A cura di Carlo Manzo e Paolo Stefanini
Le imprese italiane hanno sofferto duramente l'impatto della crisi e, nonostante il recupero dei flussi esportati, non riescono a cogliere pienamente le potenzialità offerte dai mercati internazionali. In ogni caso, l'aumento delle esportazioni costituisce la principale componente a sostegno della crescita del Pil dell'Italia. Male tutto il resto: consumi delle famiglie, spesa pubblica, investimenti e scorte.
Le tendenze dell'economia italiana. L'analisi dell'Istat
Tendenze macroeconomiche nel 2011
Nel corso del 2011, la dinamica dell'attività produttiva nazionale ha segnato una netta inversione. Dopo i lievi incrementi congiunturali nel primo semestre, si è registrata una significativa contrazione nel secondo, mentre nell'ultimo trimestre dell'anno il PIL (a valori concatenati, destagionalizzato e corretto per gli effetti di calendario) ha registrato un calo congiunturale dello 0,7%. Nella media, la variazione conseguita nel 2011 è stata positiva e pari allo 0,4%, ma l'acquisito per il 2012 (cioè la variazione che si verificherebbe se nel corso dell'anno il Pil restasse sui valori di fine 2011) è negativo e pari a -0,5%.
Nel periodo 2007-2011, i consumi delle famiglie in termini reali sono diminuiti dell'1%. Nel quarto trimestre del 2011, la spesa reale è stata inferiore dell'1,2% rispetto a un anno prima. Negli ultimi anni l'impatto maggiore della crisi sui consumi delle famiglie si è avuto nel comparto dei beni durevoli, ma nel 2011 la contrazione ha coinvolto anche le altre componenti, eccetto i servizi.
Gli investimenti fissi lordi si sono ridotti dell'1,2% nel 2011: la flessione è stata particolarmente rilevante per quelli in costruzioni (-2,3%), ridottisi per il quarto anno consecutivo. Gli acquisti di macchinari e attrezzature sono diminuiti dello 0,3%, mentre gli investimenti in mezzi di trasporto sono risultati in ripresa (+1,8%). L'evoluzione della spesa per investimenti è andata progressivamente deteriorandosi, con una accentuazione nel quarto trimestre del 2011, in coincidenza con il peggioramento delle condizioni di domanda interna e internazionale, quando sia gli acquisti di macchinari, sia quelli in mezzi di trasporto hanno subito forti diminuzioni (rispettivamente, -4,9% e -4,6%). Una stazionarietà ha invece contrassegnato gli investimenti in costruzioni.
La congiuntura nel 2012
A febbraio 2012 la produzione industriale ha segnato un nuovo calo congiunturale (-0,7%), che segue la forte diminuzione di gennaio. La situazione è di recessione per gran parte dei settori industriali: a febbraio solo il comparto dell'energia ha mostrato un aumento tendenziale (+3,3%), mentre diminuiscono in modo significativo i beni intermedi (-10,6%), i beni di consumo (-9,6%) e in modo più contenuto i beni strumentali (-1,5%). La peggiore performance settoriale ha riguardato la fabbricazione di prodotti chimici (-13,9%). L'indice del clima di fiducia del settore manifatturiero è scesa ancora a gennaio e febbraio, segnando a marzo una prima, lieve, risalita. Il fatturato industriale ha registrato un parziale recupero congiunturale in febbraio. In termini tendenziali si osserva comunque una diminuzione dell'1,5%, sintesi di un calo del 4,7% sul mercato interno e di un aumento del 5,5% su quello estero.
A febbraio 2012 l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è diminuito del 9,9% rispetto a gennaio e del 26% rispetto a un anno prima; tale dato risente, tuttavia, delle condizioni climatiche particolarmente avverse. L'indicatore del clima di fiducia delle imprese di costruzioni ha segnalato in marzo un lieve peggioramento dopo la risalita dei due mesi precedenti.
Assai modesta è risultata la dinamica dell'attività del settore dei servizi: nel 2011 il valore aggiunto è aumentato dello 0,8% in termini reali, risentendo dei risultati negativi dei servizi di informazione e comunicazione e di quelli finanziari e assicurativi. Incrementi superiori alla media si sono registrati per l'insieme di commercio, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione (+1,6%) e per i servizi professionali e imprenditoriali (+1,8%). L'ultima parte dell'anno ha visto un'ulteriore perdita di dinamismo, con segnali complessivamente negativi in tutti i comparti dei servizi. Il nuovo indicatore trimestrale aggregato sul fatturato delle attività dei servizi (che nella media del 2011 ha segnato una crescita del 2,9%) ha subito una progressiva decelerazione, con un incremento ridotto allo 0,4% nell'ultimo trimestre. Diminuzioni congiunturali sono state registrate nei trasporti aerei, nel commercio all'ingrosso e nei servizi postali e di corriere; l'unico incremento significativo ha riguardato i servizi di informazione e comunicazione.
