,8% delle famiglie (erano il 43,8% nel 2000). Parallelamente si assiste a una specializzazione della capacità delle famiglie di farsi strumento di sostegno. Gestiscono quasi integralmente il peso della non autosufficienza dei membri più fragili. E altrettanto rilevanti sono le forme di solidarietà intergenerazionale che consentono ai figli, mediante forme diversificate di sostegno economico o anche attraverso il semplice prolungamento della convivenza, di mitigare gli effetti della progressiva riduzione delle opportunità per i giovani di trovare lavoro.
L'arbitraggio nei consumi. È in atto una revisione dell'approccio al consumo: strategie di razionalizzazione delle spese, ricerca di sconti e offerte speciali, persino riduzione degli spostamenti in auto o moto. Per far fronte alla minore capacità di spesa, il 97,1% delle famiglie sta riducendo gli sprechi, il 95,3% rifiuta l'idea consumista dell'acquisto continuo di cose nuove, il 68,8% riferisce una maggiore morigeratezza, con una riduzione del desiderio di beni materiali che è indipendente dalla disponibilità economica ed è forse l'esito non previsto della crisi.
La riappropriazione dei consumi energetici. Il consumo energetico è un'altra forma in cui si esprime la voglia delle famiglie di raggiungere una maggiore autonomia e di essere meno dipendenti da decisioni esterne su cui non possono intervenire. È fortemente aumentato il volume degli impianti fotovoltaici. Quelli più piccoli (da 3 kw o meno) sono passati da 32.670 nel 2009 a 112.186 nel 2011 (+243,4%), e quelli fino a 20 kw (installati da famiglie e piccole imprese) sono passati da 33.350 a 182.071 (+445,9%), per un totale di poco meno di 300.000 impianti sotto i 20 kw.
La privatizzazione delle tutele sanitarie. A fronte del rallentamento della crescita della spesa sanitaria pubblica, frutto delle politiche di contenimento di questi ultimi anni, la spesa privata dei cittadini ha continuato ad aumentare, fino a raggiungere la cifra di 30,6 miliardi di euro nel 2010: +25,5% nell'ultimo decennio. Nel periodo di crisi 2007-2010 l'incremento della spesa privata per la sanità è stato pari all'8,1%, mentre la spesa totale per consumi degli italiani cresceva solo del 2,6%. Sono aumentate tutte le componenti della spesa sanitaria privata: prodotti medicinali, articoli sanitari e materiale terapeutico (+5,8%), servizi ambulatoriali (+11,1%), servizi ospedalieri (+8,1%). Nel 2011 il valore medio della spesa di tasca propria è stato pari a 957,9 euro per famiglia, ma il dato sale fino a 1.418,5 euro per le famiglie che hanno ricevuto anche prestazioni odontoiatriche. Di fronte all'arretramento della copertura pubblica, i ceti con maggiore disponibilità economica manifestano la propensione a dotarsi di strumenti protettivi autorganizzati. Sono circa 300 i Fondi sanitari integrativi iscritti all'anagrafe istituita nel 2009 presso il Ministero della Salute, e una recente indagine del Censis stima in 6 milioni gli iscritti e in oltre 11 milioni gli assistiti della sanità integrativa.
L'autonomia nel web. Internet è un ambito preferenziale di esercizio di micro-sovranità. Gli utenti di Facebook sono 21,7 milioni, con un uso complessivo pari a 686 milioni di ore all'anno. E proprio sulla rete si sviluppa una molteplicità di occasioni di ricondensazione sociale. Il 50% degli utenti dei social network (circa 11 milioni di italiani) dichiara di attivare e/o partecipare per mezzo di essi a iniziative nel territorio in cui vive.
La ripresa di sovranità sul territorio. La lontananza dalla politica nazionale è un segnale della sudditanza in cui si sentono precipitati gli italiani, non solo a causa del peso crescente dei circuiti di potere internazionali, ma anche per gli errori attribuiti alla nostra classe politica. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte aumento del numero delle liste civiche. Alle ultime elezioni amministrative erano quasi la metà (il 47,3%) delle liste in competizione, mentre nelle elezioni precedenti erano poco meno di un terzo. Sono passate da 170 a 279 (+64,1%).
«L'assestamento delle micro-sovranità» è l'argomento di cui si è parlato al Censis, a partire da un testo elaborato nell'ambito dell'annuale appuntamento di riflessione di giugno «Un mese di sociale», giunto alla ventiquattresima edizione, dedicato quest'anno al tema «La crisi della sovranità». Sono intervenuti il Presidente del Censis Giuseppe De Rita, il Direttore Generale Giuseppe Roma e la responsabile del settore Welfare Ketty Vaccaro.