Prosegue il lavoro delle migliaia di volontari, provenienti da tutte le regioni, accorsi attraverso la Croce Rossa ed altre diverse associazioni nelle zone colpite dal sisma di domenica mattina all'alba. Giornate di inteso lavoro, ma anche di grandi soddisfazioni per la grande efficacia degli interventi.
ROMA - Salvataggi drammatici e interventi singolari. Prosegue il , iniziato poche ore dopo le terribili scosse che hanno sconvolto l'Emilia e Romagna. Da tutta Italia sono accorsi nelle zone colpite ed hanno rappresentato un punto d'appoggio decisivo alle squadre di soccorso dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e delle forze dell'ordine. Un giornata di intensa attività quella del 20 maggio scorso, raccontata da una volontaria di 31 anni della di Finale Emilia e capo equipaggio, che si chiama Paola Re, in azione assieme agli altri volontari della CRI pochi minuti dopo la scossa di terremoto dell'alba.
Il racconto di Paola Re.
Quando la vita è appesa a un filo. "Alla fine di una giornata così intensa come quella di domenica scorsa, la soddisfazione di essere stati d'aiuto a così tante persone è grande, ma certo lo è molto di più sapendo di aver contribuito a portare a buon fine il salvataggio di una vita umana". Con grande entusiasmo e coinvolgimento Paola ripercorre uno dei primi, forse il più drammatico intervento di emergenza-urgenza messo in atto da un equipaggio della CRI di Finale Emilia, operativo pochi minuti dopo la scossa delle 4.04, in soccorso di un giovane malato di SLA.
Il malato di SLA senza energia elettrica. "Il paziente, di 45 anni, viveva attaccato ad un respiratore - racconta Paola - ma subito dopo la violenta scossa di terremoto in tutta la cittadina è saltata la corrente elettrica. Il respiratore, per la precisione un ventilatore polmonare insieme con un'altra macchina per l'aspirazione della saliva, hanno smesso di ricevere energia elettrica e non avevano che pochi minuti di autonomia per proseguire prima di cessare il funzionamento. Dopo la segnalazione siamo subito andati con il nostro equipaggio nella frazione rurale di Finale Emilia, dove si trovava il paziente, lo abbiamo subito trasportato all'aperto e in prossimità di un prato siamo riusciti ad attaccarlo ad un generatore dei Vigili del Fuoco. Poi - conclude Paola - con non poche difficoltà, abbiamo approntato il trasporto in ambulanza e trasferito l'uomo all'ospedale di Beggiovara. Inutile descrivere la nostra contentezza...".
Salvataggio in "zona rossa". Dopo la violenta scossa di terremoto che all'alba del 20 maggio ha sconvolto l'Emilia Romagna, anche a Finale Ligure il centro storico ha guadagnato la triste etichetta di "zona rossa", edifici danneggiati, crolli diffusi, strade invase di macerie. Qui, in un vecchio palazzo dal soffitto collassato, domenica 20 maggio i volontari del Comitato Locale della Croce Rossa e i Vigili del Fuoco, sono riusciti a raggiungere quel che restava della casa di un'anziana signora di 88 anni, malata di alzheimer e costretta a letto. "Quando siamo arrivati verso le 13 - racconta Paola - era spaventatissima, aveva lo sguardo atterrito ed era circondata da calcinacci, i vetri erano in frantumi, oggetti e mobili rovesciati e sparsi ovunque. La sua badante dopo la scossa era fuggita e l'aveva abbandonata lì da sola. Grazie ai Vigili del Fuoco che ci hanno preceduto creando un varco tra le macerie per farci passare, siamo riusciti ad arrivare dalla signora e a trasportarla in ospedale, dove è stata poi raggiunta dai familiari".
Il racconto di Marco Alberghini
"Tutto è stato molto casuale". "Noi di solito non facciamo il turno di sabato ... ma ci siamo trovati in 3 a voler trascorrere la notte in Comitato e così, per una fortunata-sfortuna, abbiamo potuto rispondere prontamente alle necessità della popolazione colpita dal sisma". Inizia come il racconto di una coincidenza la cronaca dei soccorsi che Marco Alberghini, 46 anni e da 17 volontario della Croce Rossa, ha prestato con i volontari del Comitato CRI di Finale di Emilia a feriti e sfollati nelle notte di sabato 19 maggio.
