"Gli agricoltori attivi saranno premiati, ma nessuna esclusione per i produttori part-time. Basta pagamenti diretti ai campi da golf"

Il Commissario europeo all'Agricoltura, Dacian Ciolos, risponde a tutto campo alle domande sulla proposta di riforma della Pac, dalla semplificazione alla volatilità dei mercati. Sul ricambio generazionale: "Pagamenti diretti (+25%), sovvenzioni per nuovi impianti e incoraggeremo la vendita dei terreni da parte dei piccoli agricoltori che cessano l'attività verso produttori che desiderano ristrutturare le proprie aziende"

Intervista di Claudio Ferri

Commissario, nonostante  le proposte di riforma presentate siano meno penalizzanti di quelle iniziali, l'Italia chiede per la nuova Pac l'introduzione di criteri fondamentali come la produzione lorda vendibile, come uno dei criteri per l'assegnazioni degli aiuti comunitari, e non solo la superficie agricola. Qual è la sua opinione?

Innanzitutto dobbiamo considerare la situazione odierna: le attuali definizioni dei pagamenti, basati su una pletora di sistemi concepiti sulla base di riferimenti storici, hanno perso la loro efficacia. I valori di riferimento storici basati sulla situazione degli agricoltori nel 1992 (!) sono ormai vecchi e non equi. La Pac richiede un nuovo inizio e noi abbiamo bisogno di costruire sul lungo termine. Questa riforma mira a costruire una politica  forte, rilevante non solo per i prossimi 3 o 4 anni. La Pac deve aiutare gli agricoltori ad affrontare le sfide cui si troveranno di fronte non solo domani, ma anche nei decenni a venire. Questa è una nostra responsabilità, specialmente nel periodo di crisi che viviamo oggi, di avere una concezione politica a lungo termine, una visione per la competitività dell'agricoltura europea sia in termini economici che ambientali.

Per questa ragione sto proponendo un modello di pagamenti migliorativo, che sia in grado di offrire supporto in quanto più mirato e connesso alle aree, prendendo il 2014 come anno di riferimento. Questo modello è di più semplice comprensione per i cittadini e per i contribuenti. Esso prende in considerazione sia la dimensione produttiva sia i benefici collettivi prodotti in quella terra. Sarà ancora efficace nel 2020 e oltre.
Inoltre, ci poniamo l'obiettivo di definire una convergenza tra gli Stati Membri in una prospettiva di lungo termine - ovvero per gli anni successivi al 2020. Questo significa che i cambiamenti per Paesi come l'Italia, che riceve di più rispetto alla media europea, saranno graduali, prevedibili e sostenibili. In termini più concreti, proporremo di ridurre i pagamenti diretti in Italia di meno del 5% durante il periodo 2014-2020. Una proposta per una piena ed immediata convergenza avrebbe significato una riduzione di più del 28%.

L'annunciata semplificazione non sembra, secondo le rappresentanze sindacali agricole italiane, aver colto il segno, cosa risponde Commissario?
La mia risposta è molto semplice: questo è sbagliato! La proposte di riforma della Pac formano un pacchetto comprensivo che intende indirizzare a vari obiettivi politici differenti, inclusa la semplificazione. La semplificazione quindi non è da vedersi come elemento isolato, ma deve essere considerata nel contesto degli obiettivi generali della riforma della Pac. Io mi sono quindi adoperato per proporre misure o strumenti che siano il più semplici possibili, pur continuando ad essere strumenti efficaci per raggiungere questi obiettivi. Comprendo pienamente la prima reazione di cui Lei parla. Stiamo parlando di una politica molto importante, che si prende cura del settore agricolo dell'Europa intera. Come risultato, il pacchetto legislativo è di diverse centinaia di pagine. Chiunque ha bisogno di tempo per analizzarlo.  

