ROMA - "Entro il 2020 i donatori e le unità di sangue raccolto diminuiranno del 3%". È questo l'allarme lanciato nei giorni scorsi da Fidas e Censis durante una conferenza stampa di presentazione di un'indagine su "La donazione del sangue alla luce dell'evoluzione demografica del Paese" presso il Fatebenefratelli a Roma. Secondo lo studio, mantenendo costante il numero di donatori per mille residenti e indice di donazione, "la riduzione dei giovani donatori è stabile nel 4,5% e nel 2,9% la riduzione complessiva di donatori e unità di sangue raccolte". La ricerca è stata condotta intervistando 3.367 donatori che si sono recati nei centri collegati alle 69 associazioni federate alla Fidas tra settembre 2010 e gennaio 2011.
Una diminuzione, spiega il Censis, destinata a pesare soprattutto sul Mezzogiorno, con il 5,3% in meno, e tra i più giovani donatori: -4,5% tra i 18-28enni con un picco del -17% nel Sud e sulle isole. "La fascia d'età dalla quale proviene la grande maggioranza dei donatori è rappresenta dalle persone in età compresa tra i 30 ed i 55 anni - ha affermato Carla Collicelli, vice direttore generale del Censis -, e le proiezioni dei dati demografici evidenziano come si tratti di una componente del corpo sociale destinata ridursi in modo significativo nei prossimi decenni". Secondo le elaborazioni Censis su dati Istat, infatti, i 30-55enni che nel 2009 erano il 46,8% della popolazione, nel 2020 saranno il 43,8% e nel 2030 saranno il 37,7% del corpo sociale.
Tra i fattori che possono influenzare la donazione anche la crisi economia. "L'indagine dimostra che il crescere dell'incertezza nella società - ha affermato Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale Fidas - può minare i fondamenti stessi della cultura della donazione di sangue. L'attitudine alla donazione è infatti più tenue in quelle fasce di popolazione che si percepiscono più deboli sotto il profilo soprattutto sociale ed economico. Chi rimane fuori dal mondo del lavoro non riesce a sentirsi nella posizione di poter donare". Secondo la ricerca, infatti, i donatori occupati rappresentano il 74,7%, mentre gli inattivi solo il 21%.