L'andamento negativo dei consumi si è riflesso sul settore del commercio al dettaglio, il cui giro di affari ha subito nel corso del 2011 una significativa contrazione in valore (-1,3%), nonostante l'ampio incremento dei prezzi. La discesa è stata particolarmente marcata negli ultimi due trimestri dell'anno, con cali congiunturali dello 0,8% e dello 0,6%, rispettivamente, derivanti soprattutto dalla caduta della componente non alimentare. A gennaio 2012 si è registrato un parziale recupero dopo il risultato particolarmente negativo che aveva caratterizzato il mese di dicembre. Le difficoltà del comparto commerciale hanno continuato a penalizzare non solo la distribuzione tradizionale (che nel 2011 ha segnato un'ulteriore diminuzione dello 1,4% del giro d'affari), ma anche la grande distribuzione (-0,9%).
Per quel che riguarda le attività legate al turismo, i flussi di clienti negli esercizi ricettivi hanno segnato nel 2011 una relativa tenuta (-0,5%) grazie alla clientela straniera (+3,9%), che ha compensato l'andamento negativo della componente nazionale (-3,9%). Le notti di presenza nelle strutture ricettive, dopo avere registrato un andamento ancora in calo nei primi due trimestri dell'anno, hanno segnato un recupero nel terzo trimestre (+1,4% in termini congiunturali), ma una nuova diminuzione nel quarto.
Dopo il peggioramento protrattosi sino a gennaio 2012, la fiducia nei settori dei servizi e del commercio al dettaglio è migliorata in febbraio e marzo, grazie a più positivi giudizi sulla situazione corrente, mentre le attese per i mesi successivi restano su livelli alquanto bassi.
Considerando gli andamenti degli indicatori disponibili, è presumibile che nel primo trimestre 2012 la contrazione congiunturale del Pil sia stata marcata e vicina a quella osservata nel quarto trimestre del 2011, mentre il trimestre in corso potrebbe mostrare una sostanziale stazionarietà. In particolare, nel primo trimestre 2012, l'indice destagionalizzato della produzione industriale dovrebbe registrare un ulteriore arretramento rispetto all'ultima parte del 2011; un lieve recupero dovrebbe manifestarsi nel secondo trimestre. Analoga tendenza potrebbe caratterizzare il settore delle costruzioni. Infine, a causa del minor potere di acquisto dei consumatori e dell'elevata incertezza sulla situazione economica generale, l'attività dei servizi difficilmente potrà mostrare significativi segnali di recupero prima dell'estate.
Il quadro descritto delinea andamenti annuali del Pil per l'anno 2012 nel complesso coerenti con quelli indicati nel Def. La previsione per l'economia italiana sottende, per l'anno in corso, l'assenza di ulteriori choc finanziari e l'inizio di una ripresa, pur modesta, dell'attività economica nella seconda parte dell'anno.
Commercio con l'estero e competitività
Nel corso del 2011, l'evoluzione delle esportazioni complessive dell'Italia ha seguito la marcata decelerazione degli scambi internazionali di beni e servizi. Il rallentamento delle vendite all'estero ha preso avvio nel primo trimestre dello scorso anno ed è proseguito lungo tutto il 2011. Nel quarto trimestre la crescita tendenziale delle vendite complessive (+3,3% secondo i dati di contabilità nazionale a valori concatenati) è risultata pari a circa 1/3 di quella registrata nel primo trimestre. Nel complesso del 2011 l'aumento è risultato pari al 6,3% (circa la metà rispetto a quanto rilevato nel 2010, anno di forte ripresa dopo la rilevante caduta dell'anno precedente) ed è stato interamente sostenuto dalla componente dei beni, in presenza di una stazionarietà di quella dei servizi.
In un contesto di generale rallentamento della domanda mondiale, la perfomance delle vendite all'estero dell'Italia nel 2011 è risultata in linea con quella media dell'area euro, per la prima volta dall'introduzione della moneta unica: in particolare, la crescita delle esportazioni italiane è risultata inferiore a quella della Germania e della Spagna, ma superiore a quella osservata in Francia.
