Matteo era un giovane di 23 anni. È stato assunto il 10 ottobre 2004 come apprendista dalla ditta Mobiliol di Pietro Martinelli, che produce cere. L'8 novembre 2004 si è sviluppato un incendio in questa azienda e Matteo è rimasto intrappolato tra le fiamme, senza soccorsi, ed è morto dopo 4 giorni, il 12 Novembre 2004, all'Ospedale Grandi Ustionati di Genova. La città è rimasta sconvolta dalla drammaticità del caso. Matteo, quella mattina, su indicazioni del suo titolare, unico responsabile alla sicurezza, ma assente, stava eseguendo delle lavorazioni molto pericolose senza aver fatto nessun corso di formazione e all'interno di un'azienda a contatto con materiali estremamente pericolosi e infiammabili, da solo e senza che nessuno lo soccorresse tempestivamente. A 8 anni di distanza la madre, Gloria Puccetti, combatte per lui e nella sua città come sul web non smette di richiamare l'attenzione su queste morti tragiche e facilmente dimenticate. Lei come Graziella Marota, che ha perso il figlio di 23 anni a Fermo schiacciato da una pressa difettosa mentre lavorava in una grande azienda di elettrodomestici. Come loro, nel 1993 la mamma di Francesco ha perso il figlio appena diciannovenne investito da una gru in un'impresa edile. Non le resta più nessuno e la sua seconda casa è il cimitero dove c'è la tomba di suo figlio. Gloria oggi è consigliere provinciale a Lucca e la sua battaglia è quella dell'ANMIL, di tutte le vittime del lavoro che pretendono rispetto per la loro salute e la vita in tutti i luoghi di lavoro. Il Primo Maggio ha affidato al web le sue parole:
"La nostra Costituzione è una delle più avanzate del mondo occidentale. E' figlia della Resistenza, di uomini e donne come la nostra Didala Ghilarducci. E' stata scritta da un grande movimento di popolo che voleva ritrovare la dignità perduta. Nei 138 articoli, la democrazia è qualcosa di complesso e concreto, di "sacro", e fa male oggi assistere ai vari tentativi in atto per stravolgere il suo senso originario.
Il I articolo della Costituzione recita "l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro..."
Perché il lavoro è l'appartenenza di ogni cittadino al proprio Paese, rappresenta la sua dignità di persona, lo fa sentire utile e integrato, accresce la sua autostima.
Ma dov'è finita la dignità del lavoro? Dove sono finite le norme per cui i lavoratori si sono battuti per anni e che lo rendevano tale? Stage, contratti di inserimento o di apprendistato, contratti di lavoro a progetto, contratti a termine o di somministrazione, a chiamata ecc., tutte formule che hanno un comune denominatore: la precarietà, l'incertezza e pochissime garanzie e tutele. Poi c'è il lavoro nero....
C'è il lavoro quando vogliono, come vogliono... e ce n'è sempre meno, quindi si accetta ogni condizione: si va a lavorare senza contributi, senza assistenza, senza apprendistato, senza formazione, di giorno, di notte ed anche a due euro l'ora...
E si muore, sì, si muore spesso sul lavoro, ne muoiono tre al giorno.
Si muore perché abbiamo sostituito il profitto e i numeri all'essere umano, si muore perché non c'è pena per chi uccide sul lavoro e spesso neanche processi, si muore perché la cultura della sicurezza non è ancora pensata come un segno di civiltà e di progresso, e le norme per attuare la sicurezza sono ritenute come una spesa inutile di cui un'azienda può fare a meno.
Siamo sicuri che quella che abbiamo imboccato sia la strada giusta?
Siamo sicuri che aver infranto il sogno di un lavoro per nostri giovani sia una cosa buona?
Che idea si faranno del domani nel vedere che non saranno mai indipendenti e che i loro diplomi o le loro lauree, peggio ancora, le loro menti, non valgono niente e che si lavora senza certezze e senza regole ?
Oggi è il primo maggio.... una festa che ricordo con emozione: i silenzi per le strade, i negozi chiusi, i lavoratori vestiti a festa, le cerimonie per "ricordare"....
Ma quella di oggi è una stagione atipica: il lavoro è poco, la disoccupazione è tanta e le attività commerciali che rimarranno aperte, non riusciranno a rendere omaggio a questa festa e al suo significato che racchiude molti dei valori che abbiamo il dovere di raccontare ai nostri figli non per guardare indietro ma perché solo dalla memoria e dai capitoli del passato si può ripartire per andare avanti".