La potenza del sisma s'è sentita subito. "Appena abbiamo sentito la scossa ci siamo svegliati e pochi minuti dopo, alle 4.25, eravamo già fuori in ambulanza per un codice rosso - racconta Marco -. Da subito, forse, non ci eravamo resi conto della potenza del terremoto. Abbiamo iniziato a realizzare bene i danni che aveva provocato quando sulla strada per San Felice, dove eravamo diretti per soccorrere una signora, una dopo l'altra ci sono apparse le case distrutte e le macerie" dice Marco, che è anche Commissario del Comitato locale CRI di Finale. "Il codice rosso era un'anziana che a causa della scossa era caduta, aveva battuto la testa ed era in stato confusionale. Appena arrivati a casa della signora le abbiamo prestato le prime cure e subito abbiamo provveduto a trasportarla all'ospedale di Mirandola ... e lì - continua Marco - c'era il caos: persone con trauma facciali, lesioni agli arti, gente in preda al panico, il terremoto era stato veramente forte".
"A volte basta un sorriso, una pacca sulla spalla..." I volontari della CRI sanno benissimo che in questi momenti fermarsi per razionalizzare serve a poco, se si vuole dare una mano a chi è in difficoltà è necessario reagire ... un sorriso, una pacca sulla spalla o anche una semplice parola di conforto sono importati sostegni. "Abbiamo continuato il nostro turno fino a domenica sera - spiega Alberghini -, abbiamo trasportato un malato all'ospedale di Modena e poi abbiamo portato una bambina a Carpi. La piccola soffriva di attacchi epilettici e non avendo le medicine con se necessitava di stare sotto osservazione medica; durante il viaggio abbiamo giocato con lei, era abbastanza impaurita, ma noi con pupazzi e qualche piccolo passatempo siamo riusciti a farla sorridere. E' stata una bella soddisfazione".
"L'ho salvata durante la seconda scossa". Il lavoro di Marco e degli altri volontari di Finale di Emilia è continuato per tutta la giornata di domenica. "Proprio durante la seconda scossa, quella delle 15.18, ho messo in salvo una signora. Eravamo stati chiamati dal 118 per soccorrere l'anziana che si trovava al secondo piano di una casa pericolante tra Canaletto e Finale ma, proprio in quel momento, è arrivata la scossa. Lei ci chiedeva aiuto dalla finestra e mentre tutto letteralmente ballava sono salito su per le scale, l'ho presa in braccio e l'ho portata in strada - ci racconta -. Niente di che, non ho pensato tanto prima di agire ... mi è solo venuto in mente che se fosse stata la mia nonna anche io avrei voluto che qualcuno l'aiutasse".
La modestia nei racconti dei volontari. "Non sono mica un eroe - ci dice -, quelli hanno le croci, be' noi anche portiamo una croce ma la nostra è rossa! - e continua - non è facile mettersi in gioco, non è facile portare l'aiuto giusto, noi ci proviamo e teniamo duro. Gli occhi atterriti delle persone traumatizzate dalla scossa non si dimenticano facilmente, sono esperienze che ti segnano profondamente - spiega Marco - ma di certo ogni volontario cerca di fare il suo meglio per aiutare chi ha bisogno, anche semplicemente ascoltando i loro racconti, i sacrifici fatti per costruire quelle case che il terremoto in pochi secondi ha distrutto ... si, anche solo l'ascolto e un abbraccio possono alleviare le sofferenze di queste persone".
