La relazione di apertura del 24° Congresso nazionale. Tra antipolitica e tsunami sociale. Il presidente delle Acli lancia i "comitati per il bene comune"
«E' il riformismo il compito e lo spazio dei cattolici nella vita pubblica del nostro Paese». Lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, aprendo i lavori del 24° Congresso nazionale delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. «Un riformismo democratico e sociale, che parte dagli ultimi, che ha come compito civilizzare l'economia e civilizzare la politica».
«Il riformismo cattolico - ha ricordato Olivero - nella sua forma sociale e democratica, ha avuto un ruolo decisivo nella costruzione dello Stato repubblicano e anche dopo, negli anni in cui l'Italia rinasceva e si avviava a diventare una delle grandi protagoniste della storia europea e dell'economia mondiale. Nel moto riformatore impresso alla nostra società in tutti i campi, dall'agricoltura alle infrastrutture, dalla casa alla scuola, dalla famiglia al lavoro sono grandi cattolici a segnare la svolta e a dare sostanza alla vita democratica secondo lo spirito del dettato costituzionale».
Il presidente delle Acli cita i nomi di De Gasperi, Fanfani, Vanoni, la «forza visionaria» di La Pira, il rigore appassionato di Dossetti o di Lazzati, fino alla «prudentissima audacia di Moro, che ha dato al riformismo cattolico la palma del martirio, anzitutto da intendersi nel senso originario di coerente testimonianza fino alla morte violenta». «Ora - afferma Olivero - ci viene chiesto un impegno riformatore non meno audace di quello passato. Il pericolo non è meno grande, la crucialità del momento non meno decisiva di quelle lontane stagioni».
Il presidente delle Acli indica alcune delle priorità: «Creare nuova e buona occupazione per i giovani, trovare nuove forme di contrasto alla povertà e all'impoverimento crescente, ridare attraverso una nuova legge elettorale ai cittadini la possibilità di scelta dei rappresentanti (la proposta sul tappeto è valida, ma ci preoccupano i tempi del suo iter). Occorre anche lavorare sui temi cruciali della fiducia tra i cittadini e la sfera pubblica: dalla legge contro la corruzione, quanto mai necessaria anche per rilanciare la nostra economia, al problema del finanziamento pubblico dei partiti, connesso con la trasparenza dei loro bilanci».
LO "TSUNAMI SOCIALE"
«La sfiducia dei nostri concittadini nella politica così com'è - continua il presidente delle Acli - , rischia di impantanarsi in una deriva anti-politica senza sbocchi. O peggio in soluzioni populistico-demagogiche di cui non mancano segnali evidenti»
«L'affidamento alla competenza dei tecnici non basta a dare risposte ai cittadini sempre più impoveriti dalla crisi, impauriti dall'insicurezza del futuro, dal drastico ridimensionamento del sistema di protezione sociale del welfare. Paradossalmente, la relativa libertà dalla ricerca del consenso da parte del governo dei "tecnici" può accentuare la distanza tra i cittadini e le istituzioni governative, se non è accompagnato da un ascolto costante dei bisogni reali e del disagio sociale, vero "tsunami" latente ma avvertibile di una crescente disuguaglianza non più solo di "opportunità" (tipica preoccupazione di una fase di crescita ) ma di condizioni e di tutele reali».
«La fragilità di questa compagine governativa - aggiunge - oltre che dalle ragioni di carattere emergenziale che conosciamo, nasce dalla sua difficoltà a comunicare al Paese qual è il disegno, il progetto complessivo a cui è chiamato, attraverso sacrifici di notevole entità. Questo è proprio e solo il compito della politica quale noi la conosciamo e la intendiamo. Compito che si può sospendere, ma non delegare e non troppo a lungo. C'è bisogno di politica, c'è bisogno di buona politica. Di politici competenti, appassionati, moralmente rigorosi»
IL LAVORO, IL WELFARE, LA PATRIMONIALE
Il presidente delle Acli parla della riforma del mercato del lavoro: «Non bisogna fermarsi a pur importanti questioni di principio - come per larga parte si è fatto in questi mesi nel dibattito intorno all'articolo 18 - ma avere la lungimiranza di costruire nuovi servizi integrati a supporto dei lavoratori. Oggi il sistema pubblico di intermediazione è del tutto assente, la formazione professionale è marginalizzata e maltrattata, le tutele assistenziali e previdenziali sono spesso inadeguate ai nuovi lavoratori».
