di Tullia Fabiani

Lisa ogni settimana cerca la soluzione più conveniente. Quella che può farle risparmiare se non centinaia almeno qualche decina di euro. Una volta un agriturismo, una volta un bed and breakfast. Ma certe attenzioni non bastano: "Alla fine spendo comunque circa 800 euro al mese per stare fuori". Per lavorare.

Lisa Burlandi vive a Firenze da quattordici anni; da tredici lavora come stilista di moda per la Champion Spa; e da quasi tre mesi è stata trasferita dalla sede di Scandicci in provincia di Firenze a quella di Carpi in provincia di Modena. Prendere o lasciare. "L'azienda ha deciso il trasferimento per migliorare l'organizzazione strutturale.

E concentrare il lavoro in un'unica sede - spiega Lisa - ma questo sulla pelle di circa sessanta persone costrette a trasferirsi, cambiare città, cambiare vita a proprie spese e senza alcun sostegno economico. Solo una macchina aziendale per andare il lunedì e tornare il venerdì.

Poi vitto e alloggio tutto a spese nostre. La prima tranche di trasferimenti è cominciata a dicembre scorso, e la maggior parte dei colleghi che doveva trasferirsi si è licenziata. E' andato chi non ha impegni famigliari e non ha altra scelta. Penso che alla fine su sessanta saranno solo quindici a trasferirsi".

Lisa è una di questi. "Sono stata trasferita dal 26 marzo, con la seconda tranche di trasferimenti. Pago un mutuo per la casa che ho comprato a Firenze, in cui adesso non abito, e dal lunedì al venerdì sto a Carpi; vado a dormire in bed and breakfast o in agriturismo. Non ho figli. Non ho marito.

E soprattutto nel frattempo non ho trovato nessun altro lavoro. Che devo fare?". L'azienda non ha voluto concedere alcun benefit o sostegno. "Sto lavorando per niente. Tra i soldi che spendo per il mutuo e quelli per l'alloggio mi resta ben poco. Magari ci avessero messo in mobilità - esclama Lisa - almeno avremmo avuto qualche ammortizzatore sociale, invece l'azienda ha chiuso a qualunque tipo di confronto, solo un diktat durissimo: o venite a Carpi o restate a casa". A quel punto il trasferimento, per chi ha potuto, è diventato l'unico modo per continuare a lavorare.

"Provo una profonda frustrazione. Una profonda delusione. Io non ho scelto di trasferirmi, sono stata obbligata a farlo", dice Lisa. "Ho 37 anni, lavoro in Champion dal 1999; ho disegnato per anni varie collezioni, mi sono occupata dello sviluppo del prodotto; da qualche tempo sono responsabile del reparto componenti; ho sempre lavorato per cercare di venire incontro alle esigenze dell'azienda; mi sono identificata nel lavoro, nei prodotti che disegnavo, nel marchio. E adesso? Adesso ho perso qualunque affezione. Adesso spero solo di cambiare lavoro al più presto".

Ci ha già provato Lisa, finora senza risultato. "Ho fatto qualche colloquio. Ma con un profilo particolarmente qualificato è anche più difficile trovare. Però la ricerca continua". L'azienda ha confermato la chiusura della sede di Scandicci. "A voce ci hanno promesso che dal 2 luglio per un paio di mesi ci daranno un buono di 50 euro al giorno per le spese. E da settembre sarebbero disponibili alcuni appartamenti da condividere con i colleghi, pagando solo le utenze. Ma, mi chiedo, chi ha famiglia che fa? E le spese sostenute fino a luglio? Io se proprio non trovo un altro lavoro andrò in appartamento - afferma Lisa - ma spero di trovare qualcosa prima. Perché devo cambiare città, perché cambiare vita per una scelta che l'azienda mi impone?".

C'è poi un tremendo paradosso. "A causa del terremoto da due settimane l'azienda è chiusa. A Carpi ovviamente le scosse le abbiamo sentite tutte e martedì scorso ci hanno fatto evacuare. Ci hanno detto di non andare fino a venerdì perché stanno facendo i dovuti controlli per l'agibilità. Ma per quello che ho potuto vedere non dovrebbero esserci grossi danni.

Il paradosso sa qual è? E' che vivendo questa situazione col lavoro sono arrivata a pensare che grazie al terremoto sono rimasta due settimane a casa, senza essere costretta a pagarmi il bed and breakfast. Mi sento cinica. Mi inquieta pensare di arrivare a questo? a guardare prima di tutto il mio microcosmo. Possibile portare i lavoratori all'esasperazione fino a questo punto? Possibile, e perché?".

twitter@tfabiani2

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