Quinto trimestre consecutivo in perdita per SKS Microfinance, istituto indiano specializzato nei microprestiti che deve fare i conti ormai da molto tempo con un'esplosione dei bad loans. La compagnia ha segnato una perdita netta nel quarto trimestre fiscale terminato lo scorso 31 marzo arrivata a 3,30 miliardi di rupie, ovvero 61,7 milioni di dollari. Dato in forte crescita rispetto ai 697,7 milioni di rupie registrati nello stesso periodo del 2011.
L'ondata di insolvenze è partita alla fine del 2010, soprattutto nella regione meridionale dell'Andhra Pradesh, che costituiva il principale mercato per il microcredito all'epoca. Ciò soprattutto in seguito ai pesanti scandali che hanno colpito l'azienda, accusata di aver indotto decine di clienti insolventi al suicidio al fine di intascare il denaro promesso dalle assicurazioni in caso di decesso del debitore. Sarebbero stati applicati, inoltre, tassi di interesse da usura, distruggendo la già precaria stabilità finanziaria di molti cittadini (proprio per questo il governo indiano conta di porre in votazione in parlamento una legge ad hoc per regolare il comparto, entro la fine di quest'anno).
I ricavi nel periodo di esercizio gennaio-marzo sono crollati del 69%, a 528 milioni di rupie, mentre gli accantonamenti per i prestiti tossici sono cresciuti da 1,06 a 2,78 miliardi di rupie. Condizioni che hanno deteriorato fortemente SKS, che conseguentemente ha registrato forti difficoltà anche ad ottenere finanziamenti da parte delle banche.