PREMESSA
Noi mediatori civili siamo sempre stati considerati, anche statisticamente, un'attività professionale di carattere minore e di importanza marginale. Cosa che non ci rende giustizia. A partire dai dati statistici.
L'organismo dell' ANPAR c'era e aggiungo, c'è. Sono state 225 le mediazioni avviate nel mese di marzo c.a. , Ciascuno può vedere la nostra presenza, con le nostre camere conciliative e arbitrali presenti sull'intero territorio e con un servizio che rendiamo non solo sul piano della preparazione dei nostri mediatori ma anche sul piano dell'incontro e della socializzazione tra le parti, del rapporto umano con le parti in lite, del servizio alla gente meno abbiente. Spesso, in taluni luoghi abbandonati, è soltanto il l'ANPAR a segnalare un minimo si conoscenza della bontà dell'istituto della mediazione. Certo, qualche problema il nostro modo serio di fare le cose lo crea a chi parte da presupposto di voler dettare all'organismo proprie regole fuori dalla norma. Ma provate solo un attimo ad immaginare oggi le controversie senza la mediazioni: costi di giustizia altissimi, consulenze ed assistenza pagate a peso d'oro, lungaggine! nel vedersi riconosciuto un diritto, i cittadini alla mercè di una giustizia civile che non funziona e che è al collasso.
I numeri allora stanno a fotografare questa realtà che, solo per comodità chiamiamo minore, che certamente non dispone di apparati scenici o pubblicitari rilevanti, che altrettanto certamente non riesce ad assicurare servizi di A.D.R (Alternative Dispute Resolution) ma che è in grado di rendere un servizio importante, che è in prima fila nella difesa dei diritti disponibili per tutti i cittadini, che rappresenta una concreta alternativa all'arroganza di chi ha condotto la giustizia al disfacimento. Probabilmente organismi nati per stare contro la mediazione (mi riferisco specificatamente ad una sola professione), non si rendono conto dell'importanza dei numeri, che invece sono decisivi, non solo perchè segnalano lo spessore del nostro lavoro e di quelli che amano la mediazione, ma soprattutto ai fini della considerazione di una attività di sostegno economico ai giovani e ai non meno giovani e di tutte le categorie professionali.
Su questo, oggettivamente, scontiamo una sottoconsiderazione non solo delle istituzioni ma anche degli istituti di studio e di ricerca. Pazienza, ben ci conoscono i cittadini.L'ANPAR unica associazione regolamentata ai sensi dell'art. 26 comma 2, d.lgs. 206/2007, rappresentativa degli interessi legittimi dei mediatori, tuttavia, ha il dovere di evidenziare il peso - anche numerico - della categoria rappresentata, la sua crescita e la sua strutturazione interna, nella logica di fornire informazioni corrette sulla realtà di cui è l'espressione. Lo studio che segue riguarda tutte le classificazioni delle attività svolte dai mediatori che hanno offerto la loro disponibilità all'organismo, con una fotografia che spazia nell'arco dell'ultimo anno e muove dal 2011. Cioè dalla data della dell'entrata in vigore della "obbligatorietà" della mediazione, a partire dalla quale il settore ha visto un aumento continuo delle mediazioni, senza nessuna battuta di arresto, ma con l'ulteriore crescita che si registra giorno per giorno.
"Se dovessi sintetizzare in una mia prima ed istintiva riflessione i dati che seguono", dice Pecoraro, rappresentante legale dell'organismo internazionale di conciliazione & arbitrato dell'ANPAR", mi sembrerebbe di poter dire che il settore, al di là di qualche ombra e di qualche spunto negativo tutto da verificare, gode di buona salute. Se i mediatori aumentano, ciò vorrà anche dire che essi sono considerati un mezzo dignitoso per l'attività di "conciliatori" e di lavoro autonomo.Il problema che ci dovremo porre sarà quello di capire come, con un'evoluzione del genere e con la contestuale immissione sul mercato "di affaristi" della mediazione, i nostri mediatori potranno rafforzare la loro valenza economica e quindi essere ancora e maggiormente disponibili e professionalmente preparati.
In ogni caso la mediazione civile e commerciale c'è e, da quel che emerge non solo dai dati ma dalla realtà quotidiana, i nostri mediatori sono destinati a restare ed essere protagonisti assieme ai cittadini sul mercato dei sistemi extragiudiziali delle controversie con un ruolo non secondario a nessuna libera professione: in quanti e con quali forme di attività saranno soprattutto i cittadini a deciderlo - almeno in parte - i loro organismi di riferimento, che corrispondono ai requisiti di esperienza, di serietà, di onestà.
I dati statistici che seguono, elaborati dall'ufficio statistico del ministero della Giustizia sulla base della consistenza degli organismi attivi iscritti al Registro per l'attività di mediazione civile e commerciale dopo un anno dalla "obbligatorietà" e tenendo conto delle domande avviate nel solo mese di marzo 2012, ci dicono dell'enorme successo della mediazione. In un anno sono 91.690 i procedimenti di mediazione iscritti, 12.000 i procedimenti in un mese ai quali i cittadini hanno risposto con un "BASTA CAUSE IN TRIBUNALE".Tenuto conto dei dati pubblicati e del numero degli organismi iscritti (847 dei quali 247 (quasi un terzo1/3) nella sola Campania, l'organismo dell'ANPAR è fra i primi se non il primo ente che ha avviato nell'anno 1.061 mediazioni, 225 per solo mese di marzo 2012. E' grazie al buon lavoro svolto dall'organismo dell'ANPAR che la Campania può fregiarsi del titolo di essere prima in un settore di vitale impor tanza ai fini della deflazione dei processi civili.
aUfficio stampa ANPAR
AIANNO