Il governo, confermando un orientamento gia' espresso da quello precedente, sembra non tener conto del fatto che l'embargo europeo venne adottato nel 1989, a seguito delle violazioni dei diritti umani legate alla repressione del movimento di Tiananmen, e che purtroppo il quadro della situazione non e' mutato. Fornendo armi alla Cina, l'Europa rischierebbe di contribuire a gravi violazioni dei diritti umani in quel paese. La totale assenza di trasparenza in materia di import ed export di armi da parte del governo di Pechino, potrebbe a sua volta comportare il trasferimento di armi acquistate in Europa verso zone di conflitto, compreso il Sudan, gia' oggi grande acquirente di armi cinesi. La Sezione Italiana di Amnesty International auspica che il governo receda dal tentativo di promuovere la cancellazione dell'embargo europeo sulla vendita di armi in Cina. Insistere su questo significherebbe, fa notare l'organizzazione, mancare di coerenza rispetto all'impegno assunto dall'Italia in favore di un Trattato internazionale sul commercio di armi, obiettivo della campagna Control Arms, che Amnesty International sta svolgendo a livello mondiale insieme a Oxfam International e alla Rete internazionale d'azione sulle armi leggere (Iansa).

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