Gli Stati membri possono escludere dal sistema dei pagamenti diretti tutti i soggetti per i quali gli aiuti comunitari rappresentano meno del 5% del reddito totale: non le sembra una percentuale bassa che di fatto consente l'accesso ai sostegni in modo generalizzato e in sostanza premi solamente il possesso della terra?
Dobbiamo indirizzare meglio i fondi verso coloro che ne hanno realmente bisogno. Per questo motivo stiamo valutando norme più stringenti riguardo agli "agricoltori attivi" e una forma di "limite massimo", al fine di ridurre l'ammontare dei pagamenti diretti che ricevono gli agricoltori con più terreno e con coltivazioni più efficienti, in quanto essi necessitano meno, rispetto ad altri, di questa forma di sostegno diretto. Questa definizione di "agricoltori attivi" è mirata ad escludere dal sistema quei beneficiari che non hanno alcun legame con l'agricoltura. È importante impostare correttamente questa definizione per non escludere gli agricoltori part-time, che sono effettivamente coltivatori e sono anch'essi essenziali per lo sviluppo delle aree rurali. Per contrasto, i campi da golf e gli aeroporti non riceveranno più pagamenti diretti.

Stabilizzazione dei mercati dalla volatilità, gestione dei rischi, compresi  quelli climatici oltre che di mercato: qualche esempio di misura per contrastare questo fenomeno?
L'elemento chiave è che i coltivatori anticipano il rischio di un calo insostenibile del loro introito da un anno all'altro. Non posso qui elencare tutti i rischi che i coltivatori devono affrontare. I vostri lettori sono ben consapevoli che lo spazio concesso per questa intervista non sarebbe sufficiente! La filosofia alla base di questo strumento contro la volatilità sarà "l'Europa farà la sua parte se voi farete la vostra", in altre parole: assicuratevi, create dei fondi comuni e la Commissione vi darà supporto. In termini concreti, per fronteggiare la crisi, se questi fondi pagano 100 euro di compensazione al produttore, la Pac acconsentirà a che si paghino altri 65 euro di sostegno pubblico. Questo nuovo strumento lavorerà mano nella mano con una riformulazione degli strumenti esistenti per la gestione del mercato: intervento pubblico, immagazzinamento privato efficiente e misure di emergenza.

La riformulazione del primo pilastro per alcuni è volta a perpetuare una logica di "piccola rendita", corretta da una ecocondizionalita' che si dice di voler essere semplificata, ma da una prima lettura sembra essere elemento di ulteriore complicazione per gli agricoltori produttivi.
Dietro ad ogni strumento c'è una sfida e il bisogno che le pubbliche autorità agiscano. Lei parla di "piccoli introiti", ma noi dobbiamo guardare in faccia la realtà. Nonostante tutti i loro sforzi per raggiungere i livelli più elevati del mondo in termini di sicurezza alimentare o benessere animale, gli introiti dei produttori sono ancora inferiori del 40% rispetto ad altri settori dell'economia Europea. Questo è un problema reale per la futura agricoltura. Dobbiamo continuare ad integrare il guadagno, indirizzando gli aiuti in modo più corretto rispetto ad oggi. Ma stiamo anche proponendo altri elementi nella riforma che aiuteranno i coltivatori ad aumentare i propri introiti. Per esempio: promuovere le associazioni dei coltivatori dovrebbe aiutare a rafforzare il loro potere contrattuale e quindi ad ottenere di più dal valore aggiunto che essi portano alla catena di approvvigionamento.
Per tornare alla struttura del primo pilastro, in aggiunta all'aiuto al reddito di base, avremo il 30% dei pagamenti diretti dedicati al sostegno specifico delle pratiche di coltivazione sostenibile, il cosiddetto "greening". Proponiamo anche un tetto del 25% per i giovani agricoltori in tutti gli Stati Membri durante i primi 5 anni di attività. E offriamo la possibilità agli Stati Membri di associare parte dei loro pagamenti diretti per rispondere a settori economici specifici o difficoltà regionali e di creare nel primo pilastro un nuovo supporto per le aree meno favorite. Questo andrà in aggiunta a quello che è già disponibile oggi nel secondo pilastro.

