E' questo uno dei dati principali presentati nel corso del seminario "S.E. Ci. Coinvol. Gi.", organizzato lo scorso fine settimana a Napoli da AVIS.

La ricerca è stata condotta dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e coordinata dalla prof.ssa Elena Marta, che vanta da lunghi anni di esperienza nel campo sui comportamenti prosociali e in particolare sul volontariato e la donazione di sangue.

Obiettivo principale dell'indagine è stato quello di comprendere il grado di conoscenza dei giovani rispetto alle possibilità di impegno che i loro contesti territoriali offrono. I risultati sono stati presentati a Napoli dai ricercatori Maura Pozzi e Paolo Guiddi: «Lo studio è stato condotto somministrando dei questionari a circa 770 giovani incontrati nelle scuole, università, centri di aggregazione, sportelli informa giovani ed Eurodesk di tre Regioni rappresentative del Nord, Centro e Sud Italia: la Lombardia, il Lazio e la Campania».

L'analisi dei dati raccolti ha messo in evidenza come le nuove generazioni conoscano solo alcune delle possibilità di impegno che le realtà associative offrono. Infatti, l'81,6% degli intervistati ha dichiarato di non conoscere le esperienze giovanili attivate negli ultimi cinque anni sul proprio territorio.

«Del resto - commentano Pozzi e Guiddi - punti di forza e di debolezza delle proposte del territorio sono temi noti in letteratura. Tra tutti i settori presi in esame (Servizio Civile Nazionale, Servizio Volontario Europeo, progetti di cooperazione internazionale e consulte giovani), il primo sembra essere quello più conosciuto dai giovani intervistati.

Il confronto tra diverse aree geografiche ha consentito di porre in luce sia gli elementi trasversali del fenomeno, sia quelli più specifici legati alle caratteristiche del territorio o della città presi in esame. La rappresentazione sociale dell'impegno può sintetizzarsi nell'idea di crescita e formazione personale e lavorativa. È interessante evidenziare anche la funzione di orientamento che viene riconosciuta da tutti i giovani e la sottolineatura all'idea stessa di servizio inteso anche come un mettersi a disposizione della società. E' rilevante anche la richiesta dei giovani di essere parte attiva non solo nella fase di realizzazione, ma anche nella fase di progettazione e publicizzazione di queste possibilità di impegno nei territori di appartenenza».

«Sebbene facciano riferimento a un campione di persone residenti in sole tre Regioni italiane - ha commentato il Presidente di AVIS Nazionale, Vincenzo Saturni - questi dati rappresentano un'importante fonte di riflessione su numerosi aspetti legati al coinvolgimento giovanile e alla presenza del non profit sul territorio. In particolare, dimostrano quanto sia più che mai fondamentale rafforzare i legami in rete tra le associazioni e gli organismi che operano nel Terzo Settore, per incentivare la loro capacità di penetrare maggiormente le diverse realtà locali e sociali presenti nel nostro Paese».

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