Recentemente abbiamo sentito parlare molto dell'Africa Centrale. Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana sono infatti tre Paesi nei quali è stato ed è ancora attivo
Joseph Kony, il comandante ugandese del gruppo guerrigliero LRA (
Lord's Resistance Army) dal 1995 sotto mandato di cattura della Corte Penale Internazionale dell'Aia per crimini guerra.
Con i riflettori accesi su Kony, molti degli aiuti internazionali che arrivano in questi Paesi vengono destinati dai governi alla lotta contro i ribelli, facendo restare in ombra altre emergenze:
i territori non più teatro di conflitto vengono abbandonati a loro stessi, con le infrastrutture distrutte e nessun servizio per le popolazioni in difficoltà.In molte aree dei tre Paesi mancano
strade, acquedotti, pozzi, corrente, scuole e ospedali. Tutto è da ricostruire.
Il
dato più preoccupante riguarda i sistemi sanitari che sono stati i maggiormente danneggiati dai conflitti. Sono pochissimi le strutture sanitarie, ancora meno i medici e gli infermieri. In RDC e in Uganda ci sono
0,11 medici ogni 1.000 abitanti, in Repubblica Centrafricana
0,08 medici/1.000. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto come
minimo standard 25 tra medici, infermiere e ostetriche ogni 10.000 abitanti.
A farne le spese sono soprattutto donne e bambini. La maggior parte delle donne partorisce lontano da strutture sanitarie e non riceve cure adeguate
. In Africa Centrale
1 donna su 16 rischia la morte correlata alla gravidanza. Altissima anche la mortalità infantile:
62 morti ogni 1000 nati in Uganda
, 78 morti ogni 1000 nati in Repubblica Democratica del Congo. Il triste primato è detenuto dalla Repubblica Centrafricana con
99 morti su 1000 nati.
Come l'OMS ha indicato nelle sue linee guida, l'unico modo per migliorare il sistema sanitario africano è quello di aiutare i Paesi a costruire un sistema integrato, garantendo una cura continua, a partire da una gravidanza sana e poi proseguendo nelle cure del bambino fino ai 5 anni.
Per questo motivo Soleterre ha deciso di lavorare in Africa Centrale seguendo queste indicazioni: in
Repubblica Democratica del Congo ha costruito e gestisce
un ospedale chirurgico pediatrico nel quale è ospitata anche una maternità; in
Repubblica Centrafricana ha aperto nella capitale Bangui,
un centro di lotta alla malnutrizione per curare i bambini malnutriti e insegnare norme igienico-sanitarie di base alle mamme e ai leader della comunità. In
Uganda sostiene a Gulu, città al limite della zona dei conflitti,
il polo pediatrico dell'ospedale regionale.
«L'unico modo per garantire il diritto alla salute in Africa - sostiene Damiano Rizzi, presidente di Soleterre - è quello di investire sulla salute, come ricorda spesso l'OMS. In Repubblica Democratica del Congo, come in Uganda e altri Paesi africani,
si investono milioni di euro durante le emergenze (facendo fare affari alle multinazionali) scappando verso una nuova emergenza e nuovi investimenti
dimenticando di creare le condizioni per dare continuità ai servizi sanitari. In RDC, dal 1996, sono già morte 6 milioni di persone a causa di guerra, povertà, fame e malattia.
La comunità internazionale deve garantire ai cittadini africani non solo la presenza durante le emergenze ma
restare per mantenere la pace, che si nutre di attività che rendono democratico uno Stato, e quello sanitario è imprescindibile".