Bella, Claudine, Cynthia, Bukuru, Butoyi, Elizabeth, Emelyne, Rahma, Nakia, Ines. Sono solo 10 delle bimbe che ho incontrato a Bujumbura, ma sono quelle che hanno segnato profondamente gli ultimi mesi del mio servizio civile con il VIS. Le seguiamo da vicino, una ad una, da più di un anno, insieme alle suore Missionarie della Carità di san Vincenzo de' Paoli con cui tra mille difficoltà abbiamo avviato una casa di accoglienza per bambine vulnerabili, la Maison Béthanie.
Su ognuna di loro ci sarebbe da scrivere righe su righe. Tutte hanno una storia a dir poco travagliata, di quelle che da noi vengono raccontate per impressionare o semplicemente tentare di far capire a chi ascolta l'assurdità dell'angolo di mondo in cui si è vissuto. Ma lì queste storie sono la quotidianità, e niente più stupisce.
Tra tutte quelle che ho vissuto, oggi scelgo di raccontarvi una storia che colpisce non per la tragicità, ma per la dolcezza e la speranza che infonde.
Il giorno di Natale 2011 l'abbiamo trascorso con le bambine, nella casa costruita per loro accanto alle suore. Alle 20.00 le abbiamo riaccompagnate nel quartiere. Emelyne l'abbiamo portata fino a casa, perché vive a Mubone, la discarica di Buterere, e non è una bella strada da fare sole di notte. L'abbiamo salutata e siamo tornati indietro. Il giorno dopo ci ha detto che quando è arrivata a casa non c'era nessuno. I vicini le hanno detto che la mamma aveva portato gli altri 5 figli al "cinema" (ovvero una casetta dove a volte proiettano dei film). Non avevano avuto nulla da mangiare per tutto il giorno, e la mamma per distrarli li ha portati lì, a vedere un film sulla vita di Gesù. E i bambini ne sono stati felici. Emelyne aveva portato a casa del cibo che le avevamo dato, e quando mamma e fratellini sono tornati dal cinema l'hanno condiviso tutti insieme. È stato un giorno di festa!
Oggi lei e le altre 9 bimbe sono seguite dall'équipe di educatori locali coordinata dai volontari del VIS, che si spende per affiancare le famiglie e sostenerle nella difficilissima impresa di riscattarsi dalla povertà e dalla miseria. Purtroppo non siamo in una favola, e non sempre il lieto fine è garantito, ma queste bimbe trovano nella Maison Béthanie una casa sempre aperta, nei volontari e negli educatori dei cuori che le accompagnano e non dimenticano. Neanche a 8.000 km di distanza.
Fabiana Tornese