Il mondo dell'informazione, si sa, è in evidente difficoltà, ma le cose potrebbero cambiare grazie alle idee brillanti di alcuni giovani imprenditori, come Sam England, ventunenne neolaureato in legge, che ha dato vita a PostDesk, startup interamente situata in Gran Bretagna
PostDesk è una piattaforma pensata per offrire articoli di approfondimento su tematiche differenti; potremmo considerarlo una sorta di "superblog", una definizione, questa, che forse gli sta troppo stretta, dal momento che molti dei contenuti sono strutturati in un modo che è più tipico del "giornalismo classico di informazione" che di un blog. L'obbiettivo finale è quello di aggregare contenuti di qualità e stimolare il dibattito: secondo England, infatti, i social network tradizionali, come Twitter e Facebook, limitano la discussione e il confronto. Il sito, nelle parole del suo fondatore, "permette a chiunque abbia il desiderio di scrivere di disporre di una piattaforma che gli consenta di ottenere la giusta visibilità per farlo". Gli autori dei pezzi non sono giornalisti professionisti, ma persone normali che desiderano dedicare del tempo alla scrittura senza, però, avere l'onere di tenere un blog personale. PostDesk, infatti, consente ai suoi collaboratori di occuparsi semplicemente di scrivere: a tutto il resto, compreso il compito di dare visibilità all'articolo, pensano loro.
L'obiettivo di Sam England, tuttavia, è quello di affiancare a scrittori sporadici alcune persone che scrivano per PostDesk regolarmente, sotto compenso. Questa opportunità verrà offerta, all'interno della community di PostDesk, a coloro che avranno il maggior numero di follower, commenti positivi o che evidentemente offrono i contributi più originali e interessanti.
I contenuti si differenziano nettamente da quelli dei siti di crowd reporting. PostDesk non è un sito di news, è piuttosto un contenitore di articoli di nicchia su tecnologia, politica, cultura e arte. La linea editoriale è abbastanza simile a quella di Wired, con un approccio che ricorda vagamente quello dell'Huffington Post.
Quello che forse non vi sareste aspettati è che PostDesk è già oggi, a poche settimane dal lancio, un business in grado di produrre utili grazie ai ricavi pubblicitari. Inoltre England vuole provare a monetizzare anche ciò che lui definisce "content syndication", ovvero pubblicare articoli di proprietà di altri giornali o riviste e offrire loro una piattaforma di dibattito: se dovesse funzionare England avrebbe fatto jackpot, perché sarebbe il primo ad offrire una cosa simile.
Essendo economicamente autosufficiente, PostDesk attualmente non è alla ricerca di nuovi investitori o capitali. La fortuna di poter lavorare tranquillamente, senza la necessità di dedicare molte energie alla ricerca di finanziatori, ha permesso all'azienda di concentrarsi sul prodotto, realizzato in tempi molto brevi: a gennaio, infatti, England ha dato il via al progetto e da allora coordina un team di sei sviluppatori e venti redattori. Il sito oggi è attivo e funzionante.
È questo il giornalismo del futuro? Probabilmente sì, ma tutto dipenderà dal modo in cui reagiranno i giornali tradizionali.
Elia Nigris