Nawal, 6 mesi, soffre di vomito e diarrea da giorni. Sua madre Khadija pensava che il malessere fosse dovuto alla dentizione. Infine, visto che la febbre non accennava a calare, lo ha portato a un ambulatorio qui a N'Djamena, capitale del Ciad, dove al bambino è stata fatta la diagnosi di 'malnutrizione grave acuta'.

«A casa abbiamo problemi seri per mangiare» ammette la donna. «Mio marito è un moto-tassista [nella città i moto-taxi sono il veicolo più diffuso di trasporto pubblico], ma quanto guadagna non basta più per sfamare la famiglia.» 

Khadija non è certamente l'unica ad affrontare queste difficoltà: sono centinaia le madri di famiglia che portano i loro figli all'ambulatorio "Notre Dame des Apôtres".

« Soltanto ieri abbiamo registrato 62 casi di malnutrizione grave » riferisce suor Marceline M'po , infermiera ed esperta nutrizinista della clinica. « E oggi abbiamo già superato quota 70. »

 

Una crisi che colpisce i già vulnerabili

Anche in un anno normale, il Ciad ha uno dei tassi di malnutrizione cronica più alti al mondo. Qui ogni anno si ha una stagione di magra, detta "stagione della fame".

Secondo i dati UNICEF (2010), il 15,7% dei bambini sotto i 5 anni soffriva di malnutrizione grave acuta già prima della siccità odierna.

Nel 2011, le piogge sono state praticamente assenti. La mancanza di precipitazioni, associata agli scarsi raccolti, sta provocando un'impennata drammatica nei tassi di malnutrizione: non solo nel Ciad, ma in tutta la regione del Sahel

Quest'anno si prevede che la stagione di magra durerà da aprile a settembre, anziché - come di solito avviene - da giugno a settembre.

A ciò si somma la stima, da parte del Governo locale, di un incremento nei prezzi dei cereali che osclla tra il 22 e il 43%. I rincari vanno a colpire non soltanto le famiglie e i bambini, ma anche le infrastrutture sanitarie incaricate di soccorrerli.

«L'anno scorso, un sacco di farina per alimentare i bambini affetti da malnutrizione moderata ci costava 15.000 franchi CFA [circa 23 euro)» prosegue suor Marceline. «Quest'anno paghiamo un sacco 24.000 franchi [oltre 36 euro]. E se è un problema economico per noi, figuriamoci quanto può esserlo per le famiglie povere.»

 

Rispondere senza indugio

UNICEF e Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno appreso un'importante lezione dalla crisi alimentare nel Corno d'Africa del 2011, modificando le proprie linee-guida sulla individuazione dei casi di malnutrizione grave acuta, in modo da consentire una risposta più tempestiva.

«OMS e UNICEF hanno introdotto nuovi criteri per una diagnosi rapida dei bambini gravemente malnutriti, accorciando i tempi per il ricovero ospedaliero e per la cura nei momenti più decisivi della malattia» spiega il dottor Yaron Wolman, a capo della sezione Salute e Nutrizione dell'UNICEF Ciad.

L'UNICEF e le organizzazioni partner non hanno perso tempo. In Ciad, l'UNICEF sostiene 276 centri nutrizionali, e altri stanno per aggiungersi alla rete esistente. 

«Per mesi abbiamo visto che la crisi si materializzava all'orizzonte, e abbiamo lavorato con il Ministero della salute del Ciad e con altri partner per preparare una risposta adeguata. Ora abbiamo un buon numero di presidi in cui effettuare lo screening dei casi a rischio e affrontare i primi mesi della crisi. Ma al di là di questo, abbiamo bisogno degli aiuti internazionali» conclude il medico.

(Eva Gilliam, UNICEF)

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