Decenni di estrazione di petrolio nel Delta del Niger hanno provocato povertà, conflitti e violazioni dei diritti umani. L'inquinamento causato dalle attività estrattive ha devastato la vita della popolazione del Delta del Niger; ha contaminando la terra, l'acqua e l'aria, contribuendo alla violazione del diritto alla salute e a un ambiente sano, del diritto a condizioni di vita dignitose, inclusi il diritto al cibo e all'acqua, nonché del diritto a guadagnarsi da vivere attraverso il lavoro. Centinaia di migliaia di persone ne sono state colpite, in particolar modo quelle più povere e quelle che dipendono da fonti di sostentamento tradizionali, come la pesca e l'agricoltura.

 
Molte zone del Delta del Niger sono ancora inquinate perché le aziende petrolifere non hanno effettuato bonifiche né ripristinato le condizioni iniziali del suolo e dell'acqua. Tra queste anche Bodo, nell'Ogoniland, una città di 69.000 abitanti che da tre anni aspettano giustizia. 

Nell'agosto 2008 una falla nell'oleodotto Trans-Niger ha provocato una grande fuoriuscita di petrolio nella zona di Bodo. Il petrolio si riversò per quattro settimane. La Shell ha denunciato la fuoriuscita di 1640 barili di petrolio, ma secondo una stima indipendente, fuoriuscì l'equivalente di 4000 barili al giorno. La fuoriuscita venne fermata il 7 novembre. Un mese dopo c'è stata una seconda fuoriuscita, sempre a causa delle cattive condizioni dell'oleodotto, che la Shell ha fermato solo dopo 10 settimane.

Da allora, non c'è stata alcuna bonifica. I danni alla pesca e all'allevamento hanno causato scarsità di cibo e un aumento dei prezzi. Gli abitanti di Bodo hanno inoltre denunciato gravi problemi di salute, collegati all'inquinamento del suolo e dell'acqua. Dopo aver cercato a lungo di ottenere la bonifica e un risarcimento, nel 2010 la comunità di Bodo si è rivolta a un tribunale del Regno Unito. Il caso contro la Shell è tuttora in corso. 

Tre anni dopo, nell'agosto 2011, un rapporto delProgramma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep), basato su una propria valutazione dell'inquinamento petrolifero nell'Ogoniland, ha messo in evidenza il fallimento della Shell, da molti anni, nel bonificare efficacemente l'area.  Sebbene il governo della Nigeria sia il principale responsabile delle violazioni dei diritti umani in corso nel Delta del Niger, dal rapporto dell'Unep emergono chiaramente anche le notevoli responsabilità della Shell.
 
Amnesty International chiede alla Shell di rendere conto del proprio operato a Bodo, di ripulire le fuoriuscite di petrolio e di risarcire adeguatamente la comunità locale per tutte le perdite e i danni subiti. La Shell deve inoltre contribuire con una quota iniziale di un miliardo di dollari a un fondo indipendente per la bonifica di tutta la regione dell'Ogoniland.

Partner della formazione

ConfiniOnline fa rete! Attraverso la collaborazione con numerosi enti profit e non profit siamo in grado di rivolgere servizi di qualità a costi sostenibili, garantendo ampia visibilità a chi supporta le nostre attività. Vuoi entrare anche tu a far parte del gruppo?

Richiedi informazioni