è un motore di ricerca geografico per la ricerca di professionisti della consulenza fiscale, amministrativa e tributaria. Si tratta di uno strumento di marketing per i professionisti e di uno strumento di ricerca e valutazione per gli utenti finali, che possono facilmente e velocemente individuare il consulente più adatto alle loro esigenze.
La piattaforma, per quanto specifica al momento, è in realtà un prodotto pilota per un progetto più ampio che i due fondatori hanno intenzione di sviluppare intorno al mondo dei professionisti di ogni livello e settore. La loro visione è che tutti i professionisti debbano essere online, ricercabili e a portata di mano per essere davvero utili e soddisfare la domanda che già esiste per molte categorie: dall'idraulico all'elettricista, dal commercialista al notaio.
I due fondatori sono
Gianluca Ciralli, che si occupa in particolare del marketing e Marco D'Alia per la parte tecnologica.
Gianluca, cui abbiamo sottoposto la nostra intervista, ha 35 anni e un background tecnico, avendo iniziato a programmare da quando aveva 10 anni. Per alcuni anni ha fatto il programmatore freelance e poi in alcune aziende web, ma ha poi cambiato strada, puntando tutto sul marketing online, prima come manager in Expedia e da ultimo in Immobiliare.it.
Ciao Gianluca, come è cominciata la tua vita da startupper, quando hai capito di voler fare l'imprenditore? "Posso dire che non c'è stato un evento scatenante, ma è stato invece un processo lungo e meditato. Dopo aver impostato la propria vita e la propria carriera su un posto da dipendente è anche difficile pensarla diversamente, spesso controcorrente. Ma parlare delle idee con gli amici e i colleghi, affrontare ogni giorno il disagio di vivere in una grande città costretto a rispettare gli orari di ufficio, con tempi di spostamento interminabili, e infine pensare di aver finalmente maturato le competenze giuste per farcela anche da soli, sono stati gli stimoli determinanti nell'intraprendere la nuova strada. Non nascondo però che la voglia di fare impresa fosse già lì da tempo, forse sin dai tempi della scuola. Perché maturi a volte però bisogna attendere un po' di tempo o magari soltanto una condizione di insoddisfazione mista a intraprendenza".
Qual è l'anima del tuo progetto? Ciò che lo rende unico... "Non credo che il nostro progetto sia unico, almeno in linea teorica. Il marchio, quello sì è abbastanza inequivocabile. E non a caso l'abbiamo scelto. Per il resto credo che i dettagli siano più che mai ciò che contraddistingue un prodotto da un altro. In fondo scegliamo uno smartphone o un tablet per cosa riescono a comunicarci, per quanto sono semplici da utilizzare, per questa o quell'applicazione che ci cambia la giornata. Allo stesso modo, preferiamo un sito web ad un altro se lo troviamo facilmente, se risponde velocemente alle nostre esigenze e se ci risolve un problema senza crearcene di più grandi.
Sulla base di queste caratteristiche abbiamo sviluppato il nostro prodotto e ogni singolo pixel nella pagina è frutto di pensiero ed elemento di unicità".
Quali sono gli ingredienti per raggiungere il successo? "Team, competenze, concretezza. Sono questi gli elementi che reputo fondamentali per raggiungere qualunque obiettivo. Il team è il pilastro: può sembrare un luogo comune ma la differenza tra un prodotto eccellente e uno mediocre è nelle persone che l'hanno concepito, realizzato e che continuano a studiarlo e a svilupparlo. Le competenze poi: senza di queste non si arriva lontano, e sono loro a determinare la velocità con cui il progetto di business cammina, incidendo notevolmente sull'intera roadmap e in definitiva sulle possibilità di successo. Naturalmente le competenze si possono anche acquisire lungo il percorso ma aver fatto esperienze specifiche è come guidare conoscendo la strada: sai già quando arrivano le curve? La concretezza è la prima misura del successo: inutile perdere tempo a progettare e a pensare a cosa si farà tra due o tre anni. Io dico: se puoi farlo ora fallo, altrimenti lascia stare".
Da grande: ci tieni di più a diventare famoso o ricco? "Né ricco, né famoso. Tutti vogliono diventare ricchi, è scontato. Famosi, forse. Ma il fine ultimo è piuttosto la piena disponibilità del proprio tempo, la possibilità di essere utile agli altri e di continuare a creare qualcosa che rimanga nel mondo e da cui possa generarsi nuovo valore e nuova conoscenza. E' ovvio che la ricchezza permette più libertà e dunque la considero come un ottimo strumento al servizio della creatività".
