«Esorto la comunità internazionale ad affrontare seriamente l'estrema povertà di queste popolazioni le cui condizioni di vita si stanno deteriorando». Con queste parole Papa Benedetto XVI ha da tempo portato l'attenzione sulla grave situazione in cui versa una vasta area del Sahel colpita da una grave crisi alimentare.
  
E il cardinal Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, ha di recente esortato all'azione immediata, perché "la situazione è grave, ma se si agisce subito non è troppo tardi per evitare una crisi umanitaria ben peggiore".
 
Una situazione dunque sempre più grave che richiede risposte immediate, ma al contempo si intreccia e spinge alla riflessione su questioni planetarie: dagli effetti della crisi e delle speculazioni finanziarie ai mutamenti climatici. Il tutto è aggravato dalla crisi politica in Mali dove il recente colpo di stato e il conflitto con i gruppi tuareg indipendentisti del Nord ha già provocato oltre 200.000 sfollati e profughi.
   
Caritas Italiana ha subito messo a disposizione 100.000 euro a sostegno delle attività della rete Caritas nel Sahel, destinandone in particolare 30.000 in risposta all'appello di emergenza di Caritas Mali. Partecipa attivamente al piano di emergenza, anche grazie alla presenza di un'operatrice nella zona, erinnova  sia l'appello alla solidarietà che l'invito alle istituzioni governative e internazionali ad un'azione immediata per evitare un'altra catastrofe umanitaria come quella che ha già colpito il Corno d'Africa.
 
L'allarme alimentare tocca ormai circa 10 milioni di persone, che rischiano di diventare il doppio se non verranno prese urgentemente misure efficaci. Otto i paesi coinvolti: Ciad, Burkina Faso, Mauritania, Mali, Niger, Nigeria del Nord, Camerun e Senegal. Niger e Mail sono quelli più colpiti.
 
La rete Caritas ha messo in atto una strategia d'intervento comune, attivando sin dai primi mesi di siccità un sistema di allerta delle diocesi e delle parrocchie, per poter avere informazioni precise e capillari e dare rispose adeguate. Sono stati così avviati i primi interventi di emergenza, che prevedono la distribuzione di cibo e sementi gratuite, o a prezzi agevolati, il rifornimento dei granai di riserva dei villaggi, il sostegno a piccole attività generatrici di reddito e a sistemi di assistenza alternativi, quali "denaro per lavoro" (cash for work) e "cibo per lavoro" (food for work), l'assistenza sanitaria, interventi di riabilitazione idrica e azioni di riabilitazione nel medio termine per aumentare la capacità della popolazione di fronteggiare le avverse condizioni climatiche. 

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