Drammatica è la situazione del mercato del lavoro globale secondo il recentissimo
Rapporto sul Mondo del Lavoro 2012 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), pubblicato il 26 aprile 2012. Secondo l'OIL, benché in alcune regioni vi siano segnali di una ripresa economica, la situazione dell'occupazione a livello globale è allarmante e non si intravedono miglioramenti nel prossimo futuro. Si evince infatti dal rapporto "
World of Work Report 2012: Better Jobs for a Better Economy" (
Rapporto globale sul mondo del lavoro: lavori migliori per una economia migliore) che mancano ancora circa 50 milioni di posti di lavoro a livello globale rispetto alla situazione pre-crisi e si sta profilando una nuova e più problematica fase della crisi globale dell'occupazione. Ciò che è più grave, le politiche adottate da molti governi intese a dare priorità ad una combinazione di misure di austerità e di riforme drastiche del mercato del lavoro, lungi dal perseguire i risultati auspicati, hanno comportato conseguenze disastrose sui mercati del lavoro in generale e sulla creazione di posti di lavoro in particolare. Nella maggior parte dei casi, per di più, tali provvedimenti non hanno portato ad una riduzione del deficit.
"Il peso eccessivo che molti paesi dell'eurozona attribuiscono all'austerità fiscale sta peggiorando la crisi dell'occupazione e potrebbe portare ad un'altra recessione in Europa", ha dichiarato Raymond Torres, Direttore dell'Istituto Internazionale di Studi Sociali dell'OIL e principale autore del Rapporto. Per nulla incoraggiante è, poi, la
situazione italiana, ove i risultati del mercato del lavoro sono peggiorati durante tutto il 2011. Nel 4° trimestre del 2011, difatti, il tasso di occupazione si è attestato al 56,9%, sempre sotto i livelli pre-crisi. Per lo stesso periodo, il tasso di disoccupazione è passato al 9,7%, segnando un aumento dell'1,9% in rapporto all'anno precedente, il che rappresenta il punto più alto dal 2001. Il tasso di disoccupazione reale, inoltre, potrebbe invero risultare superiore, poiché ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si devono aggiungere circa 250.000 lavoratori in cassa integrazione. Le categorie più colpite sono quella dei giovani e quella dei disoccupati di lunga durata. La disoccupazione giovanile, salita al 32,6% durante il 4° trimestre del 2011, è più che raddoppiata dall'inizio del 2008. Inoltre, molti lavoratori sono usciti del tutto dal mercato del lavoro: nello scorso anno, il tasso dei lavoratori che non cercano più lavoro ha raggiunto il 5% del totale della forza lavoro. Il numero dei giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione ha raggiunto il livello allarmante di 1,5 milioni. Il debito pubblico è schizzato dal 103% del PIL nel 2007 al 120% nel 2011. Si evidenzia, infine, che, per ridurre il deficit, il governo italiano ha aumentato la pressione fiscale e che tuttavia le misure di austerità varate rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo della recessione.