«Il tentativo dei serbi del Kosovo di veder riconosciuta la propria identità è comprensibile, ma rischia di portare ad una parcellizzazione dei territori non solo pericolosa, ma anche svantaggiosa per tutti, per la stessa comunità serba».  

Le Acli commentano attraverso la propria ong Ipsia, da anni attiva nei Balcani, il referendum dei serbi del Kosovo in svolgimento oggi e domani, contro il governo di Pristina, contro l'Unione Europea e contro lo stesso governo di Belgrado, che lo aveva sconsigliato. 35mila schede e 82 seggi per rispondere in 4 municipi ad una sola domanda: "Accettate o meno le Istituzioni della cosiddetta Repubblica del Kosovo installata a Pristina?".  

«La popolazione serba del Kosovo - spiega Paola Villa, presidente della ong Ipsia - cerca di veder riconosciute attraverso il referendum la propria identità e la propria autonomia. E' del resto la strada percorsa dagli stessi albanesi del Kosovo, che 20 anni fa "autodichiararono" con un referendum la propria indipendenza dalla Serbia».  

«Ma se il tentativo è comprensibile, l'esito può essere non solo pericoloso, ma anche inutile, svantaggioso per tutti. Non si può infatti parcellizzare i territori all'infinito, altrimenti si finisce per dividere in due strade e palazzi, un'esperienza che ha già segnato tragicamente questi luoghi e queste popolazioni».

Aggiunge Paola Villa: «In un mondo economicamente e politicamente globalizzato, sono le reti e le connessioni che danno riconoscimento e sviluppo, non le separazioni e le chiusure. L'esempio della Bosnia Erzegovina lo dimostra. La sua divisione in "cantoni" è forse servita a fermare la guerra, ma non ha permesso la ripresa di una normalità, né lo sviluppo sociale ed economico».  

«L'unica via d'uscita rimane l'investimento sull'Europa» conclude. «Ma proprio la crisi dell'Unione - in termini di visione e credibilità - pesa oggi sulle prospettive dei Balcani, sempre in bilico tra il futuro europeo e il riaccendersi della violenza dei nazionalismi».  

L'organizzazione non governativa delle Acli è presente in Kosovo dal 1999, con attività di ricostruzione e progetti di cooperazione e sviluppo, iniziative di volontariato internazionale e servizio civile all'estero. I prossimi giovani partiranno domenica prossima e raggiungeranno cooperanti e volontari sul posto.

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