"La primavera araba rischia la deriva confessionale violenta." Il massacro a Houla in Siria di 108 civili, tra i quali 49 bambini, è stato formalmente e duramente condannato dall'ONU. Paolo Dall'Oglio, gesuita da trent'anni in Siria, ha scritto una lettera aperta a
Kofi Annan, pubblicata in anteprima dalla rivista Popoli.
"Ci aggrappiamo alla sua iniziativa come dei naufraghi a una zattera" scrive Dall'Oglio all'inviato speciale della Nazioni Unite e della Lega Araba per la crisi siriana. "La dinamica regionale è marcata oggi da una difficoltà reale di convivenza tra popolazioni sciite e sunnite e di concorrenza tra esse. Ciò provoca anche grave disagio alle altre minoranze, innanzitutto quelle cristiane. La primavera araba, caratterizzata inizialmente dalla richiesta, specie giovanile, dei diritti e delle libertà, rischia la deriva confessionale violenta specie quando l'irresponsabilità internazionale favorisce la radicalizzazione del conflitto."
"Tremila caschi blu e non trecento sono necessari a garantire il rispetto del cessate il fuoco e la protezione della popolazione civile dalla repressione per consentire una ripresa della vita sociale e economica. È urgente chiedere l'abolizione delle sanzioni non personalizzate che puniscono le parti più deboli e innocenti della popolazione." Questo il monito che arriva da Dall'Oglio, che inoltre sottolinea come siano neccessari "trentamila «accompagnatori» nonviolenti della società civile globale" perché si avvii il processo di democratizzazione sul territorio siriano.
"È opportuno e urgente creare delle commissioni locali di riconciliazione, protette dai caschi blu e in coordinazione con le agenzie Onu specializzate, anche in vista della ricerca dei detenuti, rapiti e scomparsi delle diverse parti in conflitto." La lettera prosegue ribadendo la necessità di aiutare i giovani coinvolti in attività e organizzazioni terroristiche e malavitose. La loro riabilitazione però non può avvenire senza un "cambiamento nella struttura del potere". "Bisogna salvare lo stato, certo. Esso è di proprietà del popolo. Ma prima è necessario liberarlo."
Paolo Dall'Oglio sottolinea infine che la presenza non armata dell'Onu in Siria va ben oltre la crisi di oggi, ma rappresenta una "profezia Gandhiana". La priorità dovrebbe essere dunque quella di "proteggere la libertà d'opinione e d'espressione della società civile siriana senza la quale è impossibile perseguire gli altri obiettivi essenziali alla pacificazione nazionale."