«Palestra educativa straordinaria». Ma si rischia di chiudere i battenti per mancanza di fondi. Gli ultimi tagli nella legge di stabilità. La riforma ferma da due anni. «Un futuro europeo per il servizio civile» 

Vanessa ad Enna aiuterà i ragazzi nel doposcuola. Domenico all'Aquila organizzerà cineforum per i giovani. Michele a Napoli avvicinerà le famiglie ai servizi sociali. Lucia, invece, è partita per Santiago, in Cile, dai nostri connazionali all'estero.Roberto è a Scutari, in Albania, con i giovani del posto.

Prende il via oggi, lunedì 2 aprile, l'esperienza del servizio civile per 350 ragazzi e ragazze impegnati con le Acli in Italia, in 20 regioni e 108 province, per 12 mesi. Altri 27 volontari sono all'estero già dallo scorso febbraio, sparsi in 13 Paesi nel mondo: da Parigi a Istanbul, da Buenos Aires a Dakar, da New York a Sidney.

In tutto 19 progetti, che vedranno i ragazzi impegnati nella lotta all'evasione scolastica e nell'assistenza agli anziani, agli immigrati, alle persone disabili; nell'educazione dei giovani e nella promozione culturale; nel sostegno agli italiani all'estero e nella cooperazione internazionale.

«Un'esperienza straordinaria destinata purtroppo a scomparire - avverte Vittoria Boni, responsabile del servizio civile per le Acli - se la politica non deciderà finalmente di tornare ad investire in quella che rappresenta forse l'unica strategia di politica giovanile offerta dallo Stato ai giovani di questo Paese; una palestra educativa per crescere come persone e come cittadini, in un'ottica di condivisione e di solidarietà; un'esperienza che viene guardata con attenzione anche dagli altri Paesi europei».

Il servizio civile nazionale rischia di chiudere i battenti per mancanza di fondi. La legge di stabilità ha ridotto le risorse disponibili dai 113 milioni all'anno, previsti per il prossimo triennio, a 68,8 milioni per il 2012, 76,3 milioni per il 2013, 83,8 milioni per il 2014. La partenza dei volontari per il 2013 è a rischio (e già quest'anno è stata scaglionata per la carenza di risorse). L'Ufficio nazionale per il servizio civile non ha ancora pubblicato una data per la presentazione dei nuovi progetti da parte degli oltre 3.500 enti accreditati.

I finanziamenti per dare la possibilità ai giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita "alla difesa non armata e non violenta della Patria" - come recita le legge 64 del 2011 - sono diminuiti progressivamente negli ultimi anni: dai 296 milioni di euro del 2007 ai 68,8 milioni di quest'anno.  Nel 2007 partivano più di 57mila ragazzi e ragazze. Quest'anno appena 10mila.

«In questi ultimi dieci anni dall'istituzione del servizio civile - racconta Vittoria Boni - sono partiti con le Acli quasi 5000 giovani, a fronte del doppio delle domande pervenute. Quest'anno sono arrivate 1347 domande su 377. Abbiamo dovuto dire no a due ragazzi su tre. Il rischio che questa domanda di partecipazione si disperda e che quest'esperienza straordinaria di formazione si esaurisca o diventi elitaria è purtroppo nei fatti. Occorre assolutamente reintegrare i fondi rimossi e sbloccare finalmente la legge di riforma che è ferma in Parlamento da oltre 2 anni».

«Anche il servizio civile infatti - spiega la responsabile delle Acli - è finito per inciampare nel cammino di riforma federalista dello Stato. Ma la contrapposizione tra enti locali e istituzioni nazionali va superata, come quella tra pubblico e privato. Vanno sicuramente ridefinite le responsabilità tra i diversi soggetti coinvolti, evitando però la frammentazione. La chiave è nella prospettiva europea da dare al futuro del servizio civile, che può diventare per l'Europa quello che è stato il servizio militare per la cittadinanza italiana. Un modo per costruire una cittadinanza europea fondata sui valori della pace e della responsabilità».

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