La piattaforma definita dal Governo per la riforma del mercato del lavoro rappresenta «un utile passo in avanti nella direzione di rendere universale e più equo il sistema di tutele e dei diritti» e «dare maggiore dinamismo al funzionamento del mercato del lavoro». Restano tuttavia «zone d'ombra e indubbie lacune da colmare», per cui si rende necessario che il Governo «scelga un percorso parlamentare aperto ad integrazioni e miglioramenti, senza stravolgere i contenuti sostanziali e in tempi rapidi».
E' il giudizio espresso dalla Direzione nazionale delle Acli, che ha approvato un documento di prima valutazione sulla riforma del mercato del lavoro annunciata dal Governo dopo il lungo confronto con le parti sociali.
In attesa di conoscere il testo predisposto dall'Esecutivo, le Acli ne apprezzano i principali impegni dichiarati, in particolare l'assunzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato come forma di impiego prevalente; quindi la riduzione degli abusi e del ricorso al lavorio precario e alle false partite IVA; l'aumento del costo del lavoro flessibile con l'incremento delle aliquote contributive; il contrasto delle dimissioni in bianco; l'estensione della protezione per i lavoratori che perdono il lavoro attraverso l'assicurazione sociale per l'impiego (Aspi).
Restano ancora in ombra «questioni rilevanti», secondo le Acli: «come accompagnare con adeguate politiche fiscali e industriali la riforma del mercato del lavoro»; «come generare nuova e migliore occupazione, con particolare attenzione verso giovani e donne»; come «costruire modalità di certificazione della formazione in apprendistato»; come riformare l'attuale assetto dei servizi per l'impiego «perché siano effettivamente in grado di accompagnare, professionalizzare e inserire in nuovi lavori chi perde il proprio posto».
Ma soprattutto, le Acli chiedono al Governo di «assumere provvedimenti per evitare il ricorso al contenzioso che si potrà generare in conseguenza del labile confine che divide le tre forme di licenziamento (economico, disciplinare e discriminatorio)». E di introdurre, nel caso di licenziamento per ragioni economiche, «meccanismi progressivi di salvaguardia del lavoratore in funzione dell'anzianità di lavoro aziendale», nonché «chiarire quali siano i presupposti economici o finanziari che legittimino questa procedura», per evitare abusi.
Per questi motivi, la direzione nazionale delle Acli auspica che «il governo dia la possibilità al Parlamento di migliorare l'attuale proposta attraverso un iter legislativo aperto al confronto e a nuovi contributi». «Le forze politiche si svestano di ogni pregiudizio ideologico per trovare un buon compromesso riformatore per favorire la crescita e lo sviluppo».