«Viene condannato il governo italiano, ma vince lo spirito della nostra Costituzione, nonché la tradizione del popolo italiano, quella di un paese accogliente che non respinge i disperati in mare consegnandoli ad un tragico destino».  

E' il commento delle Acli alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha condannato questa mattina l'Italia per i respingimenti operati nel 2009 dall'Italia verso la Libia.  

Per Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, si tratta di «una censura gravissima per il governo che commise quell'errore e per quelle forze politiche che non solo difesero ma si fecero vanto di quei respingimenti, condannati immediatamente da tutte le organizzazioni umanitarie».  

«Viene finalmente ristabilita, a livello internazionale, la centralità dei diritti umani fondamentali, in particolare il diritto-dovere di protezione per gli individui sottoposti ad espulsioni collettive verso paesi in cui la loro sopravvivenza è a rischio». I 200 somali e eritrei rimandati in Libia, tra cui diverse donne incinte e bambini, furono abbandonati ad un destino tremendo. «La tragica conferma che la demagogia al potere non è mai innocua ma produce errori ed orrori, come in questo caso».  

«Questa sentenza - continua Olivero - ha un grande valore morale e politico, perché richiama alle proprie responsabilità non solo l'Italia ma credo l'Europa intera, gli Stati e gli stessi cittadini. E' il dovere fondamentale dell'accoglienza e dell'assistenza, che prescinde dalle barriere imposte dai confini nazionali, nel rispetto di ogni vita umana. Qui sono le radici cristiane del Continente e del nostro Paese».

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