La massacrante gara consiste nel nuotare per 3.800 metri nell'oceano, pedalare 180 Km e correre una maratona.

La sua passione è lo sport. Non solo la corsa, ma anche il nuoto e la bicicletta. Tre discipline riunite nel thriathlon, specialità che da anni pratica partecipando a competizioni europee e mondiali. All'ultimo campionato europeo disputato in Israele a fine aprile è arrivato quinto. Ma, anche se non ha bissato le precedenti medaglie (d'oro) di Lisbona nel 2008 e (di bronzo) di Pontevedra nel 2011, Alberto rimane un campione degno di grandi imprese capace di disputare nel 2006 a Kona nelle isole Hawaii, la finale di Ironman, disciplina massacrante che consiste nel nuotare per 3.800 metri nell'Oceano, pedalare per 180 km ed infine correre la maratona di 42.195 metri. Tutto in un fiato senza pause per 13 ore e 52 minuti. Non un record mondiale, forse, anche se lui, il milanese Alberto Ceriani 42 anni, sposato con due figlie, è stato il primo non vedente al mondo a portare a termine quella massacrante gara.

LA MALATTIA GENETICA - Un esempio di caparbietà e voglia di ricominciare di una persona che, nello sport, ha trovato la capacità di affrontare una nuova fase della vita. Cieco dal 1996 per una malattia genetica ereditaria, Alberto lavora come centralinista in una banca. Ma allo sport non rinuncerebbe per nulla al mondo. «Sono diventato cieco d'improvviso: nel giro di sei mesi ho perso prima l'occhio destro e poi quello sinistro. A nulla sono valsi gli esami e i trattamenti a cui mi sono sottoposto nei vari ospedali specializzati». La sindrome di Leber, malattia rarissima, di colpo gli ha tolto la vista. Ma non la voglia di lottare. Quotidianamente, anche due volte nello stesso giorno nei periodi di intensi allenamenti, Alberto prende le scarpe da ginnastica e corre. Oppure, con l'inseparabile guida sportiva Claudio Pellegri, inforca il tandem e si immette nelle strade della città. O ancora con occhialini e costume va in piscina. «Ho sempre praticato sport anche a buon livello. Da ragazzino per me lo sport era un modo per mantenermi in forma e per imparare alcuni valori della vita. Ma da quando sono diventato cieco l'attività agonistica riveste un ruolo fondamentale della mia vita perché mi da la possibilità di conoscere altre persone, di integrarmi e di stare con gli altri».

AMICI INSEPARABILI - E così insieme all'amico Michele Pavan, anch'egli cieco, fonda il sito web disabilincorsa.com, che, via Internet, mette in contatto non vedenti e guide per praticare sport all'aria aperta. Conosce così, nel 2004, Claudio Pellegri, un commercialista di Como, grande appassionato di sport. Claudio lo invita a cimentarsi con lui nelle tre discipline del triathlon, sport che da sempre affascinava Alberto. Da allora i due diventano inseparabili. Si allenano sempre insieme e compiono alcune imprese sportive degne di menzione: attraversano il Lago di Como e quello di Lugano a nuoto e, nel 2005, anche lo stretto di Messina. Ma non solo: si cimentano nella distanza Ironman e partecipano anche alla mitica gara delle Hawaii «Per noi è stato come partecipare ad una finale mondiale dato che erano presenti atleti provenienti da tutto il mondo. Io ero il primo atleta non vedente nella storia della competizione», racconta Alberto. Che aggiunge: «Non penso di fare cose straordinarie e non voglio essere un esempio per nessuno. Voglio solo far capire che un disabile non è inferiore a un normodotato e vorrei coinvolgere sempre più ragazzi come me nello sport».

COME PRATICARE IL TRIATHLON - Ma come fa un cieco a nuotare, pedalare e correre in una disciplina tanto faticosa? «Di solito nella frazione di nuoto la mia guida mi precede ed io sono in contatto con lui mediante una corda della lunghezza di circa 2 metri legata alla mia e alla sua vita. Per pedalare usiamo il tandem e Claudio tiene il manubrio e indica la direzione. Nella corsa sono in contatto con lui tramite una corda legata al polso di circa 30 cm». Ma la carriera sportiva di Alberto prosegue. La sua prossima sfida è rappresentata dalle Paralimpiadi del 2016 in programma a Rio de Janeiro. Le prime in cui anche il triathlon verrà ammesso come disciplina ufficiale. «Riuscire a parteciparvi sarebbe per me il coronamento di un sogno, il momento conclusivo di anni di sport nella categoria disabili».

Michele Novaga

Partner della formazione

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