Ti senti di più un privilegiato, un pioniere, un incompreso? Rispetto alla generalità di altre persone della tua generazione ti senti diverso? "Privilegiato sì, pioniere in parte, incompreso mai. Mi sento privilegiato perché credo nella possibilità che oggi chiunque possa fare grandi cose, con risorse limitate, e scegliendo i collaboratori giusti. Non tutti ci credono e le loro idee restano a prendere polvere nei cassetti, mentre basta poco per iniziare o quantomeno per vedere che succede. Tutti sono pionieri a modo loro, dunque non mi sento particolarmente "avanti" agli altri, e non credo di avere l'idea giusta che nessun altro abbia già avuto. Non è una questione di idee secondo me, ma di fatti. Sentirsi incompresi è forse una scusa, invece. Se non riesco a comunicare la mia idea la colpa non è certamente di chi mi sta di fronte: devo solo rifinire il messaggio, modellarlo finché non riesco ad essere convincente".
E' stato più difficile mettere insieme il team o fare il business plan?
"Per il team siamo stati fortunati, devo ammetterlo. Competenze assortite (marketing da una parte e tecnologia dall'altra) e un timing perfetto nelle scelte personali di ciascuno. Io e Marco, infatti, stavamo uscendo contemporaneamente dalla nostra ultima esperienza da "dipendenti" e nessuno dei due sapeva dell'altro.
Quando ci siamo trovati sulla porta di uscita ci siamo detti allora: perché non fare qualcosa insieme!? E così è stato. Coincidenza perfetta. Il business plan è stato solo laborioso, non difficile. La parte più divertente è stata quella di "disegnare" il progetto, cosa che ci ha permesso di partorire un'ottima presentazione per gli investitori".
Quale persona, libro, film, canzone, artista ti ha ispirato di più nella vita? "Di libri ce ne sono tanti: per simpatia mi piace ricordare "4 ore alla settimana" di Tim Ferriss, pieno di esempi e di risorse utili, e soprattutto molto concreto. Le persone che mi ispirano invece sono quelle che realizzano le loro idee, che ignorano lo status quo e vanno avanti per la loro strada. Steve Jobs ne è un esempio, forse banale, ma tanti altri sono per me fonte di ispirazione e tutti hanno almeno un insegnamento che vale la pena di seguire".
In attesa del grande successo, come ti sei organizzato la vita? Vivi da solo, con amici/partner/famiglia, come fai con i soldi, chi ti aiuta, hai un altro lavoro? "Credo che il successo sia il percorso stesso e quindi non mi sono organizzato nell'attesa di un evento particolare. Credo piuttosto che ci si debba riorganizzare in continuazione, essere reattivi alla realtà circostante, e non pensare necessariamente a lungo termine, cosa che a volte può spaventare o trarci in inganno. Ho una famiglia con due bimbe piccole. Viviamo a Roma, lontano dal centro, vicino al mare. Per me è già un successo. Per i soldi ho messo da parte qualcosa durante la mia carriera da dipendente per affrontare gli inizi dell'attività in proprio, in attesa che il business sia profittevole. Ma il segreto è nel contenere le spese, così tutto diventa più semplice".
Come startupper/imprenditore, il tuo più grande problema è fuori di te o dentro di te? "Il carattere vince, l'ambiente può facilitare le cose, ma come ha detto qualcuno "chi è così folle da pensare di voler cambiare il mondo, alla fine lo cambia davvero". L'ambiente sfavorevole può essere addirittura uno stimolo a pensarla diversamente, a cercare soluzioni alternative, a diventare propositivi e a imporre la propria visione. Da bravo startupper non mi focalizzo mai sui problemi, ma sempre sulle possibilità, se esistono, di risolverli".
Sei ottimista sul futuro dell'Italia? "L'Italia è ricca di talento. È meno ricca di coraggio. Si può e si deve rischiare secondo me. Sulla carta abbiamo un potenziale altissimo. Ci manca forse organizzazione e disciplina, e siamo anche un po' pigri. La burocrazia, inoltre, non solo non è dalla nostra parte, ma è decisamente contro di noi, così come lo è la pressione fiscale, ai livelli più alti del mondo. Toccando queste ultime due leve è possibile forse far uscire allo scoperto anche i più timorosi e dare libero sfogo alla nostra voglia di creare. Io sono ottimista: alla fine capiremo che aumentare le tasse è più rischioso che utile, e che far partire un'impresa deve essere semplice come inviare una email. Da quel momento cominceremo a competere per le prime posizioni nel mondo".