Parla il responsabile nazionale Anpas Protezione Civile

Carmine Lizza, già componente della Direzione nazionale e Presidente di Anpas Basilicata, nel 2010 è diventato responsabile nazionale Anpas Protezione civile. Nella vita fa il geologo, in particolare si occupa di sismologia e pianificazione territoriale, collaborando da anni con l'Università della Basilicata. Una professione che lo ha portato durante i mesi dell'intervento in Abruzzo, a coordinare l'attività dell'Ufficio Tecnico nazionale di Protezione Civile. Per conto del Dipartimento ha anche condotto uno studio sull'amplificazione sismica del territorio. Raggiunto al telefono da Vita, fa il punto sulla situazione in Emilia Romagna.

Su cosa siete impegnati?
Come Anpas stiamo approntando l'ultimazione di un campo di accoglienza pensato per 250/500 sfollati. I moduli sono completi di tutto quello che può servire per il soccorso alla popolazione. Si va dalle cucine, alle tensostrutture, fino alla infermeria. In previsione abbiamo anche spazi per gli interventi di tipo psicologico e ludico. Tutto quello che può servire per rendere la permanenza  meno stressante e difficoltosa.

Similitudini e differenze con L'Aquila?
Le uniche cose che coincidono sono la magnitudo e la profondità dell'ipocentro. Le differenze invece sono sostanziali. A partire dal numero delle vittime, legato alla amplificazione delle onde sismiche in Abruzzo, che hanno investito i centri abitati. Propagazione che in Emilia non si è verificata. Credo però di poter dire che la più grande differenza tra i due episodi tellurici sia da cercare nella eco da parte dei media. La situazione emiliana è stata smorzata nei toni, anche forse a causa della crisi. Oggi è già la seconda e terza notizia, subito dopo le elezioni e l'episodio di Brinidisi.

Quali le principali criticità?
Al di là dei normali problemi che si incontrano in queste situazioni, di carattere organizzativo e facilmente risolvibili c'è da notare la mancanza delle grosse associazioni nazionali di Protezioni civile che fanno parte della Consulta. Nonostante questo però abbiamo dimostrato di avere una grande forza d'intervento. Il problema è lavorare sulla prevenzione che in Italia manca totalmente.

Quindi, nonostante gli appelli di Gabrielli sulle difficoltà che vive la Protezione Civile, riuscite ancora ad essere efficaci?
Gabrielli più volte ha sottolineato le difficoltà che vive la Protezione Civile. Ma i tagli che sono stati fatti non hanno, fortunatamente, colpito il volontariato. È questo il motivo per cui l'intervento è stato tempestivo.

Come sta reagendo invece la popolazione?
C'è un elevato numero di sfollati, legato più che altro alla paura data dalle repliche piuttosto che agli effettivi danni. Abbiamo 6mila persone che nel giro di qualche settimana potranno rientrare nelle proprie abitazioni. Ci vorrà ancora del tempo per far passare lo shock.

La riforma della PC di Monti che cosa significherà, nel caso dovesse essere confermata, per l'Emilia Romagna?
Tutto sommato per L'Emilia Romagna il problema è relativo. Le assicurazioni si basano sulla pericolosità di ogni territorio. Qui, nonostante gli eventi, il rischio sismico è più basso che altrove il che significa costi assicurativi contenuti. Il problema vero si pone per il resto del Paese. I costi saranno elevatissimi. Basti pensare che in Italia ogni 5 anni c'è un sisma pari o superiore al sesto grado della scala Mercalli. Questo darà vita alla distinzione tra chi potrà pagare e chi no.

Che la pianura padana fosse al riparo dai terremoti è ormai una convinzione del passato?
Non è mai stata corretta. In pianura padana ci sono stati diversi terremoti nella storia geologica di questo Paese. Rimane il fatto che le onde sismiche vengono attenuate dai sedimenti tipici di questo terreno.

Sono state avviate due raccolte fondi, entrambe istituzionali (una della provincia di Modena l'altra della regione). Ne verranno proposte anche dalle associazioni di protezione civile?
Non mi risulta. Noi di Anpas l'abbiamo attivata solo per il terremoto in Abruzzo, ma dedicata al recupero del manto erboso dello stadio di Rugby dell'Aquila dove avevamo il nostro campo. In questo caso non credo succederà. 

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