«Il welfare - ha aggiunto Olivero - è stato la prima vittima illustre di questa crisi. Un lusso che non possiamo più permetterci, secondo alcuni, un residuato del passato, per altri. Pochi si sono accorti, invece, che proprio in questa situazione difficile il nostro modello sociale ha dimostrato tutta la sua efficacia garantendo, fino ad ora, la tenuta della coesione sociale e, quindi, di una autentica democrazia». Ma il modello di welfare necessita una «profonda revisione»: «dobbiamo superare le forme assistenzialistiche e risarcitorie con cui si è sviluppato, correggerne lo sbilanciamento sulla previdenza, a tutto danno dei più giovani e a detrimento dei servizi, riorganizzarne l'offerta allargando lo spazio pubblico attraverso il concorso del Terzo Settore. Tutto il contrario, lo dobbiamo dire, di cosa si è fatto in questi anni, con tagli lineari progressivi che hanno lasciato intatti i problemi strutturali e cancellato le poche risposte innovative messe in campo con l'associazionismo e la cooperazione».
E ancora: «Costruire una misura universalistica di contrasto alla povertà assoluta, come quella che stiamo elaborando con gli amici della Caritas e di Sant'Egidio, ricostituire i fondi per le Politiche Sociali, avviare la riforma dell'assistenza, per anziani e per disabili, secondo le specifiche necessità, sbloccare i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti del Terzo Settore - non capitalizzato, per sua vocazione, e quindi più fragile in questi tempi - anche in deroga al Patto di stabilità, sostenere e professionalizzare il lavoro di cura nelle famiglie, iniziando una politica di sgravi che possano permettere emersione di lavoro sommerso e dignità con costi risibili per l'erario».
Olivero invoca quindi «il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, associando lo ius solis allo ius sanguinis», e ribadisce la richiesta di «una robusta patrimoniale in grado di disincentivare la rendita speculativa rispetto al rischio di impresa e di una riforma fiscale che metta le famiglie nella condizione di far ripartire i consumi e, soprattutto, di ridistribuire il reddito in modo equo».
GLI IMPEGNI DELLE ACLI: IL PIANO PER L'OCCUPAZIONE GIOVANILE
Il presidente delle Acli lancia quindi l'impegno per l'associazione di «dare vita, entro l'autunno, ad un "piano per l'occupazione giovanile" in grado di dare risposta concreta ad una istanza sociale che ha assunto in questi mesi una drammaticità crescente. Le Acli dovranno mettere in campo tutte le loro energie, facendo tesoro e sintesi delle esperienze già in atto nella cooperazione sociale e nella formazione, ma ancor più dovranno coinvolgere nel progetto partner qualificati, a partire dalle organizzazioni del Forum dei cattolici nel mondo del lavoro. Dovrà in primo luogo essere portata avanti un'azione politica volta a rendere questa una priorità del governo e di tutte le forze politiche, ma contestualmente il sistema Acli dovrà sviluppare al suo interno competenze capaci di promuovere nuova cultura sociale d'impresa, in particolare tra i giovani».
I "COMITATI PER IL BENE COMUNE"
Olivero, infine, lancia l'idea della creazione di "comitati per il bene comune" diffusi su tutto il territorio ed in grado di mantenere «una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su alcune questioni cruciali di questa fase di transizione»: la legge elettorale, «che deve assolutamente essere modificata prima delle elezioni»; la «definizione dei partiti come soggetti di diritto pubblico, e quindi democratici e trasparenti - ed il finanziamento pubblico, che è giusto mantenere ma a condizione di regole certe e di importi nettamente inferiori a quelli attuali».
Un'azione da portare avanti cercando «l'interlocuzione e l'apporto di tutti i soggetti disponibili, a partire dalle organizzazioni del mondo cattolico e da quelle del Forum del Terzo Settore».