La Corte dei Conti chiude il giudizio su Chiti, Martini e altri 21
Luca Serranò
NON dovranno sborsare un euro, le 23 persone (in gran parte componenti delle giunte regionali toscane tra il 1990 e il 2000) finite a giudizio davanti alla Corte dei Conti per i danni ambientali in Mugello provocati dai lavori dell'Alta Velocità che si sono protratti per un decennio. Lo ha stabilito la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Toscana, che ieri ha depositato e pubblicato una sentenza di assoluzione per intervenuta prescrizione dell'azione di risarcimento per danno erariale. Le contestazioni riguardavano il disseccamento e l'impoverimento dei corsi d'acqua, delle sorgenti, di pozzi e acquedotti. Un'autentica calamità che per anni si è abbattuta sul Mugello ha impoverito le risorse ambientali e colpito molti abitanti del Mugello, e per la quale erano chiamati a rispondere tra gli altri anche gli ex presidenti della giunta regionale Vannino Chiti e Claudio Martini, che all'epoca dei fatti rivestiva la carica di assessore. Anche loro, come gli altri, sono usciti assolti dal procedimento contabile. L'ultimo sviluppo della vicenda giudiziaria sulla tratta Firenze Bologna arriva a un anno di distanza da un'altra sentenza che aveva fatto parlare di colpo di spugna. Il 27 giugno 2011 la corte di appello di Firenze aveva infatti scagionato 39 persone, alcune delle quali proprio per intervenuta prescrizione. Tra queste, i vertici del consorzio Cavet che aveva avuto in appalto i lavori. Gli accertamenti della magistratura contabile risalgono invece al 2009, quando era stato recapitato un invito a dedurre a Vannino Chiti e a circa 50 tra dirigenti, amministratori regionali e del ministero dell'ambiente. Il danno erariale era stato quantificato in fase istruttoria a circa 741 milioni di euro, con oltre 50 imputati. Successivi accertamenti hanno poi rivisto al ribasso sia la cifra oggetto di risarcimento (con una stima finale di 13,5 milioni di euro) che il numero di persone chiamate a giudizio, scese in tutto a ventitre. Tra le contestazioni formulate dalla procura della Corte dei Conti della Toscana, il prosciugamento di più di 150 miliardi di litri d'acqua e il conseguente abbassamento della varie falde idriche. In tutto, è stato accertato l'essiccamento di 70 sorgenti, 38 pozzi, 20 tra fiumi e torrenti e 5 acquedotti. Ciò nonostante, i giudici della Corte hanno stabilito che il fatto dannoso avrebbe avuto carattere di «illecito istantaneo con effetti dannosi permanenti », facendo in questo modo scattare i termini della prescrizione a 5 anni dall'avvio del giudizio di responsabilità. La procura aveva invece ravvisato un «illecito dannoso permanente », che avrebbe spostato in avanti la scadenza per l'azione di risarcimento. Sulla sentenza, in attesa delle motivazioni, il procuratore regionale si riserva ora di ricorrere in appello alle sezioni centrali.