Una Pac che non favorisce il ricambio generazionale e premia ancora le superfici a scapito delle aree più produttive. Come si vogliono favorire i giovani agricoltori se si distribuiscono tante risorse ai detentori di tanto patrimonio terra, anche se coltivata in modo estensivo e poco produttivo?
Siamo giunti alla stessa conclusione. Questa è la ragione per la quale ho posto come punto fermo il consultare le organizzazioni dei giovani agricoltori nel processo di stesura delle nostre proposte. Se noi non possiamo incoraggiare maggiormente i nostri giovani coltivatori ad entrare nel settore, allora non abbiamo un adeguato approccio di lungo termine.
Per questo abbiamo messo a punto delle misure non solo nelle nostre leggi sui pagamenti diretti, ma anche attraverso piani di sviluppo rurale - un tetto per i pagamenti diretti (+25%) per giovani agricoltori, sovvenzioni di impianti (70.000 euro in 4 anni) e co-finanziamenti più bassi per innovazione e investimenti. La definizione più stretta di agricoltore attivo, inoltre, probabilmente aiuterà. Mi lasci anche richiamare la sua attenzione su una misura particolare mirata al sostegno di aree rurali vivaci e dinamiche. Promuoveremo vendite di terreni da persone anziane a persone giovani, come da lei ricordato: verrà incoraggiata la vendita dei terreni da parte di piccoli agricoltori, che cessano l'attività, verso altri coltivatori che desiderano ristrutturare le proprie aziende.

Come si concilia il ?premio green' con la realtà delle imprese specializzate in frutteti e viticoltura che paiono escluse?
Per essere chiari riguardo al "greening" - io preferisco l'espressione "supporto per le pratiche di coltivazione sostenibile, ma mi è stato detto che è un po' troppo lungo - gli allevatori di bestiame non dovranno rispettare la diversità di colture sulle loro colture foraggiere, così come i coltivatori non dovranno mantenere pascoli permanenti se non ne hanno alcuno! Sarà lo stesso per la frutta, l'olio di oliva o per i produttori vinicoli. Nelle loro aziende sarà richiesto di rispettare l'obiettivo del 7% della terra dedicata alle infrastrutture ambientali e paesaggistiche. Ho letto molti commenti su questa cifra del 7%. Non significa congelare il 7% delle aree coltivabili. Si tratta di mantenere i margini dei campi, siepi, alberi, terre a maggese, elementi del paesaggio, biotopi, proteggere le fasce e le aree forestali? la nostra valutazione di impatto mostra che questi elementi rappresentano già il 3,5% delle aree nelle zone più produttive d'Europa. Questo consentirà anche ad  alcune zone attualmente considerate non ammissibili, di divenire ammissibili per ricevere gli aiuti.

I bieticoltori italiani ritengono che sia necessario preservare le quote nazionali di produzione dello zucchero così come regolamentate nel 2006. Cosa ne pensa?
Con l'accordo "Tutto fuorché armi"con i Paesi in via di sviluppo, aprendo il mercato europeo all'importazione di zucchero senza limiti, l'Unione europea ha preso de facto la decisione di rinunciare alle quote zucchero. Con molti paesi sviluppati che godono di accesso illimitato e senza dazi al mercato europeo, ma con le esportazioni europee limitate dalle leggi della Wto, finché ci saranno le quote, la fine delle quote stesse è l'unica opzione per fornire al settore una prospettiva di lungo termine. A partire dalla riforma del 2006, la competitività del settore zuccheriero è cresciuta molto nell'Unione europea. Il settore dello zucchero è pronto per la fine delle quote. E sottolineo che non sarà la fine di ogni tipo di controllo del mercato. Per il periodo post-quote, lo zucchero bianco potrà avere accesso agli aiuti per l'ammasso privato, e si dovrebbero stabilire disposizioni comuni per accordi tra le ditte zuccheriere e i coltivatori.

Quale consapevolezza ha la Commissione Ue sugli effetti della proposta sugli allevatori di bovini da latte, a causa della cessazione delle quote latte?
Subito dopo il mio insediamento a Commissario per l'Agricoltura, nel 2010, ho posto sul tavolo il pacchetto latte perché non era possibile attendere oltre per discutere della riforma della Pac nel suo insieme. In questo ?pacchetto' c'è che le aziende zootecniche troveranno le risposte politiche principali per aiutarli ad entrare nell'era senza quote. Dobbiamo muoverci in fretta per essere sicuri che il settore del latte sia pronto per la fine delle quote latte, decisa dagli Stati Membri nel 2008.
Io spero che con il Consiglio ed il Parlamento troveremo presto un accordo che rafforzerà la posizione dei produttori di latte nell'intera filiera di approvvigionamento. Seguirò da vicino l'evoluzione di questo settore fino alla fine del mio mandato.

 

 

Traduzione a cura di Eleonora Bacca

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