E' il dato shock sull'Italia rivelato oggi dal nuovo rapporto dell'Unicef

Mentre prosegue il dibattito sulle misure di austerità e sui tagli alla spesa sociale, un nuovo rapporto dell'Unicef rivela la portata della povertà e della deprivazione materiale infantile nelle economie avanzate del mondo. Nell'Unione Europea (più Norvegia e Islanda) a circa 13 milioni di bambini e adolescenti mancano gli elementi di base necessari al loro sviluppo. Nel frattempo, 30 milioni di minorenni - nei 35 paesi con economie sviluppate - vivono in povertà.

Il rapporto, realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell'Unicef, esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in tutto il mondo industrializzato, presentando classifiche di paesi e analisi comparate. Questo confronto internazionale, dice il Rapporto, dimostra che la povertà infantile in questi paesi non è inevitabile, ma è legata alle scelte politiche; inoltre, alcuni paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili.

"Nonostante l'Italia sia tra i 15 Paesi europei più ricchi, il 15,9% dei bambini e degli adolescenti tra 0 e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. In questa classifica, l'Italia è agli ultimi posti: 29° su 35. I dati del Rapporto mostrano che il 13,3% dei minori vive in una condizione di deprivazione materiale", ha ricordato il Presidente dell'UNICEF Italia Giacomo Guerrera durante la presentazione del Rapporto a Roma, alla presenza della sociologa Chiara Saraceno e del curatore UNICEF del rapporto Leonardo Menchini.

Il Report Card esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in due modi completamente diversi. L'analisi su questi due diversi tipi di povertà infantile è scaturita dall'elaborazione dei dati più recenti e disponibili sulla povertà e sulla deprivazione infantile in tutte le economie industriali avanzate del mondo.

La prima misura è un Indice di deprivazione dell'infanzia, derivato da un'indagine condotta da European Union's Statistics  on Income and Living Conditions (EU-SILC) su 29 paesi europei, che include per la prima volta una sezione sui bambini. Per deprivazione materiale si intende la percentuale di bambini e adolescenti che non ha accesso ad alcuni beni, servizi o attività  ritenuti "normali" (sono 14 in tutto)  nelle società economicamente avanzate, come fare almeno tre pasti al giorno, libri e giochi adatti all'età del bambino, un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti, connessione Internet.

I tassi più alti di deprivazione materiale vengono riscontrati in paesi come Romania, Bulgaria e Portogallo (rispettivamente con più del 70%, 50% e 27% dei bambini  e adolescenti esclusi), anche se alcuni paesi tra i più ricchi come Francia e Italia hanno tassi di deprivazione superiori al 10%. I paesi Nordici hanno il minor tasso di deprivazione tra i minorenni, inferiore al 3%.

La seconda misura esaminata nel Rapporto riguarda la povertà relativa, prendendo in esame la percentuale di bambini e adolescenti che vivono al di sotto della "soglia di povertà" nazionale - definita come il 50% del reddito medio disponibile dalle famiglie. I paesi nordici e i Paesi Bassi hanno i tassi più bassi di povertà infantile relativa, intorno al 7%. Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito hanno tassi compresi tra il 10 e il 15 %, mentre oltre il 20% dei bambini in Romania e Stati Uniti vivono in povertà relativa.

Particolarmente evidenti, nel Rapporto, sono i confronti tra i paesi con economie simili, che dimostrano come la politica dei governi abbia impatti significativi sulla vita dei bambini e degli adolescenti. Ad esempio, la Danimarca e la Svezia hanno tassi molto più bassi di povertà infantile del Belgio o della Germania, ma tutti e quattro i paesi hanno gli stessi livelli di sviluppo e reddito pro capite.

"I dati sottolineano che troppi bambini e adolescenti continuano a non avere accesso a beni o servizi di base necessari al proprio sviluppo in paesi che hanno tutti i mezzi per fornire loro la possibilità di un completo sviluppo e determinazione", ha dichiarato Gordon Alexander, Direttore del Centro di Ricerca dell'Unicef. "Il rapporto ha anche mostrato che altri paesi hanno lavorato bene - visto che ci riferiamo in gran parte a dati pre crisi - grazie ai sistemi di protezione sociale. Il rischio è che con la crisi attuale, le conseguenze di decisioni sbagliate saranno visibili solo tra molto tempo".


"Figli delle città"


Le città crescono, diventano megalopoli (ben 21 superano oggi i 10 milioni di abitanti) e nelle città crescono i bambini: oltre un miliardo di esseri umani tra 0 e 18 anni vivono in ambiente urbano, e il loro numero sale a dismisura per effetto di un'urbanizzazione ormai inarrestabile.

Per molti la metropoli è garanzia di protezione, benessere, istruzione e accesso ai servizi sociali. Ma per centinaia di milioni la realtà urbana è quella degli slum, del lavoro precoce, delle carenze dei beni più essenziali: acqua potabile, fognature, scuola, cure mediche e sicurezza.

L'UNICEF dedica il suo Rapporto globale annuale, "La Condizione dell'infanzia del mondo", giunto nel 2012 alla 33° edizione, a quei "Figli delle città" che proprio nei luoghi dove il benessere appare più trionfante vedono ignorati e calpestati i propri diritti fondamentali.

Un'urbanizzazione più equa per raggiungere gli esclusi

Nel presentare il Rapporto UNICEF 2012 a Città del Messico, il Direttore dell'UNICEF Anthony Lake ha ricordato l'importanza di un intervento di sviluppo basato sull'equità e sull'inclusione:  « Oggi, sempre più bambini vivono negli slum e nelle baraccopoli e sono tra i più svantaggiati e vulnerabili al mondo, privati della maggior parte dei servizi di base e del diritto di crescere bene. Escludendo questi bambini che vivono negli slum non solo li priviamo della possibilità di sviluppare il proprio potenziale, ma priviamo anche le loro società di benefici economici che derivano da una popolazione urbana in buona salute e ben istruita. »
 
Anche in Italia, ha ricordato il neo-Presidente dell'UNICEF Italia, Giacomo Guerrera , presentando la versione italiana del Rapporto UNICEF 2012 al Senato della Repubblica (leggi qui il saluto del Presidente del Senato), le città possono e devono essere più a misura di bambino: come prevede il programma dell'UNICEF "Città amiche dei bambini e delle bambine" , che coinvolge numerose amministrazioni comunali nel nostro Paese e moltissime municipalità in tutti i continenti.


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