UNA RICERCA IPR MARKETING RIVELA CHE PER IL 92% DEGLI INTERVISTATI IL PAESE DOVREBBE PUNTARE SUL FOTOVOLTAICO, RITENUTO PERÒ ANCORA COSTOSO DAL 34% DEGLI INTERPELLATI
Agnese AnanassoLo leggo dopoRoma Il sole piace sempre di più agli italiani. Il sole che produce energia. Una risorsa che, tra le rinnovabili, si fa largo anche tra i non addetti ai lavori.
Secondo una freschissima ricerca, "Gli Italiani e il solare ? timori e aspettative", realizzata da Ipr marketing e promossa da Fondazione Univerde e Yingli Green Energy (terzo produttore al mondo di pannelli) è proprio il solare la fonte di energia su cui l'Italia dovrebbe puntare per il futuro. Il 92% degli intervistati nell'ambito del sondaggio (il panel è composto da mille cittadini) ha infatti preferito il fotovoltaico. Senza comunque sottovalutare l'energia eolica (55 per cento), l'idroelettrico (40 per cento), la geotermia (24 per cento) e le biomasse (15 per cento).
Scelte che prevedono quindi una coesistenza di più fonti rinnovabili. «Dal 2009 è aumentata la popolarità del fotovoltaico, come quella di altre fonti di energia rinnovabile ? spiega in proposito Fabio Patti, country manager di Yingli Green Energy ? Certo, anche questo settore ha dovuto fare i conti con la crisi economica globale ma dall'approvazione del terzo conto energia e dell'entrata in vigore della cosiddetta "legge Salva-Alcoa", il fotovoltaico ha avuto una spinta forte e ha trainato anche le altre rinnovabili. L'impulso normativo ha quindi sostenuto la crescita e la popolarità del solare».
La popolarità è cresciuta è vero ma manca ancora un po' di chiarezzasui vantaggi di investire nel fotovoltaico. Sebbene sia riconosciuta, rispetto all'energia tradizionale, come sicura (dal 90 per cento degli intervistati) e compatibile con l'ambiente (96 per cento), il 34 per cento la considera ancora una fonte costosa. «Il dato è migliorato notevolmente: la percentuale nel 2009 era del 62%» continua Patti. «Oggi, grazie alle economie di scala e a un sistema incentivante favorevole, il fotovoltaico è molto meno costoso.
Bisogna poi considerare che il solare potrebbe garantire una maggiore stabilità dei prezzi del Kwh (e quindi una bolletta meno salata) la cui instabilità è generata dalla componente legata al prezzo del gas e del greggio». Un aspetto che è stato riconosciuto dallo stesso ministro dell'Ambiente Corrado Clini.
Il solare tra l'altro si inserisce nel discorso più ampio delle Smart Grid, in cui la generazione distribuita è elemento nodale: ogni edificio diventa un punto di produzione di energia, da consumare sul posto o da immettere in rete. Un sistema che potrebbe realizzarsi anche grazie a campagne di sensibilizzazione e informazione, che comunque stanno già dando i loro frutti, visto che, stando sempre alla ricerca l'82% degli intervistati dichiara di aver pensato di passare al solare.
Nel 2009 erano solo il 54%. Quello che però viene percepito ancora come un aspetto da migliorare è il ruolo del Governo, che per l'85% del campione di intervistati dovrebbe compiere maggiori azioni per incentivare la diffusione del fotovoltaico. «Il Governo dovrebbe avviare un dialogo più efficace con gli operatori e con i consumatori, verificando i dati e le cifre che circolano sul settore, spesso discutibili e che lasciano perplessi» osserva Patti. «Mancano degli studi di settore ufficiali, ma i numeri sono importanti per prendere delle decisioni. Altrimenti si finisce, come è successo, col demonizzare il fotovoltaico, indicandolo erroneamente come una delle cause degli aumenti in bolletta».
Tra le novità introdotte dal V Conto energia c'è l'istituzione di un registro a cui devono essere iscritti gli impianti di potenza superiore a i 12 Kw di picco, previo pagamento (al momento della richiesta di iscrizione) al Gestore dei servizi energetici (Gse) di una cifra variabile, a seconda della potenza dell'impianto. Somma non rimborsabile se non si rientra nella graduatorie e che va versata nuovamente ogni volta che si presenta richiesta. «Si tratta di un registro per pochi eletti: se non rientri in graduatoria non hai neanche la speranza di ottenere finanziamenti dalle banche per installare l'impianto» dice Patti. «In questo modo si riducono ulteriormente le dimensioni medie degli impianti e si crea un effetto distorsivo del mercato. Invece di creare le condizioni per un vero libero mercato si crea un'ulteriore barriera all'ingresso, scoraggiando la produzione sia per l'autoconsumo che per lo per lo scambio differito».
L'85% degli intervistati chiede al governo più azioni sul fotovoltaico Secondo il sondaggio promosso da Fondazione Univerde e Yingli Green Energy, oltre il 90% degli italiani ritiene il solare più sicuro ed ecologico delle fonti tradizionali