Nello stesso periodo, le importazioni complessive hanno mostrato soltanto un moderato incremento (la variazione dei valori concatenati è pari all'1%), legato alla marcata contrazione della domanda interna. Nel 2011 la domanda estera netta ha dunque rappresentato il principale fattore di sostegno alla crescita del prodotto lordo (per circa 1,4 punti percentuali), compensando gli effetti negativi dovuti alla caduta delle principali componenti interne di domanda e, in particolare, della variazione delle scorte.
Nel 2011 le esportazioni di beni in valore sono aumentate dell'11,4%, segnando un rallentamento lieve delle vendite nei mercati extra Ue (+14,9%, in flessione di 1,5 punti percentuali rispetto al 2010) e uno più marcato di quelle verso l'area Ue (+8,8%, con una perdita di oltre sei punti percentuali sull'anno precedente). Dai dati disponibili emerge come le imprese italiane abbiano sofferto in misura comparativamente maggiore l'impatto della crisi e come anche ora, nonostante il recupero dei flussi esportati, non riescano a cogliere pienamente le potenzialità offerte dai mercati internazionali. Questo è vero anche in alcuni settori di punta del Made in Italy e riguarda sia i mercati Ue che extra Ue: ad esempio, il valore dell'export tedesco di abbigliamento era pari al 56% di quello italiano nel 2005, mentre nel 2011 ha raggiunto una quota dell'84%; sul mercato domestico dell'UE27 esso è passato dal 70% al 120%.
In un contesto di moderata ripresa della domanda all'interno dell'area euro, l'aumento delle esportazioni costituisce comunque la principale componente a sostegno della crescita del Pil dell'Italia nell'attuale fase ciclica. Nei primi due mesi del 2012, le esportazioni di beni in valore complessivo hanno mostrato un moderato rialzo (pari a circa il 6% rispetto ai primi due mesi del 2011), mentre è proseguita la debolezza degli acquisti dall'estero. La stima preliminare del commercio estero con i paesi extra Ue relativa a marzo segnala una crescita congiunturale delle vendite all'estero del 4%, trainata soprattutto dall'export di prodotti energetici, ma con buoni risultati anche per i beni strumentali e intermedi: le importazioni diminuiscono dell'1,5%.
Nei primi tre mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, l'export verso i Paesi extra Ue cresce del 10% (+7,8% al netto delle vendite di prodotti energetici), mentre la diminuzione delle importazioni è del 2,2%, con una variazione del -12,2% per quelle di prodotti non energetici. Le indicazioni più recenti tratte dalle indagini qualitative delineano un moderato aumento del fatturato all'esportazione per i prossimi mesi.
Il differenziale positivo di crescita nel valore delle esportazioni rispetto alle importazioni osservato nella media del 2011 (risultato pari a due punti percentuali) è attribuibile al maggior rialzo dei valori medi unitari delle merci importate (+10,9%, superiore di 3,8 punti percentuali a quello delle esportazioni) e alla crescita dei volumi esportati (+4,1%), a fronte di una contrazione degli acquisti in quantità dall'estero (-1,6%). Ciò ha sotteso un lieve miglioramento delle ragioni di scambio rispetto a un anno prima e un miglioramento della competitività di prezzo delle imprese italiane (pari a circa 0,5 punti percentuali nel quarto trimestre del 2011).
Il 2011 si è chiuso con un significativo ridimensionamento del deficit commerciale dell'Italia. Il passivo è risultato pari a circa 24,6 miliardi di euro (pari all'1,6% del PIL), in miglioramento di circa 5,4 miliardi rispetto al 2010. Al netto della componente energetica, la bilancia commerciale ha registrato un avanzo pari a oltre 37 miliardi, oltre 14 miliardi in più rispetto al 2010. Al miglioramento del passivo commerciale ha contribuito l'aumento del surplus delle produzioni manifatturiere (pari a 18,5 miliardi) che ha più che compensato il deterioramento del deficit per le produzioni agricole (per oltre 1,7 miliardi) e per i materiali energetici di base (petrolio greggio e gas naturale, in peggioramento per circa 9 miliardi). Con riferimento ai comparti industriali, un miglioramento dell'avanzo ha contrassegnato i prodotti tessili, nonché la produzione di metalli di base e di macchinari e apparecchi; una riduzione del disavanzo è stata osservata per le produzioni di apparecchi elettronici e per quelle di mezzi di trasporto.