L'Italia è il Paese con la classe dirigente più vecchia d'Europa. E' quanto emerge dal primo report sull'anagrafe dei potenti italiani al tempo della crisi, presentato oggi nel corso dell'assemblea dei giovani della Coldiretti. La media italiana si aggira intorno ai 59 anni di età.
Il record spetta ai manager delle banche, a pari merito con i vescovi in carica ed ai rappresentanti del governo, rispettivamente con 67 e 64 anni, seguiti dai professori universitari con 63 anni; i più giovani sono i dirigenti delle aziende quotate in Borsa con 53 anni.
Ma è sul fronte politico che emergono i dati più interessanti. Se il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, 57 anni, in Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a poco più di 50.
Nelle ultime tre legislature, poi, sono stati eletti soltanto due under 30 su 2.500 deputati, anche se il peso dei 25-29 enni è pari al 28% della popolazione eleggibile. Oggi solo un deputato su 630 ha meno di 30 anni e appena 47 sono gli under 40, mentre gli over 60 anni sono 157.
Un'anzianità che, per quanto riguarda la burocrazia, va ad incidere secondo cittadini e imprese, sulla scarsa attenzione per le nuove tecnologie. Ecco che l'età media dei direttori generali della Pubblica amministrazione è di 57 anni, che sale a 61 per le
aziende partecipate statali.
Secondo lo studio di Coldiretti, le cose non vanno meglio sul fronte universitario. Un quarto dei professori ha più di 60 anni, contro il 10% di Francia e Spagna e l'8% della Gran Bretagna: tre su 16 mila gli ordinari con meno di 35 anni e 78 gli under 40.
I segretari regionali dei sindacati dei lavoratori, infine, secondo il report, hanno in media 57 anni e 59 quelli delle organizzazioni di rappresentanza di industria e commercio, mentre nell'agricoltura, in Coldiretti, l'età è di 47 anni.
"Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi" ha detto il presidente Sergio Marini, a margine dell'incontro. "Si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati su finanza ed economie di scala che hanno già fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarità del Paese".
Sulla stessa lunghezza d'onda il delegato nazionale dei giovani della Coldiretti, Vittorio Sangiorgio: "La maggioranza della classe dirigente attuale - ha ironizzato - andrà probabilmente in pensione prima che la crisi sia superata e questo anche tenendo conto della riforma del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. La disoccupazione giovanile record - ha concluso - non è solo un problema familiare e sociale, ma provoca anche un invecchiamento della classe dirigente che deve affrontare la crisi con un'Italia che sta rinunciando a risorse fondamentali per la crescita".