Dal 1 gennaio 2012 ad oggi sono morti 37 detenuti, 17 dei quali si sono suicidati e per 15 le cause sono ancora da accertare. A Busto Arsizio il carcere può contenere un massimo di 167 detenuti, ad oggi ne contiene 403 per un tasso di affollamento del 414%; quello di Varese ha una capienza regolamentare di 53 posti, oggi vi sono 126 persone con un tasso di affollamento del 237%. L'istituto penitenziario di Melfi denuncia invece una carenza di fondi tale per cui è impossibile assicurare alcun tipo di attività pomeridiana per mancanza di agenti di polizia.

Sono solo alcuni dei dati che l'Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione di Antigone è riuscito a raccogliere nel suo viaggio nelle carceri italiane. Anche quest'anno infatti, l'associazione ha ottenuto l'autorizzazione del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria a visitare gli istituti di pena presenti in Italia. Martedì 17 aprile a Roma sono stati presentati i risultati di questa indagine che puntava soprattutto a verificare la reale efficacia della legge "Salva-carceri" firmata dal Ministro Severino.

Tale efficacia, secondo l'associazione Antigone e in base ai dati emersi, risulta pressoché inesistente. Al 31 dicembre 2011 i detenuti presenti nelle carceri italiane risultavano 66.897; al 13 aprile 2012 la diminuzione è stata solamente di 312 unità. A tre mesi dalla sua entrata in vigore, il decreto Severino ha evitato la crescita ma non ha ridotto i numeri del sovraffollamento negli istituti penitenziari.
Le principali motivazioni di questo mancato effetto, secondo Antigone, sarebbero soprattutto quattro: dopo un'iniziale diminuzione, a partire da febbraio stanno di nuovo aumentando gli arresti con conduzione in carcere (6.174 solo nel marzo 2012); le persone uscite con la detenzione domiciliare sarebbero comunque uscite ordinariamente con altra misura alternativa già in vigore; la durata media della custodia cautelare è in crescita, così come cresce anche la durata media delle pene comminate.

A rendere ancora più grave il quadro dei penitenziari italiani vi è poi quello che durante la presentazione dell'indagine di Antigone è stato definito il "bluff degli spazi". Dalle statistiche ufficiali sulla capienza regolamentare, infatti, risultano in tutto il Paese 45.742 posti letto. Questo dato però non considera affatto i circa 5000 posti inutilizzabili e quindi praticamente inesistenti perché tanti reparti sono chiusi a causa di problemi di manutenzione ordinaria o straordinaria. Mancano i fondi per far fronte a qualsiasi tipo di riparazione, dal tubo che perde acqua alla caldaia guasta. Si finisce quindi per chiudere i bagni, intere sezioni di celle, creandone delle altre in quegli spazi che prima invece erano dedicati ad attività e momenti che favorivano la socialità e la vivibilità del carcere. Così nei penitenziari c'è sempre meno spazio, ma sulla carta la loro capienza aumenta. In Toscana, l'associazione ha rilevato che la capienza della regione risulta cresciuta di 300 posti ma in realtà non ci sono nuovi padiglioni o nuovi istituti, anzi la disponibilità di spazi è sicuramente inferiore a quella del 2007. L'istituto di Arezzo è completamente chiuso; quello di Livorno lo è in buona parte; a Porto Azzurro sono chiuse ben due sezioni.

Effetti decisamente inferiori alle aspettative sono anche quelli che ha avuto la legge 199 del 2010, che prevedeva la possibilità di scontare l'ultimo anno di pena in detenzione domiciliare e che il decreto "Salva-carceri" ha modificato estendendo questa possibilità agli ultimi 18 mesi. "Siamo ancora fermi - dicono da Antigone - a meno di 6.000, e si tenga presente, nel valutare l'impatto di queste norme sul sovraffollamento, che molti di coloro che ne hanno beneficiato oggi sarebbero fuori comunque per fine-pena".

Negli istituti di pena, oltre a vivere in condizioni sempre peggiori, i detenuti non possono più nemmeno lavorare o se lo fanno ricevono una busta paga mensile di meno di 30 euro. Com'è noto il lavoro penitenziario è un elemento fondamentale del trattamento e strumento privilegiato di reinserimento sociale e può essere svolto o alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria o di soggetti terzi, come ad esempio le cooperative sociali. Tuttavia nei primi mesi del 2012 si registrano drastici tagli di spesa previsti dall'amministrazione, sia per pagare le mercedi dei detenuti dipendenti, sia per sostenere le imprese o cooperative che li assumono. Quest'anno infatti la legge 193/2000 che prevedeva benefici fiscali e contributivi per quelle cooperative sociali e aziende che avessero assunto persone in esecuzione della pena, non è stata rifinanziata e la Direzione generale dei detenuti del Ministero della Giustizia si è limitata a stanziare 2 milioni di euro destinati ai soggetti (imprese e cooperative) rimasti esclusi dal beneficio nel corso del 2011. A febbraio 2012 la Commissione Bilancio della Camera ha bloccato, per mancanza di copertura finanziaria, la proposta di legge 937, Norme per favorire il lavoro dei detenuti, presentata nell'ottobre 2011 e che puntava all'inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, in esecuzione della pena o in misura alternativa, attraverso sgravi fiscali alle imprese che li avessero assunti. Tutto ciò, secondo Antigone, ha provocato e continuerà a provocare la perdita del lavoro per molti detenuti e la chiusura di molte cooperative sociali che non potranno più contare su questi sgravi.

Sul motivo per cui in Italia risulta così difficile porre rimedio alla drammatica situazione degli istituti di pena si è soffermato, infine, Mauro Palma, Presidente del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura. "Se non si interviene su quei nodi strutturali sui cui finora non si è mai intervenuti - ha detto il Presidente - il problema è destinato a crescere". Uno di questi "nodi strutturali" sarebbe, secondo Palma, la frequenza sempre più ravvicinata in Italia degli appuntamenti elettorali che ormai ci mandano alle urne praticamente ogni anno ma soprattutto non permettono di attuare una politica di lungo respiro per la questione carceri che resta ancora impopolare e quindi rischiosa se inserita fra i temi delle campagne elettorali.

Tutti i dati relativi alla visita nelle carceri italiane dell'Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione di Antigone sono disponibili sul sito dell'associazione

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