di Carlo Borgomeo*
Il tema dello sviluppo del Mezzogiorno è questione antica, ma sempre aperta. Occorre chiedersi però se il divario con il Centro- Nord sia soprattutto questione economica o non piuttosto questione di coesione sociale, di senso della comunità, di cultura della legalità diffusa: cioè di generali condizioni di vita e qualità della convivenza civile. Naturalmente le forti differenze in termini di ricchezza disponibile rappresentano una causa di differenziazione nelle condizioni di vita, ma la questione meridionale ritengo sia essenzialmente una questione sociale, di nuove povertà, di diversi bisogni, di frammentazione del tessuto civile. La cultura dominante ritiene possibili interventi in questi ambiti solo in presenza di economie fiorenti, seguendo uno schema logico-culturale che vede il sociale come un surplus della crescita. Il progressivo smantellamento del welfare state durante periodi di crisi ne è una prova. Ritengo al contrario che il sociale sia una precondizione dello sviluppo. Come è possibile, ad esempio, attrarre investimenti in territori in cui non c'è rispetto per le regole e per i beni comuni, non ci sono comunità coese e, in sintesi, non c'è una robusta infrastrutturazione sociale? Siamo spesso chiamati a commentare i clamorosi dati sui livelli di dispersione scolastica, a parlare di giovani talenti che vanno via, di donne inoccupate nelle regioni meridionali. Un Paese che dilapida in questo modo il suo capitale umano che futuro può costruire in termini di sviluppo? E' da qui che bisogna ripartire, dalla consapevolezza che la battaglia vincente è quella dell'affermazione della cultura dei beni collettivi, del capitale umano, della capacità di fare rete, di puntare sulla dignità e sulla responsabilità delle persone e sull'amore per la legalità.
*presidente Fondazione con il Sud
www.fondazioneconilsud.it