"Anche se dimostro quarant'anni in realtà ne ho 25?, scherza Ilaria Capua nella sua prima video chat in cui racconta la sua storia di ricercatrice: "Per convincervi che vale la pena di fare ricerca in Italia, anche se siamo vittime di alcuni dogmi: certe cose in Italia non si possono fare, non funziona niente?" Ilaria Capua ha contribuito a fondare la scienza in open-source tramite il network interenazionale Gisaid composto da 70 ricercatori, tra cui sei premi Nobel, per la condivisione pubblica dei dati genetici del virus dell'aviaria.
"L'Italia ha molti problemi, non investe in ricerca quanto dovrebbe - spiega Capua - ma è vero anche che se un ricercatore è appassionato e ha la stoffa trovandosi nel posto giusto, molte cose si possono fare. Vi parlerò di come l'Italia può innescare una scintilla che cambia i giochi ad alti livelli e anche di donne perché non sono valorizzate quanto dovrebbero essere".
Ilaria Capua è virologa e veterinaria italiana, direttrice del dipartimento di Scienze biomediche comparate dell'IZSVe, eletta tra i 50 scienziati top di "Scientific American" La video intervista, organizzata da Oilproject in collaborazione con noi di Working Capital, è una preziosa lezione su come demolire questi tre dogmi tipicamente italiani:
1. In Italia non si può fare ricerca di eccellenza.
2. Dall'Italia non si possono cambiare i meccanismi internazionali di politica sanitaria.
3. Le donne non arrivano (quasi) mai al vertice delle organizzazioni.