Dopo l'avvicendamento alla direzione, riuniti a Roma Presidenza e Consiglio nazionale di Caritas Italiana. Molti i temi affrontati: la situazione sociale del Paese, il futuro dei migranti giunti dal Nord Africa, l'attenzione al mondo giovanile.
Ma anche, allargando lo sguardo, l'Europa, il sostegno a Caritas Grecia,
le grandi emergenze internazionali
«Accogliamolo come in famiglia per proseguire insieme un cammino di servizio alle Caritas diocesane, in prossimità evangelica prima di tutto accanto agli ultimi, ai più emarginati».
Con queste parole il presidente di Caritas Italiana, S.E. Mons. Giuseppe Merisi, anche a nome della Presidenza e del Consiglio nazionale, ha dato il benvenuto al nuovo direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, che ha iniziato ufficialmente il suo mandato. Con l'occasione ha ringraziato il direttore uscente, don Vittorio Nozza, che «in questi 12 anni di servizio alla Chiesa italiana attraverso la Caritas ha garantito unità, affidabilità e dedizione in un cammino spesso difficile».
I delegati regionali, il 20 e 21 febbraio, durante i lavori del Consiglio nazionale, hanno avuto modo di confrontarsi sulle prospettive di impegno pastorale e hanno espresso l'esigenza di coniugare i ricchi spunti emersi dal percorso organizzato per il 40° e dall'udienza con il Santo Padre del 24 novembre con la lettura della realtà e con le progettualità in atto per far fronte ai bisogni dei territori.
È emersa con forza anche la necessità di prendere in esame la situazione sociale in Italia, sia per sostenere gli operatori esposti in prima linea sul fronte delle crescenti povertà in un periodo di crisi ormai generalizzata, sia per avviare una riflessione più globale su quale modello di stato sociale sia necessario e quale tutela per le persone, in particolare per gli ultimi.
Tutto questo a partire dal nostro Paese, ma con attenzione anche all'orizzonte europeo. In proposito il Consiglio ha preso in esame anche un appello di Caritas Europa manifestando sostegno a Caritas Grecia che sta lavorando duramente per cercare di offrire aiuto alle persone maggiormente colpite dal crollo finanziario del Paese, con un'attenzione anche all'aspetto ecumenico e dialogico. Si è auspicato che il presente e il futuro della popolazione greca - come quello di ogni popolazione e in particolare delle fasce più povere e meno tutelate - resti sempre una priorità nelle decisioni politiche ed economiche.
Allargando lo sguardo a livello planetario i delegati Caritas hanno approfondito problematiche e tematiche riguardanti l'emergenza sbarchi dal Nord Africa, a partire dalla questione dello status e delle prospettive future dei migranti giunti in Italia. Tre le indicazioni emerse: aiutare nella sicurezza il rientro, ma anche consolidare nella sicurezza l'accoglienza di chi resta qui in attesa di un futuro rientro, del raggiungimento di altri Paesi o di altre decisioni definitive.
Si è fatto poi il punto su due grandi emergenze che hanno visto e vedono tuttora Caritas Italiana in prima linea con il fondamentale apporto delle Caritas diocesane: la carestia nel Corno d'Africa - con un cenno anche all'emergenza nel Sahel, che colpisce in particolare Niger, Burkina Faso e Mali - e l'impegno ad Haiti dopo il devastante terremoto del 2010. Ad oggi sono stati messi a disposizione più di 2 milioni di euro per sostenere gli interventi in atto in Somalia, Gibuti, Kenya, Etiopia, Eritrea, Sudan. Quanto ad Haiti, Caritas Italiana è presente accanto alla Caritas locale con quattro operatori e ha già realizzato 104 progetti per circa 15 milioni di euro.
Il Consiglio nazionale ha inoltre ricordato le drammatiche condizioni delle strutture carcerarie in cui, come da cronaca recente, si allunga purtroppo l'elenco delle morti. Un pianeta, quello del carcere, che vede già la presenza attiva delle Caritas, ma che ne sollecita un rinnovato impegno sia nell'analisi complessiva del sistema, sia nella ricerca di una sempre più propositiva progettualità.
Infine si è affrontata la questione delle prospettive del servizio civile, accennando nel contempo alla necessità di incentivare forme "altre" di servizio, di prossimità e di educazione alla cittadinanza e alla pace, in un contesto formativo interno alle nostre comunità, alla luce anche di quanto auspicato dagli Orientamenti pastorali (EVB n.39).
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