di Maria Egizia Fiaschetti
Valorizzare l'esperienza all'estero - know how, contatti, profilo internazionale - per rendersi utili: è il percorso di Maria Francesca Ferrari, trentenne avvocato, che negli Stati Uniti ha trasformato le sue abilità in servizio per i più bisognosi. Laureata a Pavia, nel 2010 ha conseguito il master in legge alla Fordham University di New York. Rientrata a Milano ("ho scelto di restare perché profondamente legata all'Italia"), si occupa di project financing nel settore delle energie rinnovabili. Carriera canonica, se non fosse per l'impegno parallelo nel volontariato: complice la palestra nella Grande Mela, che ha impresso la svolta decisiva al suo interesse per il sociale.
Già, perché da qualche mese Maria Francesca è al timone della World Nurture Foundation, assieme a Monika Jablonska. L'organismo no-profit ha come mission la raccolta di fondi, destinati a offrire pasti nutrienti ed equilibrati nelle scuole ai bambini del Terzo Mondo. La fondazione, che sarà presentata il 14 giugno a Rio de Janeiro e inserita nelle giornate di Rio +20, sostiene il World Food Program delle Nazioni Unite ed è aperta a collaborazioni con Ong e associazioni che condividono i suoi scopi.
Come è approdata al volontariato? "Nell'ambito della mia professione - racconta Maria Francesca - mi sono sempre orientata verso rami con un risvolto di utilità sociale: nel caso del restructuring, salvando valori imprenditoriali, con il project financing nella realizzazione di infrastrutture e impianti per la produzione di energia pulita".
La solidarietà è stata lo sbocco naturale di questo percorso: merito, anche, del training negli Usa: "Il momento di crescita personale e professionale più importante e intenso della mia vita - ammette l'avvocato - : da un mondo rigido, cristallizzato, mi sono ritrovata in una dimensione in cui tutto è possibile e le capacità del singolo sono premiate".
Motivo per cui consiglierebbe ai giovani italiani, penalizzati dal mal di merito e dalla disoccupazione record, di aprirsi allo scenario globale. Senza salti nel buio, però: "La scelta va ponderata con una strategia ben definita: se ci si vuole confrontare con il mercato americano bisogna seguire le sue regole, senza scorciatoie. Gli Stati Uniti non sono il Paese per i colpi di testa o l'avventura". Come prepararsi? "La lacuna più grave degli italiani all'estero è la padronanza delle lingue. Siamo tra i pochi a doppiare ancora tutti i film stranieri per il cinema e la tv: lo trovo assurdo, mi fa rabbia. Scuole e università puntano ancora troppo sul sapere teorico, mentre bisognerebbe fare pratica sul campo".
Il volontariato potrebbe essere una risorsa in più per valorizzare il proprio curriculum, viaggiare, relazionarsi con popoli e culture diversi: "Di sicuro, si acquisiscono una spiccata capacità di coordinare le varie esigenze ed elasticità nello sviluppare nuove competenze". Non per caso, la World Nurture Foundation è un laboratorio in crescita non solo sul fronte del fund raising: "Le adesioni continuano a crescere - rivela Maria Francesca - e, in futuro, vorremmo offrire opportunità di tirocinio anche ai giovani italiani di talento".