Ho sempre pensato che troppo spesso i dirigenti delle associazioni di volontariato soffrissero di un piccolo grande complesso di inferiorità nei confronti della politica ed anche dell'impresa.
Nel caso della rappresentanza di genere i numeri ci dicono che non si è messi così male nel mondo delle associazioni e che, se si volesse migliorarsi in tale percorso, i presupposti per riuscirci ci sarebbero tutti.
Nel 2011 la presenza femminile al vertice delle aziende italiane è pari al 3,7%, in Europa è al 13,7%; il 79% dei dirigenti della pubblica amministrazione è maschio. Nel volontariato, invece, una donna su tre è presidente di un'associazione, esattamente il 33,7%. Nei Centri di Servizio per il volontariato le donne presidenti sono il 17%.
Ovviamente i dati necessitano di essere contestualizzati. E' utile sapere che, secondo Istat, il 46% dei volontari è donna e che esse si vanno a polarizzare prevalentemente nelle associazioni femminili, in quelle di cura ed in quelle di educazione.
E' importante però ricordare che, come accade in ogni ambito, anche nel volontariato man mano che si sale nella gerarchia degli organismi decisionali il numero delle donne dirigenti diminuisce.
Eppure indagare le dinamiche di genere nelle associazioni è nevralgico, come sostiene Carlo Colloca nel progetto di ricerca avviato con Cesvot "I percorsi della partecipazione nel volontariato toscano". Questa interessante indagine, che sarà pubblicata nel 2013, si propone una disamina della partecipazione femminile attraverso un doppio binario: quello collettivo, delle associazioni che registrano una prevalenza di volontarie donne, per ricostruirne le caratteristiche identitarie ed organizzative; quello individuale, più personale e soggettivo, per capire le modalità con le quali le donne vivono e concepiscono la loro azione volontaria.
Sappiamo già che le associazioni che vantano più volontarie donne sono quelle che meglio coniugano capacità di innovazione, di riorganizzazione dei servizi e delle attività (vedi articolo di Andrea Salvini); sappiamo anche che la partecipazione delle donne è più consistente di quella maschile nelle fasce di età giovanile (14-24 anni).
Dati e riflessioni che tanto dovrebbero interessare anche quel volontariato tipicamente maschile, delle grandi organizzazioni regionali e nazionali, spesso alla ricerca di nuove strade e nuove modalità per affrontare un presente denso di difficoltà e per cercare ancora spazi efficaci nel futuro.
Nella foto in alto tre rappresentanti del Wwf di Prato: la presidente Anna Maria Cocchi (da destra), la vicepresidente Sabrina Lombardi e Paola Tassi, delegata dell'associazione nel Direttivo della Delegazione Cesvot di Prato.