Roberta Scagliarini
La tragedia di Mauro Mantovani riassume meglio di tante statistiche il dramma del terremoto e quella voglia di ripartire degli imprenditori e dei lavoratori emiliani che è stata spezzata dalla seconda tremenda scossa di ieri. Mantovani, 64 anni era il titolare della Aries Biomedical Devices una delle cento aziende del distretto biomedicale di Mirandola. Il 23 maggio tre giorni dopo la prima scossa che aveva danneggiato ma non travolto le imprese della zona era tato intervistato dal Sole24ore. Al giornalista aveva raccontato che stava cercando un nuovo magazzino perché il suo era crollato. "Negli ultimi tre giorni non ho fatto altro che correre da un parte all'altra della Bassa per trovare un capannone libero e in piedi - raccontava l'imprenditore - qui fra Mirandola e Medolla prima era pieno di affittasi adesso invece tutti vogliono vendere. Prima di trovarne uno qui sono andato a vederne uno a Poggio Rusco in provincia di Mantova. Alcuni cercano fabbricati a Carpi e Modena cosa succederà se molti cambieranno sede?". Mauro Mantovani martedì era a Mirandola in via xxv Luglio ed è stato la prima vittima accertata del sisma, si trovava nel magazzino delle spedizioni, a poche decine di metri dalla sede della sua azienda, e il crollo della struttura gli è stato fatale. La sua Aries 26 dipendenti e 5 milioni di fatturato, produceva e commercializzava dispositivi per infusione trasfusione e nutrizione parentale, prodotti specialistici e per oncologia, con macchinari di produzione all'avanguardia e clienti in tutto il mondo. Era una delle cento piccole imprese del polo biomedicale nate intorno ai cinque grandi gruppi che trainano un polo che fatturava quasi poco un miliardo: Sorin, Covidien, Gambro, Bellco e Braun Carez. "Ci son gli speculatori - raccontava Mantovani nell'intervista - ma ci son anche tanti amici clienti e fornitori che mi hanno offerto un aiuto materiale con generosità e poi i dipendenti. In 12 abbiamo rimesso in sesto una parte dell'azienda". La camera bianca, spiegava , è ancora ferma, per cui otto operai andranno in cig e probabilmente succederà lo stesso ai magazzinieri "L'occupazione è il primo problema". Secondo il titolare della Ares un mese di stop era grave dal punto di vista economico "significa per noi mezzo milione di euro di mancati introiti, non ci voleva questo terremoto, avevamo chiuso il primo quadrimestre con un+15%". "Noi piccoli imprenditori siamo sempre stati in questo fazzoletto di terra - diceva Mantovani - io come molti altri lavoravo in una gande azienda poi mi sono messo in proprio ci conosciamo tutti ci strappiamo i dipendenti più validi".] di Roberta Scagliarini
La tragedia di Mauro Mantovani riassume meglio di tante statistiche il dramma del terremoto e quella voglia di ripartire degli imprenditori e dei lavoratori emiliani che è stata spezzata dalla seconda tremenda scossa di ieri. Mantovani, 64 anni era il titolare della Aries Biomedical Devices una delle cento aziende del distretto biomedicale di Mirandola.
Il 23 maggio tre giorni dopo la prima scossa che aveva danneggiato ma non travolto le imprese della zona era tato intervistato dal Sole24ore. Al giornalista aveva raccontato che stava cercando un nuovo magazzino perché il suo era crollato. "Negli ultimi tre giorni non ho fatto altro che correre da un parte all'altra della Bassa per trovare un capannone libero e in piedi - raccontava l'imprenditore - qui fra Mirandola e Medolla prima era pieno di affittasi adesso invece tutti vogliono vendere. Prima di trovarne uno qui sono andato a vederne uno a Poggio Rusco in provincia di Mantova. Alcuni cercano fabbricati a Carpi e Modena cosa succederà se molti cambieranno sede?".
Mauro Mantovani martedì era a Mirandola in via xxv Luglio ed è stato la prima vittima accertata del sisma, si trovava nel magazzino delle spedizioni, a poche decine di metri dalla sede della sua azienda, e il crollo della struttura gli è stato fatale.
La sua Aries 26 dipendenti e 5 milioni di fatturato, produceva e commercializzava dispositivi per infusione trasfusione e nutrizione parentale, prodotti specialistici e per oncologia, con macchinari di produzione all'avanguardia e clienti in tutto il mondo. Era una delle cento piccole imprese del polo biomedicale nate intorno ai cinque grandi gruppi che trainano un polo che fatturava quasi poco un miliardo: Sorin, Covidien, Gambro, Bellco e Braun Carez.
"Ci son gli speculatori - raccontava Mantovani nell'intervista - ma ci son anche tanti amici clienti e fornitori che mi hanno offerto un aiuto materiale con generosità e poi i dipendenti. In 12 abbiamo rimesso in sesto una parte dell'azienda". La camera bianca, spiegava , è ancora ferma, per cui otto operai andranno in cig e probabilmente succederà lo stesso ai magazzinieri "L'occupazione è il primo problema". Secondo il titolare della Ares un mese di stop era grave dal punto di vista economico "significa per noi mezzo milione di euro di mancati introiti, non ci voleva questo terremoto, avevamo chiuso il primo quadrimestre con un+15%".
"Noi piccoli imprenditori siamo sempre stati in questo fazzoletto di terra - diceva Mantovani - io come molti altri lavoravo in una gande azienda poi mi sono messo in proprio ci conosciamo tutti ci strappiamo i dipendenti più validi".