Il titolare del dicastero dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha incontrato startupper e investitori nella cornice bucolica di H-Farm.
FEDERICO GUERRINI
Quanto tempo era che non si vedeva un ministro del governo italiano dialogare davvero con dei giovani imprenditori, senza adottare atteggiamenti supponenti o trincerarsi dietro risposte evasive? È quello che è successo ieri, nel corso dell'Open Day organizzato dalla neonata associazione Italia Startup nella bucolica cornice di Roncade, dove ha sede l'incubatore di imprese H-Farm. Un occasione di dialogo e confronto, nel corso della quale il ministro Passera ha raccolto i suggerimenti di diversi startupper,  da tenere da conto per il lavoro della task force governativa di supporto all'innovazione in Italia. Perché, ha detto "è dall'energia dei territori, dalle esperienze di chi prova sul campo a fare startup che possono venire più idee di quelle che si possono trovare a tavolino".

La giornata di Roncade è stata un successo - al di là di qualche critica sul fatto che le sessioni di lavoro si sarebbero forse potute tenere in inglese, per dare all'evento un respiro ancora più internazionale - anche perché, grazie anche alla spinta di Passera e del moderatore Luca de Biase, si è riusciti per una volta ad andare al di là della cultura del mugugno puro e semplice. Quella che accomuna un sacco di eventi di questo tipo, e dove ci si limita a dire, nell'ordine che:

1) In Italia non c'è una cultura del fallimento (che viene stigmatizzato invece che visto come un tentativo di fare qualcosa), a differenza di quanto avviene in altri Paesi, Usa in testa
2) La burocrazia è troppo farraginosa e costosa e i tempi di creazione di un'impresa troppo lunghi
3) Nel nostro sistema manca un ecosistema di Venture Capital che consenta alle giovani imprese di crescere e raggiungere una dimensione internazionale, una volta avviate

Tutte cose vere, per carità, ma dette e ridette un'infinita di volte, ragion per cui ha avuto ancor maggior valore l'invito di Passera a "ragionare non di obiettivi, ma sugli strumenti per raggiungerli", invito che ha suscitato qualche proposta concreta: dal restituire alla Rai il ruolo culturale che ebbe un tempo per farne uno strumento di cambiamento della mentalità conservatrice e timorosa del rischio che caratterizza anche molti giovani in cerca del primo lavoro, al seguire e studiare casi di successo come quelli di Israele, una delle culle mondiali dell'innovazione e esperienze come quella della Svizzera, che ha creato una banca dati di persone disoccupate o "parcheggiate" in un lavoro che non le soddisfa, per avere nominativi di professionisti a cui attingere in fase di lancio di una startup.

Altre proposte: la creazione di Spa semplificate, che rendano più semplice il passaggio di quote da un socio all'altro; la creazione di atti statutari standard e l'eliminazione del ricorso ai notai, che comporta spese che pesano su molti piccoli budget; l'introduzione di sgravi fiscali e aiuti logistici per gli imprenditori stranieri che vogliano venire a investire in startup in Italia; l'istituzione di borse di studio per chi voglia intraprendere studi interdisciplinari (per es. due anni a Lettere e due anni a Ingegneria), in modo da acquisire una rosa di competenze utile a gestire un'impresa tecnologica; la riduzione del costo del lavoro, zavorra per molti imprenditori.

Su quest'ultimo punto Passera ha ricordato l'esistenza del contratto di apprendistato, che già consente di assumere personale giovane in maniera non troppo onerosa, mentre, per quanto riguarda le Spa semplificate, il ministro ha sottolineato l'esigenza di tutelare comunque gli investitori da potenziali truffe (semplificare, va bene, ma senza esagerare). Non si è limitato ad accettare quindi in maniera acritica le proposte degli iscritti all'Open Day, ma ha dato il senso di mantenere il controllo della situazione, pur mantenendo la mente aperta all'ascolta, come testimoniato anche dalla caterva di appunti che ha preso mentre si susseguivano gli interventi.

Non so se, come ha detto l'ex fondatore di Nova, a Roncade ci fossero davvero dei giovani con "il coraggio di pensare da classe dirigente" ma, di certo, nei discorsi dei partecipanti in loco e anche nella corposa discussione su Twitter con l'hashtag #Isday si percepiva una freschezza e un respiro internazionale che fanno ben sperare per il futuro.

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