Gent. Sig. Hageney, scrivo in risposta all'articolo sulla Nuvola del Lavoro "Groupon all'attacco: Non troviamo giovani che sappiano le lingue"
ho 28 anni, sono laureato in Mediazione Linguistica e Culturale, parlo correntemente 5 lingue e ne sto apprendendo una sesta. Dalla mia ho esperienze lavorative in 4 nazioni (Italia, Germania, UK e Svizzera) fra comunicazione interculturale e sales & marketing.
Se da un lato concordo sul fatto che uno dei maggiori problemi italiani sia la conoscenza delle lingue straniere, dall'altro il mio caso mostra l'incapacità valutativa e gestionale della media dell'imprenditoria italiana in relazione alla generazione meglio preparata che la nostra repubblica abbia mai avuto a disposizione.
Da una parte noi giovani qualificati ci lamentiamo dell'assenza di opportunità; dall'altra, figure manageriali del suo rango lamentano la mancanza di personale adeguatamente preparato. A questo punto io mi chiedo: come mai voi manager operanti sul territorio italiano vi affidate nel più dei casi a metodi di selezione del personale a dir poco scadenti? Cosa fanno il vostro tanto blasonato "HR department", le interinali e gli "head hunter" che pagate?
Senza che io spenda tempo a raccontare quante volte noi giovani laureati ci ritroviamo in colloqui farsa o di fronte a selezionatori palesemente inadeguati al compito, già solo il fatto che voi manager lamentiate l'assenza di figure adeguatamente preparate nel vostro organico certifica che chi per voi si occupa di selezione non sta svolgendo bene il proprio lavoro.
Oppure, magari, dovreste interrogarvi sul perché le figure più qualificate siano a lavorare altrove: che forse ci sia qualcosa che non va nelle vostre offerte o nel vostro trattamento? In ogni caso, con la mole di cosiddette "risorse umane" disponibili nell'odierna Italia dei laureati disoccupati, se non riuscite ad avere in azienda personale degno delle vostre aspettative l'esame di coscienza spetta a voi.
Esattamente: l'esame di coscienza spetta a voi manager prima che a noi aspiranti lavoratori. Perché la mia generazione è, dati alla mano, la meglio preparata di sempre a giungere sul mercato del lavoro. Ai nostri genitori bastava un diploma di scuola superiore per poter arrivare a svolgere con criterio professioni rispettabili, responsabilizzate e degnamente retribuite; a noi oggi non bastano in molti casi lauree, esperienze all'estero, i vostri indigesti stage e una serie infinita di contratti e contrattini per riuscire ad abbattere il muro della precarietà o dei mille Euro al mese.
Mi si lasci -anzi, ci si lasci- il diritto di controbattere alle accuse che piovono da ogni dove. Per una volta punto io il dito a nome di tutti i giovani qualificati contro una classe dirigente che si sta comportando in maniera inqualificabile.
Adesso che ci siamo scambiati un'accusa a vicenda e siamo quindi pari ma ancora senza quello che entrambi andiamo cercando,
io lancio la proposta costruttiva di una tavola rotonda che agevoli sinergia e dibattito concreti: lei inviti 10 manager, io inviterò 10 "brillanti laureati" italiani. Troviamoci e discutiamo su come possiamo concretamente uscirne contenti tutti sulla base di una sinergia che sappia della boccata d'ossigeno che all'Italia di oggi tanto manca. Accetta?