«Trovare soluzioni diverse per le diverse situazioni». «Sottovalutato il problema. Con la concertazione non sarebbe successo». Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani aderiscono alla manifestazione unitaria sulle pensioni indetta per domani, venerdì 13 aprile, da Cgil, Cisl e Uil. Le Acli saranno presenti in Piazza della Repubblica a Roma, con una delegazione guidata dal presidente Andrea Olivero, per sollecitare il Governo a «correggere gli effetti distorti della riforma delle pensioni» e trovare in particolare una soluzione al problema dei cosiddetti "esodati".
Con la nuova disciplina varata a fine 2011, infatti, questi lavoratori rischiano di non vedere riconosciuti i diritti conseguiti da accordi collettivi di mobilità o uscita incentivata dalle aziende, che prevedevano l'utilizzo di "scivoli" fino al raggiungimento dell'età pensionabile.
«L'innalzamento dei limiti di età per andare in pensione - ricordano le Acli - rischia di lasciare questa fascia di lavoratori per lunghi periodi senza stipendio, senza copertura degli ammortizzatori sociali e senza trattamento pensionistico. Trovare soluzioni senza generare palesi iniquità è una questione di giustizia sociale».
Le Acli imputano al Governo una «sottovalutazione del problema» e suggeriscono l'adozione di «soluzioni diversificate» a fronte di «situazioni molto diverse tra quanti sono rimasti "intrappolati" nelle nuove regole delle pensioni»:
L'impiego dei vecchi ammortizzatori sociali per quei lavoratori collocati in mobilità sulla base di accordi sindacali antecedenti l'entrata in vigore del decreto sulle pensioni, estendendo l'esenzione dalla nuova normativa anche agli accordi chiusi entro il 31 dicembre 2011.
L'uso della nuova Aspi, l'assicurazione sociale per l'impiego, in tutti i casi che siano compatibili con il nuovo istituto, pur nei limiti di un tetto massimo previsto di 1.119 euro lordi mensili, mentre il vecchio regime degli ammortizzatori sociali copriva fino all'80 per cento dell'ultima busta paga.
Nuove opportunità di ricollocazione, attraverso adeguate iniziative formative, per quei lavoratori che abbiano più lunghi periodi dall'accesso alla pensione, mantenendo misure di protezione al reddito nei tempi di disoccupazione.
«Diversificare i trattamenti al differenziarsi delle situazioni - spiegano le Acli - potrebbe portare a diluire nel tempo (fino al 2019) il significativo carico economico che si preannuncia per le casse dello Stato.
«Un'equa soluzione è dunque possibile» affermano. «Resta l'interrogativo se questo inconveniente poteva essere evitato aprendo un tavolo di confronto con le parti sociali al momento di assumere il provvedimento di riforma delle pensioni. In fondo, la concertazione serve anche a questo, ad evitare qualche insidioso errore».