I consigli di Harvard Business Review.

Fail to succeed? Non sempre.

Sbagliando si impara: è veramente così, ci si chiede in un articolo della Harvard Business Review?

Nel bagaglio culturale di venture capitalist ed imprenditori c'è spesso la convinzione che degli errori ripetuti non pregiudichino lo sviluppo di una startup, e che anzi ne costituiscano un aspetto caratteristico. Questo è tendenzialmente vero, ma ci sono alcune decisioni da prendere nelle primissime fasi di vita dell'azienda che risultano determinanti per il suo futuro. Su quattro cose la compagnia non può sbagliare:

  • la squadra dei fondatori
  • i valori di riferimento
  • la sede geografica della startup
  • l'identità degli investitori e le condizioni a cui investono

Ogni imprenditore farebbe bene a far partire il suo progetto con un co-fondatore. Contrariamente alla vulgata del genio solitario, le compagnie di successo hanno più fondatori (vedi Google di Brin e Page) perché in questo modo la guida dell'azienda è rafforzata: in due è più facile sopportare le difficoltà e i sacrifici del mestiere ed è meno probabile che il progetto degeneri in una "teocrazia". Anche il team è importante: bisogna riuscire a mantenere un equilibrio tra ingegneri e manager, tra i reparti impegnati nella messa a punto del prodotto e quelli che si occupano della vendita e distribuzione. È poi necessaria una cultura aziendale solida e definita, perché permette all'impresa di prendere decisioni rapidamente ed in maniera efficiente.

La posizione geografica è importante perché ogni startup non è del tutto autonoma, ma opera in un contesto economico-sociale da cui è influenzata: dunque conviene ad esempio stabilirsi a breve distanza dai propri VC di riferimento, in modo da minimizzare i loro costi di trasporto e migliorare così la relazione esistente.

Infine, scegliere gli investitori in maniera intelligente è fondamentale: molti startupper considerano soltanto l'entità dell'offerta, col rischio di trovarsi nel consiglio di amministrazione persone che non sono interessate alla crescita dell'impresa, che vogliono liquidare subito la loro partecipazione, o che intervengono in maniera pesante, ripetuta ed unilaterale nella sua gestione, ad esempio tramite il cambio continuo del CEO. Tutti questi atteggiamenti nuocciono fortemente alla salute e alla stabilità dell'azienda.

L'imprenditore deve dunque considerare con molta attenzione queste decisioni iniziali: nel corso della vita aziendale gli errori potranno essere corretti senza difficoltà, ma le prime scelte sono permanenti.


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