di Gian Paolo Prandstraller
Liberalizzazioni: tanto rumore per nulla, si potrebbe dire. Ma al di là delle intenzioni dell'esecutivo di sottoporre le professioni a una terapia riduttiva, le liberalizzazioni hanno evidenziato che il gruppo dei professionisti ha meglio conservato la propria vitalità di quanto sia accaduto ad altri gruppi.
In questo tempo di crisi, altre forze sociali hanno manifestato segni di maggiore sofferenza. I professionisti sono ora in grado di proporre al paese una politica della cultura che passa attraverso quattro "necessità" fondamentali:
1) La necessità di realizzare in Italia una vera società della conoscenza (i cui processi produttivi si fondino sulle scienze e le tecnologie) in aperto contrasto con la società degli affari e delle finanze, da molti più o meno caldeggiata. I professionisti hanno dimostrato l'essenzialità dei servizi da essi svolti e sostenuti, fondati tutti su saperi specifici; hanno inoltre garantito il funzionamento degli ospedali, delle scuole, delle università, dei centri di ricerca, dei trasporti, della difesa, ecc.; e ancora dato un sostegno attento alle imprese industriali.
2) La necessità di affidare la realizzazione di questo tipo di società a un ceto medio professionale, contrastando l'andazzo generale che continua a piangere sulla caduta del ceto medio, senza considerare che un nuovo ceto medio esiste ed è più che mai attivo. Un ceto che ormai si allarga a forze nuove come i creativi, i makers (artigiani innovativi e inventivi), e i geek (a sostegno dei quali Mark Henderson ha scritto The geek manifesto) - giovani che mirano a cambiare la società con l'intelligenza, la cultura, la tecnologia, dando sostegno a scienziati, medici, giornalisti, esperti che esprimono a chiare lettere la necessità che la scienza e la tecnologia siano considerate fondamentali da qualsiasi società che voglia competere sul piano economico ed esistenziale.
3) La necessità di acquisire funzioni nuove dirette a scopi innovativi. I professionisti stanno già cercando nuove funzioni; tale processo è ben visibile a livello di professioni importanti come gli architetti, i medici, i giornalisti, gli ingegneri, i farmacisti, i commercialisti, gli psicologi, ecc.. Si tratta di funzioni di enorme importanza sociale che vengono acquisite sotto gli occhi di una società paralizzata dall'incertezza e dalla scarsa fiducia di sé, e danno ad essa un prezioso senso del futuro. Oggi la ricerca di nuove funzioni si apre anche ad uno scopo ulteriore: rendere possibile processi di outsorcing da attuare a livello di due giganti che derivano dalla società industriale: il sistema giurisdizionale e quello della pubblica amministrazione. I professionisti propongono che dal corpo di queste entità siano "portate fuori" le operazioni diverse dalle attività principali, cioè quelle "decisionali". Gran parte delle attività che mirano al solo accertamento (di fatti, di volontà delle parti, di stato dei luoghi, esistenza di prove scritte, ecc.) possono essere estrapolate dai rispettivi sistemi e affidate a professionisti. Idem per quanto riguarda le attività di esecuzione che possono essere affidate a professionisti sotto il controllo degli Ordini, salvo alcune che richiedono o prevedono l'obbligo della forza pubblica in operazioni complesse - fatte salve le opposizioni che dovrebbero rimanere al Giudice. Questa prospettiva è oggi molto importante. La sua realizzazione avrebbe come effetto l'alleggerimento del lavoro della magistratura e della P.A. e nello stesso tempo l'affidamento al mondo professionale di numerose attività, con vantaggio sia degli enti pubblici sia di professioni che potrebbero trovare in esse ulteriori attività, sia della società civile che sarebbe agevolata nell'ottenimento di atti provvedimenti, ecc..
4) La necessità di superare la crisi economica con il contributo determinante dei professionisti, dato che la crisi è prima di tutto "cognitiva" - dipende cioè da vuoti di cognizione - che solo i professionisti con i loro saperi possono colmare. E ancora, dato che le imprese non possono da sole affrontare la crisi, avendo assoluto bisogno di lavoro intellettuale, in tutti i settori tecnologici, ed anche in quelli organizzativi, tributari, relazionali, ecc..
Questi aspetti vengono raramente considerati quando si parla di professioni. E' ora che ne trattino e ne discutano in profondità le stesse professioni, uscendo dal riserbo che finora le hanno caratterizzate . Ai professionisti, usciti ormai dalle paure dovute all'incomprensione della politica e dei cosiddetti poteri forti, il compito di orientare il paese verso i saperi, le tecnologie, le scienze, i settori produttivi più avanzati, gli unici che possono fungere da volano per il superamento della crisi.