Nella mia qualità di socio fondatore e past president di Salvabebè Salvamamme, ho inviato lo scorso 3 aprile una lettera al Presidente del Consiglio, on.le Mario Monti, nella quale mi permettevo di segnalare il fatto che, in un momento di crisi che colpisce nel profondo le famiglie più povere, l'Associazione, presso la quale sono attivo e che rappresenta un paracadute per la salute di migliaia di bambini e non di rado della stessa sopravvivenza per i piccini, si trova esposta al rischio della sospensione della propria opera a causa di tanto pesanti quanto inconcepibili procedure di riscossione delle imposte messe in atto da "Equitalia".
Deve essere in primo luogo ricordato che alimenti, vitamine, svezzamento, corredini, accessori per l'infanzia, giungono attraverso la nostra operosa presenza a coprire necessità inderogabili, in sintonia con migliaia e migliaia di cittadini che, con slancio fiducioso, affidano all'Associazione tutto quello che hanno investito con amore e che al proprio bambino non serve più.
L'Associazione poi seleziona, rimette a nuovo, controlla per la sicurezza e conformità alle norme C.E., cataloga, trasporta, conserva e infine redistribuisce sulla base di migliaia e migliaia di richieste formulate con fax protocollati da centinaia di Amministrazioni, enti pubblici e privati, certificando le assegnazioni con elenchi in duplice copia quietanzati al fine di assicurare la massima trasparenza e verificabilità del duro lavoro, assicurato dalla dedizione di un manipolo di volontari che letteralmente si uccidono per far fronte a una domanda che sgorga da un mare di dolore e di privazioni.
Le inadeguate ma indispensabili risorse finanziarie, il cui valore risulta decuplicato nell'esito del nostro operare, arrivano, a causa dei problemi di finanza pubblica anche legati alla crisi in atto, con ritardi tanto cospicui quanto inevitabili da pubbliche amministrazioni, con le quali esistono ottimi rapporti di collaborazione, in ragione della chiarezza dell'attività associativa e della stima profonda che la circonda.
Le nostre condizioni operative risultano, peraltro, pesantemente aggravate a causa delle procedure di riscossione delle imposte messe in atto da Equitalia, che impongono, come condizione per il versamento dei contributi concessi, il preliminare pagamento dei tributi al quale associazioni "no profit" possono in definitiva provvedere soltanto con i fondi assegnati, ma non ancora corrisposti, subendo quindi l'ulteriore carico di spropositate multe, che ne compromettono la stessa sopravvivenza.
Viene cioè da Equitalia esteso il trattamento punitivo riservato agli evasori fiscali, al quale viene assurdamente parificata un'Associazione che regge nella disperazione tra disperati, e che rappresenta una realtà assolutamente diversa. in una situazione che, tra l'altro, potrebbe essere facilmente sanata, ad esempio, mediante trattenuta, da parte dell'ente che concede il contributo, dell'importo dovuto a titolo di imposta e versamento diretto dello stesso all'erario.
Crediamo fermamente nelle istituzioni, plaudiamo alla Guardia di Finanza, ma, proprio per questo, siamo sconvolti perché finiamo uccisi proprio dalle istituzioni e dalle burocrazie. E come noi in condizioni analoghe vengono a trovarsi un gran numero di associazioni benefiche, quelle in particolare che, più che parole, soddisfano bisogni primari.
E' la ragione di questo nostro pubblico appello a tutte le forze politiche e alle istituzioni che hanno responsabilità di quanto sta accadendo, perché l'Associazione sia salvata e, con essa, quest'ancora di salvezza per migliaia di bimbi e delle loro famiglie.