Il racconto di Elisa ConfenteI momenti di fortunata-sfortuna. sono stati momenti che hanno continuato a coinvolgere i volontari della CRI. "Stamane ci siamo recati al Posto Medico Avanzato perché chiamati ad aiutare un signore anziano ... ma ci siamo trovati a dare ausilio a diversi ospiti della struttura". Così, con tono positivo e una voce tanto dolce ed entusiasta, Elisa Confente, infermiera di professione, 27 anni e da 3 in CRI, ci racconta di una macchina dei soccorsi che continua a lavorare anche dopo l'immediata emergenza. "Questa mattina siamo andati al Pma allestito dalla Protezione Civile presso il Centro sportivo di Finale per trasportare a casa un anziano che si alimenta tramite Peg (sondino in plastica inserito nello stomaco di una persona per permetterne la nutrizione). Mentre cercavamo di trovare una giusta soluzione al trasporto del signore, una donna si è avvicinata dicendoci che non aveva i propri farmaci".
"Lavoro da sabato, ma voglio restare qui". "Un paio di telefonate e abbiamo rintracciato un farmacista che si è subito prodigato per aiutare la signora. Poi - continua Elisa - abbiamo saputo che la casa dell'anziano non era agibile e quindi, tramite il 118, riamo riusciti a trovargli una sistemazione in un hotel della zona che sta funzionando come centro di riposo per anziani. Inoltre, abbiamo procurato delle coperte per una signora e proprio mentre pensavamo di aver finito il da farsi, all'improvviso, una signora ha avuto un grave problema respiratorio: siamo intervenuti subito con i nostri macchinari e siamo riusciti a soccorrerla. E' da sabato che sono in servizio - racconta la volontaria - e non ci penso proprio ad andare a casa. Sono contentissima di stare qui, nel pieno dell'emergenza. Mangio quel che mi capita, dormo poco ma io non potrei stare altrove: voglio aiutare gli abitanti di Finale e tutte le altre persone che sono in difficoltà. E' questo il mio compito da volontaria".
Il racconto di Gabriele Mantovani.
Senza sosta dopo 40 ore. "Siamo riusciti ad intervenire prontamente subito dopo il sisma: alle 4.27 il nostro sistema era già a regime, devo dire anche per merito di un nucleo di sei volontari che si sono resi subito disponibili". Alle 4.27 Gabriele Mantovani, volontario della Croce Rossa e coordinatore del servizio ambulanze CRI di Finale Emilia è entrato in attività per questa drammatica emergenza. A distanza di 40 ore è ancora al lavoro senza sosta, infaticabile come gli altri volontari che da ieri lo affiancano in uno straordinario lavoro di assistenza alla popolazione colpita dal terremoto".
L'evacuazione degli ospedali. "Grazie poi al supporto del Comitato locale CRI di Carpi - racconta Gabriele - nel giro di un'ora dal sisma siamo riusciti a gestire tutti i trasporti, i feriti su chiamata del 118, le persone sfollate dalle case inagibili al centro raccolta potendo contare, a Finale, su 5 ambulanze, 2 pullmini, una automobile per trasporto disabili più altri mezzi di trasporto vari. Abbiamo anche partecipato all'evacuazione degli ospedali di Finale, Mirandola e Cento. Domenica è stata una giornata davvero intensa, mi ha colpito soprattutto la calma della popolazione civile che ha reagito mostrando sentimenti di grande solidarietà e unione. Il panico era dipinto sui volti delle persone anziane che non volevano abbandonare la casa".
Le doti necessarie per gestire situazioni simili. "Alcune di esse erano anche ferite, con fratture al femore, al bacino e traumi vari, accomunati da una unica esclamazione: 'Io non lascio casa mia!'. In questi casi - prosegue Gabriele - c'è voluta molta pazienza per fare opera di convincimento, del resto non potevamo fare diversamente, erano feriti e le loro abitazioni inagibili". Professionalità, efficienza, umanità, doti fondamentali per gestire con il dovuto controllo la situazione, anche se operare nella propria città distrutta è un dolore che si rinnova ad ogni angolo. "Non ho potuto fare a meno di commuovermi - ammette Gabriele - quando mi sono recato nel PMA della Croce Rossa: era di fronte alla Rocca di Finale, il simbolo della città. Quando l'ho vista in quelle condizioni non è stato facile...".