Rispetto ai contratti non standard l'apprendistato offre più chance di passare al posto fisso. Nel 2010 sono passati a contratto a tempo indeterminato il 12% in più dei ragazzi. È quanto emerge dal XII Rapporto sull'apprendistato, pubblicato dal Ministero del Lavoro e realizzato con ISFOL e INPS. Nel 2010, nonostante la crisi, gli apprendisti passati a contratti a tempo indeterminato sono aumentati di 177 mila unità. Nel 2010 sono 542mila i giovani in apprendistato, pari al 15% degli occupati tra i 15 e i 29 anni d'età. Sono prevalentemente maschi e residenti nel Centro-Nord.
Al Centro, invece, si evince un dato in controtendenza: le percentuali sono leggermente più alte per le femmine rispetto ai maschi. Nel biennio 2009-2010 si è registrato un calo complessivo del 17% dei giovani in apprendistato, con punte più alte per il segmento dei minorenni, soprattutto se occupati nelle aziende artigiane. Sul fronte dei nuovi avviati nel 2009 si è avuta una contrazione del 27%, ma l'anno successivo si è tornati ad un trend positivo del +2% con 289 mila nuovi contratti di apprendistato in più.
Ma se la quota di apprendisti sugli occupati 15-29enni è scesa nei due anni di un punto percentuale (dal 16% al 15%) bisogna segnalare che nello stesso periodo e per la medesima fascia d'età il tasso di occupazione si è ridotto di quasi cinque punti percentuali. A pagare di più gli effetti della crisi sono stati soprattutto gli apprendisti più giovani: quelli sotto i 18 anni sono diminuiti del 57%. Nel Nord Ovest il calo ha raggiunto il 66%. La classe di età 18-24 anni - la più consistente tra gli apprendisti - ha subito una riduzione del 23%, con differenze minime sia per territorio sia per genere. La classe 25-29 anni è stata meno toccata dalla crisi, con un -5,7% nel triennio; mentre quella over 29 registra addirittura un aumento percentuale. In definitiva, nel 2009-2010 hanno retto i rapporti di lavoro in apprendistato già attivi da diverso tempo, a fronte di una diminuzione concentrata sulle nuove generazioni.