Fra tagli e costi da abbattere, come cambia il Welfare in Italia: sempre meno pubblico.  Il Terzo settore  sempre più coinvolto e sostitutivo nella gestione dei servizi sociali

"dai 13 miliardi recuperati dalla lotta all'evasione fiscale, si ritagli una quota per rifinanziare il fondo sociale e il fondo per la non autosufficienza"

Organici comunali ridimensionati a vantaggio degli affidamenti esterni; aumento dei carichi di lavoro per gli addetti; forte coinvolgimento delle associazioni nell'erogazione dei servizi sociali.  
I  risultati che emergono dalla Quinta rilevazione nazionale sul rapporto fra Enti Locali e Terzo Settore promossa dall'Auser e presentata a Roma il 17 aprile 2012, mostrano un  welfare locale sempre meno pubblico, sempre meno "comunale". Scende al 42% la percentuale di servizi sociali gestiti direttamente dai comuni,  una quota che si riduce al 24,2% nel Nord - Ovest e si eleva fino al 54% al Sud. Cresce invece il ricorso alle convenzioni con il volontariato.  Il quadro normativo sollecita ormai da alcuni anni i Comuni alla dismissione dei servizi in gestione diretta a favore dell'affidamento a soggetti terzi.  Il forte ricorso al Terzo settore è però  ancora poco regolato ed è  motivato soprattutto dalla necessità di abbattere i costi.  
Il V Rapporto Auser, scatta una chiara fotografia sulle modalità di gestione dei servizi socio-assistenziali da parte dei comuni e la realtà che emerge non è delle migliori, con il personale ridotto al lumicino - diminuito del 6,6% negli ultimi 3 anni - e  con una carico di richieste che si riversa sempre più sulle spalle del  terzo settore.  Mentre le fasce deboli della popolazioni sono in grande difficoltà.
I dati del dossier Auser confermano, infine,  che al centro delle relazioni tra enti locali e Terzo settore c'è  un enorme paradosso e molte contraddizioni. A fronte del rilevante apporto che Associazioni e Imprese sociali forniscono alla gestione dei servizi sociali, le amministrazioni pubbliche locali sono ancora inadempienti nella creazione di regole davvero efficienti e trasparenti per consentire al Terzo settore di erogare servizi di qualità alla cittadinanza, e di giocare un ruolo importanti nella programmazione sociale e in termini di sussidiarietà orizzontale.

"Il panorama è allarmante- ha sottolineato Michele Mangano presidente nazionale Auser- visto il continuo arretramento del sistema dei servizi pubblici nel nostro Paese.
Fra azzeramenti, riduzioni e tagli, i servizi sociali ai cittadini più fragili, rischiano di essere  ridotti  pesantemente o addirittura cancellati. E sulle spalle del Terzo Settore comincia a pesare un carico troppo grande, di vera e propria sostituzione nell'erogazione dei servizi sociali e non più di integrazione. Il Volontariato non può essere imbrigliato, burocratizzato.    Rivolgiamo un appello al Governo  che dopo il rigore dia spazio all'equità, una parola che sembra sparita dal vocabolario dei provvedimenti governativi. Il Welfare nel nostro Paese non è solo definito dalla questione previdenziale e dal mercato del lavoro, è molto più articolato. Suggeriamo che dai 13 miliardi recuperati fino ad ora dalla lotta all'evasione fiscale, si ritagli una quota per rifinanziare il fondo sociale e il fondo per la non autosufficienza."

Comuni a corto di personale: assistenti sociali, educatori, psicologi regolati da contratti atipici
Nel periodo ottobre 2011/ marzo 2012 è stato rilevato come le procedure di assunzioni attivate dai Comuni più grandi (con popolazione superiore ai 10 mila abitanti) per l'erogazione di servizi socio-assistenziali, abbiano privilegiato soprattutto il reclutamento di  dipendenti con contratti a termine o "flessibili": tempo determinato, collaborazioni coordinate e continuative, contratti di somministrazione di manodopera e altre forme "atipiche".
A fronte di 216 procedure di assunzione esaminate (riguardanti il settore dei Servizi sociali), si è visto come solo in 34 casi siano state previste assunzioni a tempo indeterminato; 56 sono stati i contratti a tempo determinato; 78 i contratti di collaborazione occasionale con erogazione di voucher proposti (nell'ambito di assunzioni di figure accessorie nei servizi sociali), 48 le collaborazioni a progetto,  le coordinate continuative e altre forme contrattuali.
Va sottolineato come in 44 casi, i contratti a termine  posti in essere dalle Amministrazioni comunali abbiano riguardato figure professionali basilari o "indispensabili" ai fini dell'erogazione delle prestazioni sociali, quali: assistente sociale (22), psicologo  (9), educatore (13).

Le parole d'ordine: poche assunzioni ed esternalizzare i servizi. Il personale dei  Comuni diminuito del 6,6% negli ultimi 3 anni
Il personale in servizio presso i comuni italiani, nell'ultimo triennio , diminuisce mediamente del 6,6%. Questo è quanto emerge dall'elaborazione dei dati forniti nel "Censimento generale del personale in servizio presso gli Enti Locali" redatto annualmente dal Ministero dell'Interno. Considerando l'ultimo  biennio, il trend negativo riguarda per lo più i comuni appartenenti alle regioni del Nord-Est (-13,6%) mentre il personale risulta in flessione di circa il 7% nel Nord-Ovest e nel Centro Italia e del 2,3% al Sud. Se si osserva l'andamento nel triennio 2008/2010, comunque, la flessione appare maggiormente marcata anche nelle regioni del Centro (-9,4%) e nel Sud e nelle isole (-5,1%).
Tra le regioni maggiormente interessate dal fenomeno risultano la Liguria (-43,8% nel 2009-2010) e l'Emilia Romagna (-26,3%) al Nord, mentre al Centro è la Toscana (-15,7%) a mostrare la flessione più marcata. Tra il 2008 ed il 2010 solamente in Abruzzo (+3,1%) e in Valle d'Aosta (+2,9%) si è registrato un aumento del personale in servizio presso i comuni.
In relazione al fenomeno appena descritto risultano maggiormente marcate le differenze territoriali per quel che riguarda l'incidenza, ogni 1.000 residenti, del personale in servizio presso i comuni della stessa area geografica. Tale quota infatti, sebbene più contenuta al nord Italia già nel 2008, a seguito della maggior diminuzione dei personale nel settentrione, scende al 6,5 e al 6,7 rispettivamente nelle regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest, mentre risulta pari al 7,4 nel centro e al 7,9 al sud e nelle isole. Al Sud è soprattutto la Sicilia (11,0) a mostrare l'incidenza più elevata del personale in servizio nei comuni, assieme a Calabria (8,4) e Basilicata (7,3).


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