In un documento diffuso oggi, intitolato "Sudan: nessuna fine in vista per il conflitto in Darfur", Amnesty International ha accusato Russia, Cina e Bielorussia di continuare a vendere armi e munizioni al Sudan, nonostante le schiaccianti prove del loro uso contro la popolazione civile del Darfur. Le forniture comprendono notevoli quantità di munizioni, elicotteri, aerei, missili terra-aria e veicoli blindati.
 
Nel 2011, circa 70.000 persone sono fuggite dal Darfur orientale a seguito di attacchi delle forze armate e delle milizie sudanesi contro l'etnia zaghawa.
 
"Cina e Russia stanno vendendo armi al governo del Sudan pur sapendo perfettamente che molte di esse finiranno probabilmente per essere usate per commettere violazioni dei diritti umani in Darfur" - ha dichiarato Brian Wood, esperto di Amnesty International su questioni militari e di polizia. 
 
"Il conflitto in Darfur è sostenuto da un costante afflusso di armi da fuori. Per cercare di impedire ulteriori gravi violazioni dei diritti umani, tutti i trasferimenti internazionali di armi al Sudan dovrebbero essere immediatamente sospesi e l'embargo Onu sulle armi dovrebbe essere esteso a tutto il territorio del paese" - ha proseguito Wood.
 
La prossima settimana, il Consiglio di sicurezza dibatterà sulle sanzioni attualmente vigenti nei confronti del Sudan. Alle Nazioni Unite riprenderanno anche i negoziati su un futuro Trattato sul commercio di armi, che potrebbe impegnare i governi a porre fine ai trasferimenti laddove vi fosse il sostanziale rischio di utilizzo delle armi per commettere o favorire gravi violazioni dei diritti umani o crimini di guerra.
 
"Fino a quando i governi non si metteranno d'accordo su un forte Trattato sul commercio di armi, contenente norme specifiche sul rispetto dei diritti umani, gli embarghi delle Nazioni Unite continueranno a essere aggirati e milioni di persone continueranno a subire le conseguenze dei trasferimenti irresponsabili di armi, come nel caso del Darfur" - ha sottolineato Wood.
 
Le forniture di armi al Sudan vengono usate in Darfur sia dalle Forze armate sudanesi (Fas) che dalle milizie sostenute dal governo, tra cui le Forze di difesa popolare (Fdp). Queste ultime sono equipaggiate e trasportate dalle Fas e formalmente poste sotto il loro comando.

 

Le munizioni per armi leggere prodotte in Cina sono usate in Darfur dalle Fas, da altre forze di sicurezza nazionali e dalle milizie governative.
 
Il 1° dicembre 2011, nel corso di un attacco seguito da saccheggi contro il campo profughi di Zam Zam in cui una persona è stata uccisa e altre sei gravemente ferite, sono state utilizzate munizioni su cui erano scritti in cinese i codici "41" e "71" e gli anni 06 e 08, dunque trasferite in Sudan dopo l'imposizione dell'embargo Onu sulle armi. Munizioni cinesi prodotte nel 2010 sono anche state rinvenute nel Sud Kordofan, sempre nel 2011.
 
Nel corso degli attacchi nel Darfur orientale contro obiettivi militari e civili, le Fas hanno utilizzato aerei d'attacco Sukhoi-25, elicotteri Mi-24 e aerei da trasporto Antonov, questi ultimi usati come rudimentali ma efficaci bombardieri.

Secondo le ricerche di Amnesty International, tra il 2007 e il 2009 il Sudan ha ricevuto 36 nuovi elicotteri Mi-24. Una fotografia scattata all'aeroporto russo di San Pietroburgo nel maggio 2011 mostra un nuovo elicottero Mi-24P con le insegne delle Fas, apparentemente pronto per essere inviato in Sudan.
 
Amnesty International ha anche ottenuto prove dell'uso di missili terra-aria nel corso di attacchi avvenuti nel 2011, sia in Darfur che altrove in Sudan. Questi missili sono stati prodotti in una serie di ex repubbliche sovietiche e sono compatibili con le dotazioni adatte agli elicotteri Mi-24 e agli aerei da attacco Su-25.
 
Il Sudan ha continuato a importare un significativo numero di veicoli blindati dalla Bielorussia e dalla Russia. Amnesty International ha documentato l'uso di veicoli BTR-80A e di lanciarazzi montati su veicoli modello Land-Cruiser nelle operazioni militari delle Fas e in quelle congiunte Fas-Fdp condotte nel Darfur orientale nella prima metà del 2011.

 

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